Dopo Parigi, Londra si mobilita: il nuoto diventa protesta civile. Staffetta sul Tamigi, l’eco della Senna.
Otto nuotatori d'élite britannici percorrono 200 km per denunciare lo scandalo degli scarichi fognari nel Regno Unito.
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Nel mese di settembre otto nuotatori britannici di livello internazionale affrontano una sfida senza precedenti: una staffetta no-stop di oltre 200 km lungo il Tamigi, tre giorni consecutivi di nuoto fino al cuore di Westminster. L’iniziativa, chiamata Thames Swim Against Sewage, è la prima del suo genere e vuole lanciare un messaggio chiaro: fermare l’inquinamento da scarichi fognari che soffoca i fiumi, i laghi e i mari del Regno Unito.
L’evento riunisce campioni olimpici e mondiali provenienti da Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord insieme a Surfers Against Sewage e alle comunità locali, da anni impegnate nella difesa del proprio tratto di fiume. Dati scientifici, azioni dal basso e il sostegno popolare confluiranno simbolicamente davanti al Parlamento nel momento in cui i deputati tornano a discutere nuove regolamentazioni sul settore idrico.
Il contesto è allarmante: solo nel 2024 si sono registrati 464.056 sversamenti di acque reflue in tutto il Regno Unito, ma il numero reale potrebbe avvicinarsi al milione. Un’emergenza sanitaria e ambientale che viene definito una vero e proprio “scandalo nazionale”, frutto di un sistema che privilegia il profitto a scapito delle persone e della natura.
Il Governo sta valutando le raccomandazioni di una Commissione indipendente per la riforma del settore, ma le proposte sul tavolo rischiano di indebolire le tutele esistenti. Per questo i nuotatori – tra cui l’olimpico Toby Robinson, la due volte mondiale Amber Keegan e il bronzo iridato Hector Pardoe – hanno scelto di trasformarsi in portavoce di un appello collettivo: una riforma radicale, che metta al centro cittadini e ambiente, e non interessi economici.
“Il Tamigi è un simbolo – ha detto Robinson – e ripulirlo significherebbe renderlo accessibile ai londinesi, come è successo con la Senna a Parigi. È un diritto che dovrebbe appartenere a tutti”.



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