Se fossi …

Un grande classico per animare le feste dei bambini è da sempre il gioco di fantasia del “Se fossi …“, attraverso questo strumento la dott.ssa Giulia Costi* condivide una sua molteplice lettura di questo lungo e complicato momento di forzata interruzione dell’attività agonistica, segue.

Se fossi …

 

Se fossi una piscina cosa penserei? 

Cosa pensano oggi gli impianti natatori che per tutto il giorno e per quasi tutti i giorni dell’anno sentono e vedono passare atleti, ragazzini che nuotano per piacere e bambini che per la prima volta toccano l’acqua? Forse se fossi una piscina penserei“Ma cosa sta succedendo? Tutti i giorni avanti e indietro, a fissare quella riga nera che ho sulla pancia; tutti i giorni a spingere forte dai miei muretti oppure a tirarsi come pazzi sulle mie corsie. Dove siete tutti? Perché non venite più a trovarmi?”

Se fossi un nuotatore cosa penserei?

Sono stata atleta e in questi giorni più volte mi sono chiesta “E se fosse successo a me? Cos’avrei pensato? Come mi sarei comportata?” mi sono data tante risposte, ma questa è un’altra storia, che forse racconterò. Poi mi sono chiesta…cosa può pensare oggi un atleta olimpico? Cosa pensa un atleta che da 4 anni compie sacrifici solo per trovarsi pronto a marzo, salire su quel blocchetto e qualificarsi alle olimpiadi? cosa pensa un nuotatore che si stava preparando per il SUO campionato italiano assoluto e nella sua testa martellava un solo obiettivo, quello di nuotare tra le corsie di una finale o di mettere un piede sul podio? Mi chiedo quali sono i sentimenti di un nuotatore che fino a metà febbraio si alzava alle cinque del mattino, trascinandosi giù dal letto per raggiungere la piscina, spogliarsi e tuffarsi nell’acqua sentendo solo il rumore della sua mano che sfiora l’acqua e la voce dei suoi compagni che rimbombano nel silenzio, si i suoi compagni, “quelli delle 6 del mattino prima di andare a scuola”!; mi chiedo cosa pensa quell’atleta che sognava di vestire la maglia azzurra con la nazionale giovanile e che il prossimo anno “Sarà troppo grande“; un nuotatore che puntava tutto sui regionali per poter dire “Si, vado ai Criteria! Non so cosa pensa un esordiente che per la prima volta avrebbe potuto assaporare il gusto di una finale ai suoi primi campionati regionali o una staffetta insieme ai suoi tre amici. Cosa pensano gli atleti? Mi piacerebbe scoprilo, ma penso che ciò di cui hanno bisogno è di non sentirsi soli, di sentirsi come TUTTI. Ognuno è lontano dai propri amici, lontano dalla propria squadra, ma tutti con lo STESSO DESIDERIO, dal più piccolo al più grande, di tornare ad allenarsi, gareggiare, giocare e divertirsi. La passione che ognuno ha dentro di se oggi serve per continuare a credere che questo periodo avrà solo insegnato qualcosa di più.

Se fossi un allenatore cosa penserei?

Sono un’allenatrice e quindi in questo momento sto pensando a diversi modi per mantenere un contatto con i miei ragazzi. Ogni giorno dedicherei un po del mio tempo ai miei atleti. In che modo? Penserei al loro benessere fisico e psicologico. “Cosa può servire in questo momento?”questa è la prima domanda da farsi.

Se fossi un allenatore cosa farei?

Un valore aggiunto che oggi sto usando e che sto condividendo con i miei colleghi è la mia formazione in psicologia sportiva. In questo periodo lontano dalle competizioni e dagli allenamenti gli atleti faticano a trovare gli stimoli e gli obiettivi che si avevano a inizio stagione cominciano ad allontanarsi. Ogni età ha i suoi bisogni e si può lavorare sia con i più piccoli che con i più grandi. Cosa si può fare per SUPPORTARLI?

  • È importante che gli atleti rimangano concentrati sul PRESENTE e siano in perfetta SINCRONIA tra mente e corpo. Come si può fare? Si può scegliere un compito da affidarli e successivamente dovranno analizzare il proprio stato d’animo, le emozioni che provano a compierlo, i comportamenti che ne derivano e chiedersi se tutto ciò è sotto il loro controllo. Farsi domande e scrivere le risposte è il modo migliore per compiere questa analisi;
  • E’ giusto parlare di obiettivi in questo momento? Oggi pensare a un obiettivo per un atleta è difficile e in certi casi forse anche frustante, perché non si sa cosa accadrà. Ma si può sfruttare questo momento per ALLENARSI a creare obiettivi. Come fare? Si può chiedere ai propri atleti di scegliere ogni settimana COSA vogliono raggiungere e stabilire COME (mezzi) e in QUANTO (tempi) vogliono farlo. Possono essere fisici ma anche sociali. Questo permetterà ai vostri atleti di rimanere ATTIVI anche fuori dall’acqua;
  • Siate originali e innovativi. Fateli sentire IMPORTANTI e mantenete il CONTATTO con loro. Avete sempre creduto in qualcosa, ma non avete mai avuto il coraggio di sperimentare? Bene, PROVATE e SPERIMENTATE, solo così si possono SCOPRIRE strade nuove e SCEGLIERE la strategia migliore per il FUTURO;
  • Può essere utile far svolgere esercizi di visualizzazione, esercizi di rilassamento che permettono di entrare in contatto con se stessi e con i diversi distretti muscolari che intervengono nella prestazione. Questi esercizi aiutano l’atleta ad aumentare la propria consapevolezza e la self-efficacy. L’atleta può utilizzare questo periodo per allenare i suoi punti di forza e potenziare le sue aree di miglioramento; può dedicare tempo a tutti quelli aspetti psicologici che solitamente vengono tralasciati.
  • È possibile lavorare su aspetti mentali anche con i più piccoli. Oggi si parla di SoftSkill, letteralmente competenze trasversali e sono NECESSARIE a garantire il benessere psicofisico dei nostri piccoli nuotatori. Attraverso esercizi pratici, la scrittura, il disegno o tramite schede strutturate si possono far ragionare i ragazzi sulla gestione delle emozioni, l’auto-consapevolezza, la gestione dello stress, farli ragionare sulle relazioni interpersonali e infine sulla loro concezione di gruppo e di squadra. A cosa serve? Per scavare dentro sè stessi al fine di scoprire cose che non sanno o che non sapevano di sapere!

Se fossi un genitore cosa penserei?

… beh, questo ve lo racconto nel prossimo articolo!

 

*Giulia Costi, Esperta in Psicologia dello Sport e Dottoressa in Psicologia del Lavoro.

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