Emily Seebohm, Emma McKeon e Dawn Fraser in un poster contro l’inclusione delle donne trans nello sport

In seguito alle dichiarazioni rilasciate nelle scorse settimane da Emily Seebohm, Emma McKeon e Dawn Fraser in merito all’inclusione degli atleti transgender nello sport di élite, il partito Advance Australia ha utilizzato la loro immagine insieme allo slogan: “Lo sport femminile non è per gli uomini” per una campagna contro l’inclusione delle donne trans nello sport, l’iniziativa ha sollevato il malumore delle dirette interessante, soprattutto di Emily Seebohmquello di Swimming Australia e del Comitato Olimpico Australiano che stanno valutando un’azione legale.

La dorsista quattro volte campionessa olimpica Emily Seebohm ha affermato che le dichiarazioni utilizzate sono state estrapolate dal contesto delle sue dichiarazioni, segue il link al servizio di news.com.au .

Emily Seebohm

“Questa è un’affermazione che non ho mai rilasciato, che non suggerisco né la sostengo e… la foto è semplicemente orribile! Tutto questo è semplicemente orribile per me. Non ho mai detto che non voglio l’inclusività nello sport, voglio che tutti si sentano inclusi nel nostro sport, dobbiamo solo capire come fare … Voglio al cento per cento gli atleti trans nello sport. È qualcosa che deve essere discusso per capire come fare in modo che tutti si sentano al sicuro e supportati e che le competizioni siano tutelate …”.

Leggi l’articolo integrale di news.com.au 

Emma McKeon, Emily Seebohm e la Presidente Tracy Stockwell sull’inclusione degli atleti transgender nello sport di élite.

La 27enne Emma McKeon, la nuotatrice più titolata alle Olimpiadi di Tokyo, la sua collega Emily Seebohm (28), fra le australiane più vincenti, e la loro attuale Presidente federale Tracy Stockwell (Caulkins), tre volte campionessa olimpica per gli Stati Uniti, hanno espresso il loro parere sull’inclusione dell’atleta transgender nello sport di élite, argomento venuto alla ribalta nel dicembre scorso quando Lia Thomas, atleta dell’Università della Pennsylvania, ha vinto il titolo NCAA delle 500 yard stile libero per la squadra femminile del college dopo aver gareggiato per tre anni come uomo per il medesimo istituto.

Emma McKeon

“Personalmente non vorrei gareggiare contro qualcuno che è biologicamente un maschio, non è una novità in generale, ma è una novità nel nuoto, lo sport deve pensare a come gestire ed affrontare la situazione,  dobbiamo essere inclusivi, ma non vogliamo che le donne gareggino contro avversarie che sono biologicamente maschi,  semplicemente perché non è giusto. Per adesso non ho dovuto farlo e credo che al momento sia solo una questione che riguarda il sistema universitario in America”.

Emily Seebhom

“Dobbiamo avere la stessa parità di condizioni, proprio come facciamo con il doping nello sport. I maschi biologici saranno sempre più veloci e più forti di quanto lo sarò mai io in vita mia. Voglio competere in parità di condizioni, voglio essere certa che le mie avversarie dispongano della stessa capacità di forza, della stessa capacità di velocità e della stessa capacità di potenza. Vogliamo essere in grado di nuotare le gare testa a testa perché partiamo alla pari, non vogliamo che si vinca di otto, dieci secondi. Se a Tokyo avessi nuotato in un evento maschile non avrei vinto una medaglia, un maschio arrivato ottavo nella mia specialità contro di me avrebbe vinto di cinque o sei secondi, quindi la differenza di cui stiamo parlando esiste.

Tracy Stockwell ha potuto riflettere in merito al dibattito come ex datleta d’élite (tre ori olimpici alle Olimpiadi di  L.A. 1984 – Caulkins) e come attuale capo del governo del nuoto australiano.

Tracy Stockwell

“È una questione complicata, emotiva, divisiva, a seconda delle opinioni delle persone, che rispetto.  Continueremo a parlare con FINA per elaborare una politica internazionale, credo sia importante. Vogliamo essere inclusivi, ma vogliamo anche essere equi. E la grande domanda è: come facciamo?

Non sono un medico esperto, o un medico, e quindi non posso parlare di quanto tempo ci voglia per mitigare i benefici prestativi della pubertà maschile e qual è sia l’equo livello di testosterone, ma ci sono delle regole per le donne nello sport sui livelli di testosterone ammessi, e come per le atlete che hanno dovuto gareggiare contro le donne della Germania dell’Est, penso che molte di loro direbbero che non è stato equo.

Non so se avremmo a breve ulteriori casi (vedi Lia Thomas), ma è solo questione di tempo. Penso che dobbiamo farci trovare preparati. Negli ultimi due anni ci siamo confrontati molto in merito a questo tema, ma è necessario ancor più confronto. Siamo uno sport inclusivo, ma dobbiamo anche garantire l’equità a tutti i nostri atleti”.

Probabile che il comitato di esperti FINA che sta lavorando sul tema sia pronto per presentare una politica normativa in tempo per il Congresso FINA in programma fra qualche settimana, poco prima dei Campionati del mondo di Budapest del prossimo 18 giugno.

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