Sportivi d’élite e complottismo: quella voglia di sentirsi sempre sul gradino più alto

Secondo Leonardo Bianchi, autore del testo Complotti – edizioni Minimum Fax, le teorie del complotto e la loro presenza anche solo marginale nel dibattito pubblico rappresentano un fenomeno a cui stiamo assistendo ormai da anni.

Le teorie complottiste più famose sono inerenti alle scie chimiche, ai terrapiattisti, al 5G, alla sostituzione etnica, per arrivare a tutto quello che la pandemia ha sviluppato in questi ultimi due anni.

Bene o male ognuno di noi conosce qualcuna di queste teorie in quanto non solo i media se ne occupano spesso, ma anche perché le vediamo espandersi sui social o nei sistemi di messaggeria istantanea senza alcun controllo scientifico; inoltre, come abbiamo notato durante l’assalto ala Casa Bianca del 6 gennaio 2021, queste teorie vengono usate ormai da tempo nella vita politica.

Sempre secondo Bianchi i complottisti non sono più una sottocategoria di nerd confinata in solitari blog dai nomi improbabili, ma sono diventati una variabile condizionante della società del benessere.

A livello strettamente storico si afferma che le teorie complottiste sono esistite in vari periodi. Si dice che sia un sistema di pensiero che si ripresenta nei momenti di sconvolgimento storico o sociale, come le crisi economiche, le epidemie, e ogniqualvolta  il sistema in cui viviamo subisce cambiamenti strutturali importanti.

Secondo i politologi Joseph Uscinski e Joseph Parent i due più alti picchi di complottismo dell’era moderna sono avvenuti alla fine dell’Ottocento, durante la rivoluzione industriale, e alla fine della Seconda Guerra Mondiale, in concomitanza con l’inizio della Guerra Fredda: le teorie complottiste diventano un modo grottesco e semplicistico per mettere ordine a quello che viene vissuto come caos contemporaneo. Infatti in questi momenti la realtà risulta sfuggente ed incerta, per cui essa viene percepita come una minaccia.

Quindi complottista può diventare più o meno chiunque e questo succede in quanto quella che viene definita mentalità complottista è la situazione che si nutre dei vuoti di conoscenza, vuoti che sono fisiologici in certi ambiti: la scienza non ha risposte per tutti gli aspetti della vita umana, e ciò si è notato in questi mesi di pandemia con un virus sconosciuto che ha avuto un impatto devastante sulle vite di tutti noi.

La pandemia si è di fatto inserita in quel quadro di incertezza e fragilità che si vivono nel mondo moderno facendolo saltare in aria: quella che potrebbe essere chiamata la tempesta perfetta.

In ogni caso come spiegano alcuni studi psicologici, tra cui quelli effettuati dalla professoressa Guendalina Graffigna dell’Università Cattolica di Milano, sono le false credenze che portano alle teorie complottistiche in quanto derivano dai nostri filtri mentali, ossia da come selezioniamo le informazioni e diamo loro senso.

In un mondo gestito da una eccessiva comunicazione mediatica e social tendiamo a fare una selezione delle informazioni in ragione dei nostri pregiudizi creando, appunto, delle scorciatoie mentali, ovvero scegliamo le informazioni che confermano i nostri giudizi e pregiudizi: è un filtro interpretativo della realtà che alla fine può risultare patologico.

Questa pandemia ci ha attivato molto sul piano della paura e dell’ansia, e quindi non riuscendo a sopportare per lungo tempo queste emozioni tendiamo a negare la realtà.

Quello che per gli scienziati in questa situazione è stata una conquista straordinaria, ossia i tempi di realizzazione del vaccino, non è stata altrettanto apprezzata da molte persone, che di fatto non sono scienziati: tutto questo è stato esacerbato dal modo in cui è stata condotta la comunicazione sui vaccini.

