"O così o niente. Lo sport non si può fare in casa. Tra le mura domestiche in qualche modo si può lavorare, studiare, anche socializzare, ma fare sport no, quindi o si ha il Green pass o ci si ferma, e nel mondo dello sport mi pare che lo abbiano capito tutti". L'olimpionico
Nicola Cassio
, presidente della sezione triestina dell’Associazione Atleti Azzurri d’Italia, ha le idee molto chiare sul dibattito in corso in tema di certificazioni verdi e vaccini e le espone in un'intervista al quotidiano
il
Piccolo
.
Cassio, campione mondiale in vasca corta con la 4x200 a Shangai nel 2006 insieme a
Massimiliano Rosolino, Matteo Pellicciari
e
Filippo Magnini,
ha sottoscritto la petizione promossa dai professori universitari
Mitja Gialuz
e
Tiziana Benussi
che ad oggi ha raccolto oltre 42mila sottoscrizioni per ribadire il ruolo di "capitale italiana della scienza", messo in discussione dalle numerose manifestazioni antivacciniste delle ultime settimane.
"Bisogna andare avanti, e lo dico soprattutto per i giovani" prosegue Cassio "Abbiamo vissuto la pandemia e le restrizioni che ne sono conseguite. Abbiamo dovuto interrompere l'attività sportiva e agonistica, con tutte le conseguenze del caso. Ora è tempo di voltare pagina e di tornare a vivere, e l'unico modo per farlo è sfruttare gli strumenti che abbiamo a disposizione. Il mondo dello sport ha reagito in modo consapevole. Qui nessuno vuole ridursi a competere con se stesso o contro un cronometro. Esistono gli sport individuali, ma sono solo una parte; per il resto lo sport è squadra, contatto. Come si può pensare di giocare a basket o fare arti marziali, dove il contatto è molto forte, senza avere una protezione? È impensabile, e infatti mi pare che gli sportivi abbiano capito che il Green pass non è un'imposizione, ma un aiuto. O ci si è vaccinati o ci si deve tenere monitorati ogni due giorni, perché si tutela se stessi e gli altri".
E a ribadire che Trieste non è solo no vax, l'iniziativa del Centro Federale diretto da
Franco Del Campo
che dallo scorso mese di ottobre è diventato hub vaccinale grazie alla collaborazione tra FIN Plus e Azienda sanitaria locale.
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L'appello a Trieste
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