Ian Thorpe docet

Riportiamo alcune interessanti considerazioni di Ian Thorpe alias “Thorpedo”, l’atleta australiano più titolato di sempre ai Giochi olimpici (cinque ori, tre argenti e un bronzo), vincitore di undici titoli mondiali dal 1998 al 2004, seguono alcuni passaggi tratti dall’intervista di Markos Papadatos per Ravermag.

Sul posticipo dei Giochi olimpici estivi di Tokyo.  “A causa della gravità della pandemia, rimandare i Giochi olimpici è stata l’unica opzione. I Giochi olimpici riuniscono il mondo e in questo momento per essere davvero uniti globalmente occorre essere separati.

Il magic moment della carriera.  “Un momento clou per me è stato vincere una medaglia il primo giorno delle Olimpiadi di Sydney (200 stile libero). Avevo solo 17 anni e avevo in quel momento la pressione di tutta la nazione addosso, subito dopo ho avuto un’altra gara in cui la squadra australiana ha battuto la squadra americana nella 4×100 stile libero. Quella è stata una giornata piuttosto importane per me.

In merito al talento giovanile. “Ho visto atleti che si sono allenati duramente e che non sono mai arrivati ​​in cima, ho conosciuto atleti di incredibile talento che non sono mai arrivati in cima. Occorrono talento e lavoro insieme e fare del proprio meglio.”

Sulla carriera dell’atleta. “È importante avere un proprio equilibrio e ricordare che lo sport è solo una parte della vita. La carriera di un atleta è limitata e può finire in qualsiasi momento. Devi assicurarti di avere un piano B.  È importante divertirsi con lo sport.”

La tecnologia applicata al nuoto. “Facevamo già l’analisi biomeccanica quando nuotavo, quindi non è cambiato molto. La differenza che ho notato è che adesso hai la possibilità di guardare e ottenere tutte le analisi dei dati in tempo reale e quindi sei in grado di apportare modifiche a ciò che stai facendo“.

In merito all’International Swimming League (ISL).  “La adoro, sono contento che abbiamo aderito i migliori atleti del mondo … L’unica cosa che non capisco sono le tute spaziali che indossano. Non capisco“.

Come raccontato nella sua autobiografia del 2012 This is me, a un certo punto il campione australiano ha cercato rifugio nell’alcool e ha iniziato a pensare a come farla finita. La svolta è arrivata quando ha capito di dovere evolvere e diventare un altro genere di campione, questa volta nell’ambito dell’impegno sociale: salute mentale, alfabetizzazione delle popolazioni native, diritti degli omosessuali.

Sulla depressione. “Nell’approccio alla gara ero mentalmente forte. Ho ancora qualche problema di salute mentale, con il tempo però riesci a gestire meglio te stesso. È qualcosa con cui ho avuto difficoltà, ma ho imparato cosa fare. Potrei ancora avere problemi con la depressione ma non ho la mentalità di una persona depressa “.

Nella foto di copertina il fuoriclasse australiano allo Stadio del nuoto di Roma in occasione del 55° Trofeo Sette Colli del 2018 in veste di telecronista per una emittente televisiva del suo paese.

 

 

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