Oro, argento o bronzo: la variazione circadiana influisce sulle prestazioni degli atleti

Come accaduto in occasione delle olimpiadi di Pechino anche per quelle di Tokyo le finali e le semifinali del nuoto si disputeranno al mattino per rispettare i diritti contrattuali siglati con il CIO dall’emittente televisiva americana NBC, la ragione per cui gli orari delle gare olimpiche variano sensibilmente da edizione a edizione è perchè vengono definiti in funzione ad  interessi che non sono legati alla performance degli atleti ma alla visibilità del prodotto olimpico nei paesi economicamente più forti.

Ufficialmente il programma olimpico è deciso dal CIO in condivisione con le Federazioni internazionali di riferimento di ciascuna disciplina, ma tre quarti delle entrate provengono dai diritti televisivi e nel caso di Tokyo 2020 circa la metà dalla sola NBC, va da sè che ci sia qualche influenza sulla definizione degli orari delle gare al fine di garantire il prime time di alcuni eventi negli Stati Uniti.

In merito a questo tema è stato pubblicato sulla rivista Scientific Report uno studio di ricerca ed analisi condotto dalla Stanford University intitolato “Gold, silver or bronze: circadian variation strongly affects performance in Olympic athletes” (segue link) in cui vengono messi in correlazione i risultati ottenuti nelle prove olimpiche del nuoto delle ultime quattro edizioni, dai Giochi di Atene 2004 a quelli di Rio 2016 passando per Pechino 2008 e Londra 2012, le finali prese in analisi sono 144, il fine della ricerca è di valutare l’incidenza dell’orario di gara sulla prestazione sportiva e la sua influenza sul piazzamento finale.

Stando ai dati oggetto della ricerca, gli scienziati sostengono che l’effetto dell’ora avrebbe fatto la differenza fra il primo e il secondo posto nel 40 percento delle gare e tra il secondo e il terzo nel 64 percento dei casi.

Per considerazioni e dettagli vi rimandiamo allo studio di ricerca, segue link.

 

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