Il ruggito di Adam Peaty: project 56

“Ho raggiunto tutti gli obiettivi che mi sono prefissato nella mia carriera: campione del mondo, campione olimpico, campione del Commonwealth, campione d’Europa e primatista mondiale“. Le parole che ogni sportivo di alto livello vorrebbe pronunciare, le parole che descrivono al meglio Adam Peaty, l’attuale dominatore della rana. Ma quando si vince tutto, come fa un atleta a tenere alta la motivazione, senza adagiarsi? Il segreto è la capacità di porsi continuamente nuovi obiettivi. Non a caso, Adam aveva una missione: project 56. Voleva diventare il primo uomo a infrangere la barriera dei 57 secondi nei 100 metri rana. Il ragazzo dello Staffordshire era consapevole del livello di difficoltà della sfida che aveva di fronte, ma dentro di se era convinto di poterla vincere. Ad una condizione: allenandosi duramente. E proprio a Gwangju, guidato da Melanie Marshall ha portato a termine la sua missione. “Mi piace allenarmi e dare il massimo, sono quasi dipendente dal dolore. Più sono sfinito, più insisto e mi sento bene. Non lo cambierei per niente al mondo. Si tratta di andare oltre i limiti, di superare chi ti sta accanto. Questo mi da un senso di pace” così sua maestà Peaty, che non conosce la parola “impossibile“.


Ma quando si arriva ad alti livelli, lo sport può diventare tutto nella vita di un atleta, può diventare troppo. Si parla di Olympic Blue nel periodo immediatamente successivo alla rassegna a cinque cerchi. “Sei li con il tuo team, tutto gira intorno alla tua performance, a quel momento, ma una volta torni a casa c’è un vuoto. E’ un momento pericoloso ed è necessario chiedere aiuto, io non volevo andare in clinica, ma ho parlato con un mio compagno di squadra che mi ha aiutato. Lo sport è importante, ma non è tutto nella vita” rivela Adam Peaty, che proprio nella fase post olimpica ha concepito la nuova sfida. Voleva staccare ulteriormente i suoi avversari, aumentare quel gap già immenso tra lui e il resto del mondo. Allenamento, allenamento e allenamento. Non ci sono segreti: “Ho lavorato duramente dopo le Olimpiadi. A Rio nuotai 57.13 e nessuno si era avvicinato nemmeno ai 58 secondi netti, volevo spostare il limite un po’ più avanti. Mi sono allenato al massimo, è da pazzi spremersi per migliorare di 0,2 secondi. Ma io l’ho fatto. Credo che nessuno lo farebbe mai”.

Forte, instancabile, un leone, come lo definisce la sua coach. Uno sportivo straordinario, determinato, ma allo stesso tempo maturo. Adam Peaty sa che il successo è il risultato di alti e bassi. Da quando è esploso il britannico, la rana mondiale non conosce altri padroni, il suo palmares brilla del metallo più prezioso, ogni gara sembra essere ormai scontata. Eppure lui non si accontenta, il suo percorso è stato una lotta infinita e la sua missione pure. Ha vissuto momenti alti, è caduto in basso, ma ha guardato in faccia la realtà ed è uscito dalla depressione. E’ vero, niente è impossibile, ma solo se ti chiami Adam Peaty e se non conosci la fatica.

 

Fonte: BBC

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