Pandemia, crisi dell’impiantistica sportiva e depressione adolescenziale

Dopo due anni di pandemia e di totale incuranza da parte delle istituzioni verso il mondo sportivo e motorio, oggi iniziamo a vedere i risultati: piscine che chiudono per la sofferenza economica subita durante le chiusure per la pandemia, spese che aumentano per l’utilizzo dell’energia necessaria al funzionamento degli stessi impianti. Oggi con estremo ritardo si parla di sostegni statali, ma il danno è ormai parte integrante della vita di tutti noi ed in particolare di una specifica fascia di adolescenti.

Si inizia a definire questa fascia di età come “Generazione Covid”, ossia adolescenti stanchi e depressi e non è un caso che aumentino le richieste d’aiuto. Stanno esplodendo i disagi in maniera incontrollata.

La pandemia sta facendo sentire tutto il suo peso su questa generazione di adolescenti. Si nota ad oggi un estremo incremento delle richieste di aiuto provenienti da questi ragazzi e ragazze. Secondo un sondaggio condotto su oltre 13.000 giovanissimi in 46 paesi in ambito internazionale si è evidenziato che le chiusure prolungate per il Covid-19, in particolare la scuola e le strutture sportive, hanno avuto un impatto devastante sulla loro salute mentale.

Per molti di questi adolescenti la situazione è ulteriormente peggiorata dopo la terza e la quarta ondata del virus, con la chiusura in alcuni casi delle scuole e la continua assenza di attività motoria e sportiva. In quest’ultimo caso non solo la pandemia ha creato i disagi ormai conosciuti da quasi tutti, ma anche gli aumenti indiscriminati delle bollette energetiche hanno portato alcuni impianti, in particolare quelli natatori, ad aumentare le difficoltà gestionali e di apertura riducendo ancora di più la possibilità di ritornare a vivere una vita di relazioni e di motricità fondamentali per gli adolescenti.

In questi casi si evince che lo stress prolungato, l’incertezza e l’isolamento sociale aiutano a far aumentare ansia, aggressività, introversione e persino depressione e autolesionismo.

Secondo Save the Children le regioni dove si sono evidenziati maggiori incrementi di accessi, per patologie di neuropsichiatria infantile sono l’Emilia-Romagna (+110%), il Lazio (+107,1%) e la Lombardia (+100%). In particolare le patologie che hanno ottenuto un maggiore incremento sono state quelle che evidenziano un’ideazione suicidaria (+147%), la depressione (+115%) e, non a caso un aspetto che si accompagna alle azioni di autolesionismo, i disturbi della condotta alimentare (+78,4%) che hanno costituito nei campioni osservati, le prime due cause di accesso in Pronto Soccorso in strutture adolescenziali. In particolare il maggior incremento di accessi per ideazione suicidaria si è osservato nel Lazio (+56%) e Friuli-Venezia Giulia (+204,8%); il maggior incremento per disturbi della condotta alimentare in Lombardia (+174,3). I casi di depressione sono stati segnalati soprattutto nel Lazio (+63,4%), non a caso tra le regioni che hanno subito una maggiore crisi nelle aperture degli impianti sportivi.

Anoressia e bulimia nervose, fame emotiva ed altri squilibri nel rapporto quotidiano con il cibo. I disturbi del comportamento alimentare quindi, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, hanno registrato ala fine un aumento dei casi del 30% circa.

In poche parole questo inizio d’anno, pur non esistendo dei lockdown dichiarati, con la DAD effettuata in alcune scuole per decisioni autonome dei sindaci, con l’aumento di contagi, in particolare nei giovani spesso per informazioni errate sui vaccini, con nuove regole spesso mal gestite che di fatto moltiplicano i disagi giovanili, hanno riportato indietro nel tempo quel poco che si stava iniziando a ricostruire tra gli adolescenti in particolare come attività motoria e socializzante.

Ecco perché mi sento di esortare le istituzioni per includere la salute mentale e il supporto psicosociale per gli adolescenti non solo nel servizio sanitario nazionale e nelle scuole (in maniera vera e non di facciata), ma anche e soprattutto in quegli ambienti motori e sportivi che possono essere il volano per riportare questi ragazzi a vivere ciò che in questi due anni hanno perso e che oggi possono essere definiti una generazione bruciata.

Aiutiamo gli impianti a vivere perché sono la cura psicologica e motoria delle nostre giovani generazioni.

Ph. ©K.Constance @Pexels

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