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WADA indaga sulla fuga di notizie riguardante i test antidoping dei nuotatori cinesi.

Avviata indagine interna "Operation puncture" . Si sospetta la matrice politica. L'ARD critica l'operazione.

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L’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) ha confermato di aver avviato un’indagine interna su una fuga di notizie riguardante il caso dei 23 nuotatori cinesi risultati positivi a un farmaco cardiaco vietato prima delle Olimpiadi di Tokyo 2021, ma poi assolti per contaminazione accidentale.

Secondo quanto riportato da ARD e The New York Times, la vicenda era rimasta segreta fino alla pubblicazione dell’inchiesta lo scorso anno. La WADA ha ora lanciato l’“Operation Puncture” per capire come sia avvenuta la fuga di notizie, ma ha precisato di non voler perseguire il whistleblower (informatori interni).

Il direttore dell’intelligence e delle indagini della WADA, Günter Younger, ha chiarito che l’obiettivo dell’operazione è capire le ragioni della fuga di notizie, che si sospetta possa avere una matrice politica, e allo stesso tempo rafforzare la sicurezza delle informazioni e la tutela delle persone coinvolte.

Il caso dei nuotatori cinesi rimane uno dei più controversi degli ultimi anni, e la WADA è sotto accusa da parte di atleti, federazioni e autorità antidoping, soprattutto negli Stati Uniti, dove il governo ha sospeso il pagamento della quota annuale di 3,6 milioni di dollari all’agenzia come forma di protesta.

Secondo l’emittente tedesca ARD e sulla base di quanto riportato da Sportchau, uno dei più importanti programmi sportivi della televisione tedesca, l’operazione è stata autorizzata dal presidente Witold Bańka e dal direttore generale Olivier Niggli, e finanziata con fondi destinati alla lotta al doping. La vicenda riguarda test positivi occultati prima delle Olimpiadi di Tokyo 2021, resi pubblici solo nel 2024 grazie all’inchiesta di ARD e del New York Times. La WADA avrebbe chiesto a diverse organizzazioni antidoping di fornire dettagli che potessero portare all’identificazione delle fonti, nonostante i rischi per la sicurezza dei whistleblower coinvolti, soprattutto in relazione alla Cina, dove chi denuncia può subire ritorsioni.

Organizzazioni per i diritti umani, come Human Rights Watch e Transparency International, hanno duramente criticato l’iniziativa, definendola “pericolosa” e contraria ai principi di tutela delle fonti: “tutte le organizzazioni hanno il dovere di proteggere i whistleblower, non di perseguirli”, ha affermato Minky Worden di HRW.

Anche Play the Game, osservatorio indipendente sulle politiche sportive, ha denunciato una contraddizione evidente: da un lato la WADA promuove il portale ufficiale SpeakUp! per incoraggiare le segnalazioni, dall’altro sembra voler colpire chi mette in discussione la sua credibilità nella gestione del caso cinese.

Infine, l’articolo ricorda che non è la prima volta che la WADA viene accusata di aver abbandonato i whistleblower: i russi Yulia e Vitaly Stepanov, che nel 2014 denunciarono il doping di Stato in Russia, attendono ancora oggi una piena tutela e il riconoscimento del diritto di residenza negli Stati Uniti.

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