Cosa abbiamo imparato da questa Olimpiade?
È una domanda che dovremmo porci alla fine di ogni edizione dei Giochi, perché non è solo un grande spettacolo universale, ma una formidabile esperienza pedagogica, fatta di immagini, parole, emozioni.
Cosa ci ha insegnato questa strana Olimpiade, che si chiama Tokyo 2020 ed è stata disputata, tra mille interrogativi, nel 2021 a causa della pandemia?
L’Olimpiade non è solo gare, numeri, medaglie e risultati, è anche una miniera di umanità e di storie. L’Olimpiade ci ha insegnato che le donne sono importanti, anche se al barone Pierre de Coubertin -che aveva progettato il Giochi esclusivamente per gentiluomini benestanti escludendo donne e lavoratori, forse non sarebbe piaciuta la storia della microscopica tuffatrice cinese
Hongchan Quan
(nella foto)
, che a 14 anni, dalla piattaforma, ha ottenuto il punteggio olimpico più alto della storia e con i soldi guadagnati potrà curare, nella Cina “comunista”, la madre malata.
Che le donne valgano lo dimostra la velocista
Alyson Felix
, 35 anni, mamma di una bambina alla quale una potente multinazionale dello sport voleva tagliare del 70% il suo premio durante la gravidanza, ma lei ha risposto con una denuncia e 11 medaglie dopo 5 Giochi olimpici, ed ha sempre insegnato a sua figlia -e a tutti noi- che nella vita dobbiamo avere “carattere ed integrità”.
Questa strana ed incredibile Olimpiade, ha insegnato ai più giovani che “si può fare”, con impegno e fatica, come hanno fatto i nostri azzurri vincendo 40 medaglie, 10 d’oro, 10 d’argento e 20 di bronzo, meglio di Roma 1960, che annunciava il nostro “miracolo economico”.
In parte è stato merito dell’atletica, che, dopo un lungo esilio, è ritornata “regina” dei Giochi. Si dovrebbero fare decine di citazioni, ma tutti abbiamo ancora negli occhi la 4x100 maschile, dove, un sardo di Oristano, un italo-afro-americano, un italo-nigeriamo, e un sardo-lombardo, hanno vinto un oro mai visto nella nostra storia, soffiato, per un centesimo alla Gran Bretagna. E qui, dopo aver esultato, dovremmo pensare, senza fare troppo gli spiritosi, a come deve essersi sentito l’ultimo staffettista UK, che pensava di aver vinto e invece ha visto
Filippo Tortu
tuffarsi in avanti un istante prima di lui. Perché -lo sport olimpico lo sa molto bene- dietro ad ogni vittoria ci sono tante sconfitte, cadute, cedimenti, e non sempre ci si rialza.
Questa Olimpiade ci ha insegnato anche la fragilità. Fragile e sincera è stata la ginnasta
Simone Biles
, oro a Rio 2016, carica di gloria e di responsabilità, che ha avuto il coraggio di dire no, non ce la faccio. Poi, quasi alla fine, ha vinto un bronzo alla trave per insegnare a tutti coloro che pretendono medaglie a tutti i costi, che “non siamo solo spettacolo”.
Proprio così. Questi atleti, quelli che vincono e quelli che perdono, sono sangue, sudore, nervi, fatica, dolore, paura.
Forse soprattutto paura: paura del dolore, di non farcela, di tradire le aspettative. Però, quando vinci la paura, perché ti sei preparato fino allo stremo, allora, forse, riesci a vincere, ti ripaghi di tutto e raggiungi, solo per un lungo istante, la pienezza della felicità.
Ma questa strana Olimpiade ci ha insegnato soprattutto l’Italia che potremmo essere e che forse già siamo, dove “si farà l’amore ognuno come gli va”, cantava
Lucio Dalla
(1979). “Un’Italia multietnica e super integrata”, come ha detto
Giovanni Malagò,
presidente del Coni, rivendicando lo “ius soli”.
Un’Italia quasi senza sport nella scuola, che ha dato per un pelo la cittadinanza a
Eseosa Fostine Dasalu
(con l’accento sulla u), Faustino per gli amici, senza il quale non avremmo vinto l’oro.
Un’Italia di laureati, studenti, lavoratori, marciatori e fondisti, come
Gregorio Paltrinieri
e
Simona Quadarella
, maschi e femmine, da Nord a Sud. E alla fine, tra le tante cose che ci ha insegnato Tokyo 2020, ricordiamoci delle parole della madre di Faustino,
Veronica Desalu
, nigeriana, che ha raccolto pomodori, fatto l’operaia e ora la badante: “gli ho insegnato innanzi tutto il rispetto”.
Questa è l’Italia che ci piace. Questo ci ha insegnato una strana e fantastica Olimpiade.