Libby Lenton: “Chi potevo essere se non una nuotatrice?”

Lo sport ti da tanto, ma da un momento all’altro può metterti fuori dai giochi. Lo sa bene Libby Lenton (Trickett dopo il matrimonio). La fuoriclasse australiana, che ha alle spalle una carriera invidiabile, ha lasciato le competizioni ancora giovane nel 2009 per poi rientrare e, oggi, nel suo libro da poco edito “Beneath the surface” racconta un’altra faccia del nuoto, il rovescio della medaglia, quello fatto di ansie, infortuni e tormenti. Racconta quanto è sottile la linea tra il successo e la paura dell’oblio.

Segue un estratto dalla biografia della Trickett che vi avevamo anticipato ad inizio settembre:

 

 

Il dolore al polso non si placava, così vado a trovare uno dei migliori medici sportivi di Brisbane. Mi mandada uno specialista per una risonanza magnetica, e io vado subito, senza esitazioni. Raggiunto lo studio privato del Dottor Philip Duke, all’ospedale di San Andrea, dove le pareti sono decorate con file di magliette da rugby autografate e altri cimeli sportivi. Cura i Wallabies e i Queensland Red, quindi sa riconoscere un infortunio qualora se lo ritrovasse davanti. E, infatti, sa esattamente cosa sta guardando quando vede i risultato della mia risonanza. “Hai una lesione catastrofica al polso” afferma. “Si tratta di una frattura acuta del legamento scafo-lunato, che potrebbe porre fine fine alla tua carriera da nuotatrice”. Un affronto. La parola catastrofico è un affronto. Ma la fine della mia carriera sportiva? Com’è possibile?”.  Un giorno ero in palestra e durante una sessione di pesi ho sentito una strana vibrazione al polso. E adesso stiamo parlando di fine? Io voglio andare alla mia quarta Olimpiade. Lo voglio così tanto, da poterla già assaporare. E in un attimo, nella tua carriera non conta più la medaglia d’oro. Conta la longevità. Il gruppo inizia a sgretolarsi e ti ritrovi in una nicchia sempre più rara: l’èlite dell’èlite. E tu hai fretta di inseguire quel tipo di distinzione. Sto nuotando per la mia eredità, per la mia memoria: tre Olimpiadi sono impressionanti, ma quattro sono leggendarie. Se nuotassi in quattro edizioni delle Olimpiadi, potrei essere ricordata. Lungi da me l’egocentrismo, vorrei solo che le persone pensassero con affetto a me, così come io penso ai grandi nuotatori che mi hanno preceduta. L’intervento è programmato per dicembre 2012 e sono in piscina fino al giorno dell’operazione. Sto facendo del calcio per mantenere le gambe forti, finchè non posso muovere il polso. Tre mesi sono abbastanza, vanno bene. Penso a Barcellona, luglio 2013. Non parteciperò. Ma potrò tornare in forma per Rio 2016. Tante persone si sono riprese dopo gravi infortuni, mi rassicuro. Sono dannnatamente ottimista, sono cocciuta e testarda, qualcuno potrebbe dire. Ma proprio questo atteggiamento mi è tornato utile, è ciò che mi ha resa una campionessa. Perchè cambiare adesso? Cosa dovrei fare adesso? Non ho idea di chi sarei, se non fossi una nuotatrice. La mia breve parentesi fuori dalle competizioni nel 2009 ha davvero portato a tutto ciò. Io non ho altre competenze, né formazione, né piano B. E non voglio fare nient’altro. Vorrei poter gareggiare per sempre. I pensieri si intrufolano in silenzio e iniziano a governare la mia mente. È un lieve brivido, mese dopo mese, che smorza la mia vena agonistica. Penso che sia una forma di gentilezza, davvero. Così, come il mio subconscio sa che non riuscirò a gestire ciò che sta per accadere, quindi allenta un po’ la presa e fa si che l’aria fuoriesca lentamente dai miei sogni. Voglio disperatamente continuare a nuotare. Non voglio che l’ultimo anno sia stato uno spreco: le ore che ho trascorso in piscina, l’allenamento con i pesi, i sacrifici. Il mio corpo e il mio cuore hanno accettato che devo proseguire e affrontare l’intervento, ma la mia mente non riesce ancora a mettersi in quest’ottica. So che questa è una fase che devo attraverso. Trovo che l’infortunio vero e proprio  fosse necessario, perché non mi sarei mai ritirata di mia spontanea volontà. Ed è quello che devo fare: ritirarmi. E questa volta non tornerò indietro.Devo annunciare a tutti che mi sto ritirando dal nuoto e mi sto allontanando nell’oblio, senza ulteriori piani. Il cammino da percorrere è totalmente oscuro, questa è la mia più sincera verità.

 

Beneath the surface: il libro di Libby Lenton (Trickett)

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