"I modelli di allenamento": 200 allenatori ieri a Parma per il corso monotematico.
Si è svolto ieri a Parma il corso monotematico per allenatori "I modelli di allenamento".
/https://distribution-point.webstorage-4sigma.it/nuoto_com-1291/media/immagine/2025/resized/PHOTO_2025_05_03_10_43_16_obumbUv-1600x1200.jpg)
Durante la giornata di ieri, presso l'Hotel Parma & Congressi, si è svolto il corso monotematico per allenatori "I modelli di allenamento". Il primo di tre appuntamenti su questo argomento.
Sono stati duecento gli allenatori che si sono presentati in aula per ascoltare i relatori.
/https://distribution-point.webstorage-4sigma.it/nuoto_com-1291/media/immagine/2025/resized/PHOTO_2025_05_02_10_23_20_Dyn966T-1600x1204.jpg)
Il prof. Roberto Del Bianco ha aperto i lavori con un intervento sull'evoluzione del sistema di allenamento del tempo. Nel suo raccontare come sono nati i codici di allenamento che vengono utilizzati quotidianamente dagli allenatori (1988), ha sottolineato l'importanza del confronto, di come la curiosità si possa trasformare in interesse e di come sia importante conoscere la storia, poiché un uomo che ignora o dimentica è destinato a cominciare da capo ogni volta rifacendo gli stessi errori. L'evoluzione di cui ci parla Roberto Del Bianco inizia in tempi relativamente lontani, negli anni '70 circa, grazie alla sete di sapere, alla curiosità e al non accontentarsi di un gruppo di persone, tra cui lo stesso Del Bianco e il prof. Bonifazi.
È proprio il prof. Marco Bonifazi che continua l'intervento, parlando della storia della valutazione funzionale in Italia e dell'interpretazione attuale dei modelli di allenamento FIN. Racconta di come negli anni '40 esistessero solo due categorie di allenamento e di come negli anni '60 si sia arrivati a quattro, passando attraverso l'Interval Training. Un excursus tra coloro che hanno parlato di nuoto in termini scientifici e non solo: Counsilman, Mader, Saini, Maglischo. Il professore ha spiegato come sia importante che l'adattamento metabolico dell'atleta debba tenere sempre, costantemente in considerazione anche l'adattamento tecnico. È stato ripreso il concetto di soglia, spiegando come questo abbia definito le zone di allenamento. E proprio su questo poi si è focalizzato l'intervento, enunciando come da tre zone si sia passati a cinque e l'importanza della Zona 2, ossia dell'importanza del nuoto aerobico lento. Si è parlato di FATmax, cioè della massima potenza lipidica, sempre legata al concetto di nuoto lento e di come i lavori svolti in Zona 2 favoriscano il controllo motorio.
Il Direttore Tecnico delle Squadre Nazionali Cesare Butini ha sottolineato l'importanza tra i tecnici di parlare la stessa lingua e di creare un "Sistema Italia". Citando Aristotele, ha evidenziato l'importanza della relazione tra obiettivi, mezzi e verifica, di come sia fondamentale un equilibrio tra volume e intensità e l'esigenza di ricercare costantemente l'efficienza propulsiva. Parlando dei criteri di ristrutturazione delle tabelle dei programmi di allenamento ha messo in luce come si tenda a utilizzare troppo l'intensità, e di come questa pratica scorretta porti ad abbandoni precoci. Ha evidenziato l'importanza del Tapering, poiché il riposo sta alla prestazione tanto quanto l'allenamento. Inoltre ha sottolineato come sia imprescindibile per l'allenatore avere flessibilità nella lettura dei dati.
Marco Menchinelli, in qualità di responsabile delle Squadre Nazionali Giovanili, ha affrontato la tematica dell'attività giovanile, con particolare riferimento all'allenamento in Zona 2. Ha sottolineato come il differenziale debba essere un dato da leggere con molta flessibilià e sensibilità, contestualizzandolo ogni volta. Nel lavoro dell'allenatore con il settore giovanile è fondamentale mettere buone basi, fondamenta solide su cui poter costruire un atleta assoluto il più longevo possibile. Questo è un percorso che deve partire in età giovanile, dopo è troppo tardi.
Cristiano Guerra ha evidenziato come molti tecnici allenino in Zona 2 senza nemmeno rendersene conto. È una zona su cui fare lavori fondanti per la costruzione del giovane nuotatore: in questo range non c'è scadimento tecnico. Naturalmente serve la lungimiranza del tecnico: capire che alcuni processi hanno tempistiche dalle quali non si può prescindere. È sicuramente la parte più difficile, perchè significa non solo allenare, ma riuscire a non far venire meno la motivazione dell'atleta. Citando un grande allenatore del passato, Gennadi Touretski, "nuotare bene piano per nuotare bene forte".
Marco Pedoja ha raccontato la sua esperienza con Nicolò Martinenghi, raccontando di come, dalla stagione 2012/2013 in categoria ragazzi si è arrivati all'oro dei Giochi Olimpici di Parigi 2024. Un percorso che si è costruito lentamente, con alcuni intoppi, come è normale che sia. Ne è sicuramente emersa la lungimiranza del tecnico, la capacità di saper aspettare, il rispettare le tempistiche di maturazione dell'atleta, tecnicamente ma soprattutto psicologicamente. Marco ha saputo far comprendere a Nicolò l'importanza di lavori apparentemente più noiosi ma fondamentali, ha guidato l'atleta in un percorso di consapevolezza, e lo si può fare solo attraverso il nuoto "lungo e lento", perchè solo così è possibile sentire l'aiuto dell'acqua.
ENTRA NEL NOSTRO CANALE TELEGRAM PER AVERE COSTANTI AGGIORNAMENTI
UNISCITINON PERDERTI NESSUNA NOTIZIA SUL NUOTO ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER