“Nuotare come atto politico”

Sul sito di 89.3 WFPL, testata indipendente USA, intervista Rowaida Abdelaziz (nella foto, tratta dal suo profilo Instagram), giornalista di Huffington Post USA e autrice del saggio When swimming as a muslim becomes a political act.

Di seguito una sintesi dell’intervista e del suo articolo dal quale ha preso le mosse la stesura del saggio.

Nuotare è uno dei passatempi più diffusi in America, ma le donne musulmane che indossano un burkini sono continuamente a rischio di aggressioni e molestie.

Non succede solo in America. In Francia ci sono almeno venti municipalità che hanno vietato il burkini, estromettendo le donne musulmane da piscine pubbliche e spiagge. Questi divieti sono stati dichiarati illegittimi, ma iniziative simili si moltiplicano -nonostante il successo commerciale del burkini.

Nel corso del 2018, negli USA i reati d’odio a sfondo religioso sono aumentati del 18%, con sessismo e islamofobia crescenti nelle strade, a scuola, in politica. Indossare un burkini trasforma le donne musulmane in bersagli, molto più ad esempio delle donne ebree ortodosse, a causa dello stereotipo secondo il quale l’Islam sarebbe la più patriarcale e misogina fra le grandi religioni monoteiste e l’hijab un segno di oppressione maschile. In realtà l’abbigliamento può rappresentare un segnale di emancipazione.

A seguito delle proteste di numerose nuotatrici musulmane, la YMCA ha rivisto i propri regolamenti sull’abbigliamento da piscina e formato il proprio personale per evitare il ripetersi di episodi di discriminazione e “favorire la comprensione e lo sviluppo di un ambiente all’interno del quale tutti siano rispettati, supportati, valorizzati e motivati alla partecipazione”. Le nuove regole ora ammettono l’uso di “costumi pensati per tutelare il pudore individuale, generalmente composti da tre pezzi: pantaloni, maglia a maniche lunghe, copricapo non oltre la linea delle spalle”.

Il successo dei costumi pudici travalica la comunità musulmana e coinvolge altre confessioni come gli ebrei ortodossi e i mormoni, ma anche persone con la pelle molto sensibile ai raggi solari o altri agenti atmosferici, al punto che alle tradizionali aziende turche ed egiziane si sono affiancati in questo mercato produttori nordamericani, che offrono spese di spedizione contenute e un’ampia scelta di taglie e modelli.

Leggi l’articolo di Abdelaziz [ENG]

Ascolta l’intervista [ENG]

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