Ethelda Bleibtrey e la vittoria dell’American Crawl
La Wonder Woman di Anversa 1920, ribelle e determinata, simbolo di un’epoca nuova.
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La prima donna che dimostrò in campo femminile, la superiorità dell’american crawl fu la più tosta delle ragazze del crawl, Ethelda Bleibtrey, la Wonder Woman di Anversa 1920. Che fosse risoluta lo dicono le scintille che si vedevano nei suoi occhi quando raccontava come aveva nuotato all’Olimpiade, praticamente nel fango, o quando aveva deciso col collega Norman Ross una protesta contro le condizioni degli olimpionici ad Anversa, o quando s’era fatta arrestare per “nude swimming” (che poi voleva dire nuotare senza le calze), facendo scoppiare un finimondo tra i benpensanti di Manhattan.
Affettuosa e sentimentale
Ethelda, però, non era solo indomabile, era anche affettuosa e sentimentale. Un esempio fu la sua decisione per l’agonismo presa non per spirito di competizione, ma per far compagnia alla sua amica Charlotte Boyle. Un altro fu la diligenza con cui si ricordava di ringraziare chi s’era preso cura di lei. In un’intervista famosa disse: “Devo molto al nuoto e a Charlotte Boyle, che mi ha fatto appassionare e a Louis de Breda Handley, che mi ha allenato fino a farmi arrivare in alto".
Ethelda e il crawl
Come membro della Women's Swimming Association (WSA) di New York, la squadra di Louis de Brada Handley, Ethelda s’sera specializzata subito nell’american crawl, lo stile che Handley stava perfezionando da tempo. Con il crawl arrivò ai record nel 1917, in pieno dominio australiano. Da anni, infatti, da quando Fanny Durack e Mina Wylie avevano stravinto alle Olimpiadi di Stoccolma, l’Australian crawl in campo femminile non aveva rivali. La differenza con lo stile americano di fatto consisteva nel nuotare in ampiezza con tante gambe, come volevano appunto gli americani, o in frequenze con le gambe a scandire i tempi della bracciata, come facevano le australiane.
Sfida aperta
Fino ad Ethelda Bleibtrey, le australiane non avevano avversarie. Per questo gli americani avevano cercato di vederle per capire cosa facevano e avevano organizzato una tournee per loro nel 1917. Ma l’organizzazione era stata disastrosa e tutto era finito con un nulla di fatto. Nel 1919 la cosa era ripartita, ma il record mondiale di Ethelda Bleibtrey del 26 luglio sulle 220 iarde aveva cambiato la prospettiva dell’evento. La tournee non sarebbe stata soltanto una visita di cortesia per ammirare le campionesse, ma un confronto alla pari e forse una vera riscossa. Le ragazze da Sidney, però, non lo sapevano e arrivarono con un’altra prospettiva. A Chicago avevano annunciato subito che i loro accordi prevedevano esibizioni molto rilassate. Ma naturalmente lo spirito di competizione prese campo e così nacquero subito tensioni e incomprensioni. Gli organizzatori, infatti, avevano da un pezzo cominciato a strombazzare in lungo e in largo prospettive di gare da record.
Confronti
La Chicago Athletic Association (CAA) preparò con quest’idea i primi confronti. Alla prima tornata però Mina Wylie vinse, anche se di misura, lo scontro con Helen Thompson, l’avversaria d’occasione e Fanny Durack, diede un bel distacco a Thelma Darby, la sua oppositrice in una sfida sui 400 metri. Nonostante queste vittorie, le australiane cominciarono a non fidarsi, dichiarando di non voler fare scontri alla pari. Preferivano offrire handicap generosi alle avversarie. In questo modo avrebbero potuto tenersi al riparo da un’eventuale debacle.
Incontro inevitabile
Ma il giorno in cui la veterana campionessa olimpica Fanny Durack avrebbe incontrato la super ragazzina Ethelda Bleibtrey divenne inevitabile. Fanny e Mina non erano in grande forma e furono scioccate dal sapere che la gara si sarebbe svolta a Manhattan Beach, nell'Oceano, in acque fredde e agitate. Una folla senza precedenti, composta da "10.000 appassionati di nuoto “si radunò lungo il percorso. I pontili che costeggiavano la laguna atlantica rischiavano di sprofondare. Fanny accettò con riluttanza una gara alla pari con Ethelda, ma le 440 yard di quel giorno erano prove di campionato Metropolitano dell’Amateur Athletic Union, e quindi non ebbe modo di fare marcia indietro.
La gara
Lo starter Jack Lyons quel giorno diede il via a quattro nuotatrici: Eleanor Uhl del Meadowbrook Swimming Club di Filadelfia; Charlotte Boyle ed Ethelda Bleibtrey, della squadra di New York e Fanny Durack, la campionessa di Sidney. Ethelda Bleibtrey prese subito il comando e non lo lasciò più. Al primo quarto nuotò in 85 secondi, con l’australiana che le restava addosso. La Boyle le seguiva con grinta, "aggrappandosi" alla spalla della Durack. A metà gara Ethelda segnava 3’07. Boyle e Durack erano vicine, Eleanor Uhl nettamente dietro. Ai tre quarti Ethelda segnò 4’52 e fece una virata perfetta. La Durack, invece, "perse terreno mancando lo stacco". Riuscì comunque a prendere qualche metro su Charlotte Boyle. Ma Fanny Durack non era certo remissiva. Così nell’ultimo giro si mise a nuotare furiosamente e "fu presto al fianco della signorina Bleibtrey". Ethelda però accelerò ancora e riprese il suo distacco. Charlotte Boyle intanto si portava addosso a Fanny Durack e addirittura si mise leggermente davanti. Alla fine Ethelda Bleibtrey vinse la gara in 6’30 ½, che era il nuovo record americano. Il precedente 6’39 3/5, apparteneva a Claire Galligan Finney. Lo aveva fatto due anni prima, facendo la scelta di usare in una gara lunga lo stile a sei battute. Il tempo di Ethelda era solo poco più alto del record mondiale di Fanny Durack, che però era stato nuotato in Australia, in "acque calme". Così tutti seppero immediatamente che la gerarchia era cambiata.
Responsi
"Gli spettatori si davano pacche sulla schiena e saltavano in aria di gioia". Ethelda aveva sconfitto una leggenda e la folla lo sapeva. Gli esperti concordarono con Louis Handley... "che entrambe erano grandi campionesse, ma esistevano prove inconfutabili che il Crawl americano richiedeva meno sforzo rispetto agli stili più antichi". Una ragazzina di 13 anni, futura campionessa olimpica di tuffi, Aileen Riggin, anche lei appartenente alla WSA, assistette alla gara dal centro della folla, facendo il tifo per "Thel" dall'inizio alla fine. Decenni dopo, ricordò l'evento, rammentando che lo stile di Fanny Durack era ormai obsoleto: "Il nuovo stile libero americano, perfezionato dal nostro allenatore volontario, il signor L. De B. Handley, vinse quella gara. Ethelda partecipò alle Olimpiadi del 1920 ad Anversa, dove vinse tre medaglie d'oro e ne avrebbe vinte altre... se ci fossero state altre gare". Fanny Durack, invero, non ebbe occasione di rifarsi, perché una malattia le impedì di presentarsi a quei Giochi. Ma forse le cose erano davvero cambiate. Un numero del giornale “Referee” del novembre 1919, che fece un'esposizione dello stile libero americano, includendo una serie di fotografie che ne ritraevano l'azione, poteva titolare così: "Le vittorie delle ragazze americane su Fanny Durack attribuite alla superiorità dello stile".
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