Nasce ISA, l’International Swimming Alliance

Dopo oltre 20 mesi di sviluppo, nasce il board dell’International Swimming  League, l’associazione nata per dar voce agli atleti d’élite. Tra i membri, alcuni dei migliori atleti al mondo che, attraverso brevi post su Instagram, hanno espresso la loro emozione nell’essere parte integrante e fondamentale di questo nuovo percorso. Tra questi, Katinka Hosszu e Ranomi Komowidjojo commentano così:

Sono emozionata di rappresentare ufficialmente i nuotatori in qualità di membro del board dell’International Swimming Alliance (ISA). E’ stato un percorso lungo per arrivare fin qui e abbiamo ancora molte cose da fare.

Sento una forte motivazione nel portare il nostro sport a un livello più professionale. L’associazione avrà una piattaforma per aiutare i nuotatori professionisti d’élite a discutere e collaborare su un’ampia gamma di tematiche che impattano sugli atleti.

Tra gli uomini, invece, spicca il messaggio di Tom Shields che – come le colleghe donne – esprime la sua trepidazione in vista del nuovo progetto:

E’ stato un lungo percorso per arrivare fin qui, alcuni di noi hanno cercato di ottenere tutto ciò dal nulla mentre molti altri hanno visto la necessità di tutto ciò per molto tempo… e c’è ancora molto lavoro da fare.

Sono molto onorato di essere coinvolto nella Swimmer’s Alliance e sono onorato di servire nel board accanto ad alcune persone grandiose e di aiutare Matt a realizzare la sua missione originaria di vera professionalità nel nuoto.

A fianco degli già menzionati anche Chad le Clos, Lia Neal Brent Hayden

Ma che cos’è ISA?

L’alleanza è una vera e propria associazione, nata con lo scopo di aiutare e dar voce agli atleti professionisti. Tutto deriva dalle “scelte sbagliate” di Matt Biondi: l’ex stile liberista americano, vincitore di ben 11 medaglie olimpiche, aveva già raccontato come il progetto fosse nato da un’esigenza che trova le sue radici nel nuoto degli anni ’80:

Il problema del conflitto tra sport dilettantistico e professionistico era già presente nel 1988. Ricordo che alle Olimpiadi di Seoul era stato introdotto il tennis e Steffi Graf aveva dovuto “dimettersi” da professionista nelle due settimane precedenti i Giochi. Io mi trovavo a Bonn per un evento con il mio sponsor tecnico arena e ricevetti un fax da USA Swimming che mi informava che se avessi partecipato a  quell’incontro avrei perso i requisiti per partecipare alle Olimpiadi.

Volevo guadagnare come nuotatore. Così fui molto esplicito con USA Swimming. Rilasciai delle interviste nelle quali esponevo chiaramente il mio punto di vista e, ad essere sincero, pagai care le mie scelte.

USA Swimming non mi attaccò pubblicamente, ma lo fece in privato. Fecero di tutto per cancellarmi dalle scene. Avevo vinto undici medaglie olimpiche per il mio paese ma le istituzioni sportive non mi supportavano. Era terribile. Ero così disgustato che dopo il ritiro divenni un insegnante, e per diciassette anni ho insegnato matematica nelle scuole superiori oltre ad allenare i ragazzi dei gruppi sportivi.

In seguito, il contatto tra Nate, il figlio di Matt Biondi, e Ivan, il figlio di Grigorishin (i due hanno frequentato l’università di Berkeley) ha dato il via ad una nuova associazione, parallela a quella dell’International Swimming League -fondata dallo stesso Grigorishin.

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