Le critiche di Katinka Hosszú al sistema ungherese
"Negli ultimi anni ho più volte scritto, parlato e lanciato avvertimenti: nel nuoto ungherese esistono problemi strutturali"".
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L'icona dello sport ungherese, Katinka Hosszú, dopo i Mondiali giovanili di Bucarest (Otopeni) e quelli maggiori di Singapore, ha lanciato alcune critiche, piuttosto severe, al sistema del nuoto ungherese. Secondo la campionessa magiara, non è tanto la mancanza di medaglie a preoccupare, quanto il drastico calo dei finalisti, veri indicatori della profondità e solidità del movimento, per avvalolare la sua tesi ha presentato sulle sue pagine delle statistiche con tanto di grafici, dove i numeri, a suo dire, parlano chiaro (qui sotto).
Katinka Hosszú: “Negli ultimi anni ho più volte scritto, parlato e lanciato avvertimenti: nel nuoto ungherese esistono problemi strutturali".
Questa in estrema sintesi il contenuto delle critiche della Hosszu.
Il quadro emerso dai Mondiali 2025 di Singapore conferma le difficoltà: su 25 atleti convocati, solo due – allenatisi in patria con metodi ungheresi – sono riusciti a raggiungere una finale individuale, mentre soltanto cinque hanno stabilito un record personale. Molti dei migliori risultati sono arrivati da nuotatori formatisi all’estero, segno di un sistema interno incapace di valorizzare i talenti.
Secondo l’analisi , non è colpa degli atleti, ma di un sistema che manca di rinnovamento: la formazione degli allenatori, la metodologia, il supporto federale e l’organizzazione complessiva necessitano di profonde riforme. Le risorse investite non hanno prodotto un corrispondente progresso, e la mancanza di apertura al dialogo ha aggravato la situazione.
I dati pongono interrogativi cruciali: perché una nazionale così numerosa non riesce a esprimere finalisti competitivi? Quali metodologie vengono adottate realmente in patria? E come mai, nonostante l’aumento dei finanziamenti, i risultati restano così deboli?
Non servono giustificazioni né retorica. Lo sport agonistico si misura con i fatti, e i fatti dicono che il sistema attuale non funziona. Per costruire i campioni del futuro occorrono professionalità, responsabilità, umiltà e un profondo cambiamento culturale e organizzativo.
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