Invecchiare oggi

Franco Del Campo (nella foto): nuotatore olimpico e allenatore, insegnante, giornalista, oggi direttore del Centro federale di Trieste e animatore del progetto Lunga vita attiva, condivide queste riflessioni non banali sull’evoluzione dell’utenza delle piscine nel medio e lungo periodo.

Stiamo invecchiando. È il nostro destino, da sempre, ma i modi e i tempi del nostro lungo invecchiamento sono cambiati. Per la prima volta nella storia si affaccia una generazione di “senior”, che si fa fatica a chiamare “vecchi”. Sono i baby boomers, tutti i nati nei primi anni del secondo dopoguerra e che –soprattutto nella vecchia Europa – hanno goduto di condizioni di vita del tutto straordinarie e senza precedenti nella storia dell’umanità. Per oltre settanta anni – in Europa – abbiamo vissuto in pace, i nostri genitori hanno lavorato e ricostruito un mondo distrutto dalla guerra e un po’ alla volta ci hanno resi più ricchi. Poi sono arrivate le medicine e siamo diventati più sani e longevi, le case sono state riscaldate l’alimentazione è migliorata e abbiamo iniziato ad usare capienti frigoriferi.

Nello stesso periodo è arrivata la televisione, con “Lascia o raddoppia”, che rapidamente è entrata nelle case di tutti, ma –soprattutto- è arrivata la scuola, per tutti, di massa, che ha permesso anche a contadini ed operai di sognare “il figlio dottore”.

Un quarto di secolo dopo la fine della guerra è esploso il Sessantotto, rivoluzionario, innovativo e spesso disordinato, che apriva la strada a una nuova classe dirigente, pronta ad infiltrarsi nelle stanze del potere. Adesso i baby boomers stanno invecchiando e sono diventati i “nuovi senior”, più sani, attivi, longevi, consapevoli, che si muovono e fanno sport (meglio di tutti il nuoto, che si svolge in assenza di peso e può regalare frammenti inattesi di felicità) attenti alla salute del corpo e dell’anima.

Paradossalmente potrebbe essere una catastrofe, ma anche una straordinaria opportunità. I baby boomers sono ingombranti, vogliono continuare ad essere protagonisti e fanno fatica a cedere il passo alle nuove generazioni, in un mondo nel quale i giovani sono spaesati, fanno pochi figli, spesso sono precari e quando sono bravi –almeno in Italia- vanno a lavorare in esilio. Il risultato è che lo squilibrio tra giovani e vecchi aumenta, ma proprio per questo bisognerebbe iniziare a pensare ed agire in modo nuovo, come per il lavoro e l’ambiente, incatenati a “visioni del mondo” di uno o due secoli fa.

I nuovi senior, però, sono anche un’opportunità perché sono protagonisti della silver economy, che si è dilatata enormemente, visto che il potere d’acquisto a livello globale degli over 60 -che nel 2050 saranno oltre due miliardi- raggiungerà i 15 mila miliardi di dollari entro il 2020. I nuovi senior, a parte la cura dei nipotini, spesso hanno tempo libero da spendere ed è importante che lo facciano in modo responsabile, senza eccessi, ascoltando e stando al fianco della giovane Greta, che ci mette in guardia sui disastri ambientali che abbiamo combinato. Ma i nuovi senior hanno anche la responsabilità e la convenienza di restare in salute il più allungo possibile, con una vita attiva, sul piano culturale, motorio e sociale, una alimentazione moderata. Una migliore qualità della vita, che con la cultura della prevenzione allontani per quanto possibile la fragilità, aiuta l’intera società a rendere sopportabile il sistema dell’assistenza e un welfare oggi in affanno.

L’Italia è tra i paesi più longevi al mondo, con tanti vecchi, pochi giovani e pochissimi bambini, e così, dovrebbe, da una parte, aiutare le famiglie a fare figli, e dall’altra insegnare ai nuovi senior come godersi la vita, con più cultura, socialità, movimento e una alimentazione moderata e responsabile. Dentro questo panorama, c’è una città, Trieste, che ha tutte le carte in regola per diventare un “laboratorio europeo della lunga vita attiva”, investendo nella scienza, su cultura, sport e movimento, per dare ai nuovi senior e ai giovani un po’ di speranza per il futuro, perché, come sostiene Umberto Galimberti, “per affrontare bene la vecchiaia è necessaria anche una terapia delle idee”. Allora pensiamoci bene.

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