Tempo di bilanci… Forse si, anzi no!

È abbastanza consueto, quando si avvicina la chiusura dell’anno solare, guardare ai mesi trascorsi e soffermarsi a fare valutazioni su quanto è accaduto. Gli economisti userebbero l’espressione fare un bilancio consuntivo e confrontarlo con il bilancio preventivo.

Credo che, personalmente, quest’anno procederò in modo diverso. Non sono assolutamente in grado di tirare le somme, se non per quanto è sotto gli occhi di tutti: impianti chiusi, addetti ai lavori a casa. Temo però che la chiusura di questo anno, a dir poco nefasto, non coincida con la fine di questa situazione. Probabilmente abbiamo chiuso un capitolo e ne dovremo necessariamente aprire un altro. Tralascio tutto ciò che concerne la parte agonistica del nostro ambiente, in qualche modo siamo riusciti a portarla avanti e gioire dei risultati ottenuti. Il mio pensiero va alla base del sistema. E a coloro che ne fanno parte.

Credo che questo 2020 sia stato una palestra per ciò che (purtroppo o per fortuna) dovremo affrontare nel nuovo anno. La ripresa, quella vera, temo sia ancora lontana: per me ripresa significa vedere le società sportive che riprendono le attività, anche a piccoli passi, senza agonizzare a causa di costi enormi per nulla coperti da ricavi pressoché inesistenti. Significa vedere gli abituali utenti degli impianti che riprendono a frequentare senza la paura di essere stati troppo vicino a un compagno di corsia. Con tutto il cuore mi auguro che questo possa accadere prestissimo, ma la parte razionale di me è perfettamente consapevole che ci vorrà molto tempo, e la strada è lunga e in salita.

Di una cosa credo possiamo ritenerci soddisfatti, e dico possiamo perché penso di interpretare il pensiero di tanti istruttori e allenatori che regolarmente vivono di acqua e cloro. Abbiamo dimostrato una resilienza fuori dal comune. Nei corsi di formazione ci hanno sempre spiegato come gli eventi negativi debbano essere un trampolino di lancio per il futuro, di come dobbiamo imparare dagli errori e di come gli imprevisti possano trasformarsi in opportunità. Direi che abbiamo superato l’esame a pieni voti.

Ci sono stati numerosi corsi di formazione online, webinar e videoconferenze e la partecipazione è stata massiccia. È sicuramente un dato significativo. Non credo che questo dipenda dalla gratuità dell’evento. Se una cosa non interessa può anche essere gratis, l’approccio non cambia. Se non abbiamo fame e ci regalano un panino, comunque non lo mangeremmo. Questo significa che l’interesse per il nostro lavoro c’è e c’è sempre stato. E nonostante ci siano stati messi i bastoni tra le ruote in ogni modo, non abbiamo mollato. Inguaribili romantici? Forse. Professionisti? Sicuramente!

Siamo una categoria – perché questo siamo – che ha dimostrato di non mollare nonostante le difficoltà. Ci siamo dovuti fermare a fine febbraio, per poi riprendere a maggio, per poi rifermarci a fine ottobre, per riprendere… non sappiamo quando. Alcuni di noi hanno saputo e potuto aspettare e si sono fatti trovare pronti quando è stato il momento di ripartire; altri hanno saputo reinventarsi, con il cuore pesante magari, ma consapevoli di dover affrontare anche delle criticità economiche. Insomma, ognuno a modo suo, ha saputo andare avanti! Qualcuno potrebbe obiettare che in fin dei conti non c’erano alternative, bisognava andare avanti. Sbagliato! Le alternative ci sono sempre, è solo una questione di scelte. E noi abbiamo scelto di resistere.

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