Siamo tutti gocce dello stesso mare

Credo che grazie a questa emergenza il mondo dello sport (e non solo) abbia compreso l’importanza della base.

Penso di poter dire, se non a nome di tutti comunque a nome di tanti, che non c’è élite senza giovanile, e non c’è giovanile senza scuola nuoto. È umano che gli amanti e i praticanti di uno sport guardino con ammirazione, con fascino e con un po’ di sana invidia i grandi atleti che ci rappresentano a livello internazionale. Questo vale anche per i tecnici. L’allenatore della squadra di provincia guarda ammaliato il tecnico federale che si distingue a livello internazionale. Con una piccola differenza: per il ragazzino guardare il proprio idolo è uno stimolo per inseguire un sogno; per il tecnico a volte è motivo di sentirsi inadeguato o non sufficientemente valorizzato. Eppure, ora siamo tutti fermi. L’emergenza non ha fatto distinzioni. Questo dovrebbe farci riflettere, dovrebbe portarci a pensare che siamo tutti anelli di una catena o se vogliamo metterla in termini acquatici, tutte gocce di uno stesso mare.

Una casa è sicuramente bella per i suoi esterni, per il suo giardino, per i fiori che decorano il balcone. Ma una casa deve essere solida e la solidità è data dalle sue fondamenta. E le fondamenta, nel sistema dei tecnici del nuoto, sono gli istruttori. Sono loro che hanno il primo approccio con chi poi sarà un atleta, sono loro che danno l’imprinting a quello che potrebbe essere un futuro successo. Difficilmente un atleta d’élite dimentica chi gli ha insegnato a nuotare quando era piccolo. E se un atleta nei momenti di difficoltà non molla è anche grazie a chi sta fuori dall’acqua. Questo la dice lunga.

Chi è al vertice del sistema ha ben chiara l’importanza di coloro che costituiscono la base, lo dimostrano le continue dichiarazioni di queste settimane, in cui si grida che senza gli adeguati sostegni lo sport rischia di morire. Si potrebbe avere un buco generazionale, parlando di pratica agonistica. Tralascio tutti gli aspetti positivi legati a come incida a livello sociale il buono stato di salute, sia fisica che mentale, di una persona che pratica sport.

Vorrei rivolgermi proprio a tutte quelle persone che formano la base: quando ripartiremo (perché ripartiremo, non ho dubbi!) ci sarà bisogno di queste figure: ci sarà bisogno di chi sta a bordo vasca e insegna i primi rudimenti della tecnica natatoria, di chi sta in acqua e aiuta gli allievi a superare la paura dell’acqua, di chi insegna una virata, di chi insegna il tuffo, di chi affina la tecnica e rende migliore la nuotata del suo allievo. E ci sarà bisogno di sorrisi, di iniezioni di fiducia e di un po’ di leggerezza. E solo gli istruttori lo possono fare. Coordinatori, allenatori, dirigenti, tecnici federali, sono altrettanto importanti all’interno della catena ma hanno un compito diverso.

Gli atleti, grandi e piccoli, professionisti e non, attualmente si stanno tenendo allenati da casa. Credo che dovrebbero farlo anche gli istruttori. È il momento per riprendere in mano gli appunti di un corso fatto tempo fa, o di andare alla ricerca di qualche approfondimento, di confrontarsi tra colleghi. Gli allenatori fanno fatica a ipotizzare, a programmare: hanno bisogno di una data certa nella quale si svolga una manifestazione, necessitano di una gara obiettivo. L’istruttore no. Lui sa perfettamente chi potrà trovare in acqua, quali potranno essere le difficoltà e quali le strategie per superarle. E a differenza di un allenatore che si trova un po’ con le mani legate, può avvantaggiarsi e prepararsi per la ripresa. Può mettere a punto delle strategie che potrà applicare, potrà prepararsi ad affrontare delle fragilità e delle paure che l’emergenza ha acuito negli allievi.

L’istruttore, soprattutto in questo momento, deve fare la sua parte, al meglio. E deve capire che rappresenta il punto di partenza di un progetto molto ampio e molto ambizioso. E come sappiamo, chi ben comincia…

Ph. ©Pixabay

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