Secondo  Anthony Lantian (2017), in termini di processi cognitivi le persone con maggiori credenze complottiste sono quelle più propense a sovrastimare la possibilità di eventi coincidenti, che attribuiscono connessioni intenzionalmente laddove sono improbabili e possiedono un livello più basso di pensiero analitico.

Inoltre si sostiene che le persone che hanno un forte bisogno di sentirsi uniche sono più propense di altre a sostenere teorie complottiste perché il complottismo rappresenta la convinzione di possedere informazioni potenzialmente rare e non convenzionali: sono teorie che si basano su narrazioni che fanno riferimento a conoscenze segrete o informazioni che per definizione non sono accessibili a chiunque, e chi e ha è un eletto perché si sente più informato degli altri su eventi sociali e politici importanti.

Sempre secondo Lantian il narcisismo individuale, o un’idea grandiosa dell’Io, è correlata con il credere nelle teorie complottiste, che di fatto attira più facilmente persone impotenti o isolate socialmente.

Coloro che si sentono impotenti possono anche sostenere le teorie complottiste in quanto aiutano ad evitare la vergogna per la loro situazione. In questo senso, il complottismo dà un senso di significato, sicurezza e controllo su un mondo imprevedibile e pericoloso. Infine, e molto semplicemente, le teorie complottiste, che implicano un livello di machiavellismo e potere da parte di chi non ha una morale fissa, hanno più probabilità di avere un senso per chi si sente impotente e crede che la società non abbia delle regole valide.

Gli sportivi non sono diversi dal resto della popolazione, ma colpiscono le scelte di alcuni grandi nomi nelle quali si potrebbe leggere una ricerca di maggiore visibilità in un momento così problematico: quella voglia narcisistica di sentirsi sempre sul gradino più alto.

Gli esempi sono i più diversi: l’ex nuotatore e campione olimpico Klete Keller coinvolto nell’assalto alla Casa Bianca sotto le insegne di QAnon, l’all-star NBA Kyrie Irving terrapiattista e no-vax convinto, l’altrettanto convinto no-vax Michael Andrew, il tennista Novak Djokovic che ha cercato di entrare in Australia senza vaccinazione per giocare gli Open di Melburne, spalleggiato dalla famiglia che lo ha paragonato a Gesù!

Il problema maggiore è che questi comportamenti, spesso appoggiati da una lobby economica forte che sfrutta questi atleti probabilmente poco consapevoli (si pensi per contro a  Rafa Nadal, atleta sicuramente più forte mentalmente, che ha criticato apertamente il collega serbo) creando grossi problemi agli sport monori facendo crollare la partecipazione negli impianti di base.

Purtroppo non bastano le prese di posizione di grandi atleti come i nostri nuotatori, Federica Pellegrini in testa, per dissipare ciò che le teorie complottiste riescono a veicolare sui vari media, a cominciare naturalmente dai social network.

Sta a noi lavorare per far capire che lo sport è una delle vie per contrastare il vero nemico che è il virus, e non le regole decise dai singoli stati per contrastarlo o le campagne vaccinali.

Per chiudere con un sorriso vorrei riprendere le parole di  Paolo Villaggio alla figlia Elisabetta (Fantozzi dietro le quinte, ed. Baldini+Castoldi): “Il successo è tutto, è la stampella alla quale si appoggiano soprattutto gli insicuri”: questa frase mi fa pensare che alcuni atleti caduti nella trappola del complottismo ricerchino con ossessione quella visibilità di “successo” come si diceva prima, molto narcisistica e poco sana.

Photo credits:

Michael Andrew © G.Scala/Deepbluemedia

Novak Djokovic di Novak_Djokovic_Hopman_Cup_2011.jpg: Spekoekderivative work: César (talk) – Novak_Djokovic_Hopman_Cup_2011.jpg, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15692550

Kyrie Irving di All-Pro Reels – https://www.flickr.com/photos/joeglo/47933621242/, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=105539720

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