“Bullismo e body shaming”: bufera su coach Boxall

Non bastassero le pessime notizie del caso Shayna Jack, Ariarne Titmus respinge le accuse di “bullismo e body shaming” piovute negli scorsi giorni su coach Dean Boxall (nella foto insieme a Jack). Boxall, definito negli scorsi mesi dalla stampa “allenatore rockstar”, è stato accusato dai genitori di numerosi atleti del suo club St Peters Western di Brisbane di applicare “un regime militaresco nel quale gli atleti vengono bullizzati, insultati per il loro aspetto fisico, e lasciati senza alcun tipo di supporto”.

Secondo Ian Hanson, responsabile della comunicazione per Swimming Australia, l’organizzazione non ha “alcun riscontro” delle rivolte a caoch Boxall.

Il Sunday Mail di Brisbane, nella sua edizione domenicale, aveva titolato, sulla base di segnalazioni anonime, “Nuotare a tutti i costi: la cultura tossica del club di Shayna Jack”. Oltre a Jack e Titmus, per il St Peters Western nuotano i campioni del mondo Clyde Lewis e Mitch Larkin e numerosi altri nuotatori, australiani e non, di caratura internazionale.

La direzione del club ha rilasciato un comunicato con le seguenti dichiarazioni: “Il benessere degli atleti è la priorità del club. Se gli atleti o i loro genitori hanno delle preoccupazioni riguardo a qualsiasi aspetto della preparazione, è importante che le segnalino in modo da consentirci le verifiche e le azioni necessarie”. In particolare il club respinge le accuse di pesare pubblicamente tutti i nuotatori: “i controlli sul peso sono effettuati in spazi privati da parte di un fisiologo professionista, un atleta per volta, così come ogni altro tipo di esame fisiologico necessario per monitorare la preparazione degli atleti. Inoltre, tutti gli atleti possono in qualsiasi momento accedere a misure di sostegno e supporto psicologico”.

Boxall ha ricevuto anche la solidarietà dall’associazione dei coach australiani (ASCTA) e in particolare dell’head coach aussie Jacco Verhaeren, da Bill Sweetenham, e molti altri.

Leggi la notizia integrale su Swimming World Magazine

Ph. ©Daily Telegraph

Nessun articolo trovato.
Matteo Rivolta: "È una scelta coraggiosa, dolorosa ma necessaria, nel rispetto mio e di chi con me ha lavorato, sofferto, sognato."

Matteo Rivolta: “È una scelta coraggiosa...

Essere atleta è sicuramente difficile: l'allenamento, la prestazione, accettare la sconfitta e in caso di vittoria il peso di doversi ...

NEWSLETTER

Lasciaci i tuoi contatti e rimani aggiornato sulle nostre iniziative