Millecinquecentostilelibero
In occasione del (temporaneo?) ritiro di Gregorio Paltrinieri ripercorriamo la storia della gara più lunga del programma in vasca
Premessa
Gregorio Paltrinieri si prende una pausa. È alla soglia dei 30 anni, gareggia ad alto (altissimo) livello dai campionati mondiali del 2011. Ha visto passare almeno tre generazioni di mezzofondisti e ora, alla quarta è stanco.
Ha gareggiato con Mellouli, Cochrane, Sun, Jaeger, Wellbrock, Romanchuk, Finke, Horton, Wiffen. In nazionale, lo hanno accompagnato Pizzetti, Detti, Acerenza e De Tullio. Deve ricaricare le pile. E decide di farlo dopo aver sostenuto 14.600 metri di gare ad alto livello alle ultime Olimpiadi. E dopo due medaglie. Altre due.
Lo aspettiamo a Los Angeles? Sarebbe bello, ma non rimarremo certo delusi se anche ci comunicasse che si ritira in maniera definitiva. Quindi, non facciamocene un cruccio e ringraziamo del fatto di aver potuto ammirare questo atleta per così tanti anni, per un periodo paragonabile a quello di Federica Pellegrini: l’”epoca di Paltrinieri”.
Introduzione
I 1500 sono una gara storica del programma natatorio olimpico. Rappresentano, in un certo senso, la declinazione metrica della classica gara anglosassone del miglio (il miglio terrestre corrisponde a 1.609 metri, 1.760 yard). Sono presenti in tutti i programmi delle grandi manifestazioni a partire dal 1908. Per ovvi motivi di spazio, non potremo dilungarci nel descrivere i panorami continentali, se non per brevi ma estremamente significative puntate, soprattutto in Europa e Oceania.
La gara è sempre stata territorio di caccia anglosassone: britannici, australiani e statunitensi si sono giocati la maggior parte delle medaglie. Oltre all’Europa degli anni 80, fuori dal coro in lingua inglese, ci sono i giapponesi degli anni 30, con strascichi diretti e indiretti fino a inizio anni 60, Sun Yang, ovvero la Cina, e qualche protagonista isolato o fortuito, di cui non mancheremo di parlare.
Il momento è importante. Due sono gli eventi che caratterizzano questo 2024. Da un lato è caduto lo storico (e discusso/discutibile) WR di Sun. Dall’altro Paltrinieri, l’atleta che, con la sua presenza costante, ha caratterizzato gli ultimi tre cicli olimpici della specialità, ha annunciato una pausa di riflessione. A trent’anni, una pausa. Suona molto come ritiro, ma sappiamo quanto - in realtà – sia ancora alla ricerca di ciò che la pandemia e la mononucleosi del 2020 gli hanno tolto: la tripletta 800/1500/10km. Vorrà rifarsi?
La Storia (vincitori, vinti, curiosità)
I tempi “Eroici”
Eroici: fino al 1936 non conta moltissimo il cronometro. Il tempo è solo un corollario. In sede olimpica ci sono anche le semifinali e la competizione si snoda su tre giorni. Non sono i tempi a decretare il passaggio in finale ma la posizione nella propria batteria/semifinale. Si assiste quindi una serie di gare estremamente tattiche e la composizione della finale (all’inizio sono in quattro, per poi crescere a sei e poi a sette) è dettata dalle strategie e non dal tempo. Succede così che gli atleti si ritirino prima della fine perché si accorgono di non poter passare il turno.
Di 1500 metri si comincia a parlare – formalmente - con le olimpiadi di Londra, nel 1908. I britannici iscritti sono parecchi, più dei canonici tre (fino al 1980) e due (dal 1984 in poi) per nazione. Ci sono poi i rappresentanti dei dominions: Australia, Canada e Nuova Zelanda in testa. Alla fine, il podio parla solo inglese, con Taylor e Battersby, entrambi britannici, a duellare per l’oro e un certo Beaurepaire al bronzo.
Chi è Beaurepaire? Come Dorando Petri nella maratona e Saetta McQueen nella Piston Cup, non sempre è il vincitore a essere ricordato. “Beaurepaire” è il nome di parecchie scuole nuoto e piscine della terra dei canguri. È un nominativo ricorrente sul podio olimpico.
Lo troviamo per tre volte, non consecutive e inframezzate da una guerra mondiale: 1908, 1920 e 1924. E non si tratta di parentela o di omonimia. È sempre lo stesso personaggio (nel 1924 ha quasi 33 anni). Nel 1916 non c’è un podio olimpico a causa della Grande Guerra. Il 1912 salta invece per un’accusa di professionismo (fa l’istruttore di nuoto).
Ma tre olimpiadi non bastano per farsi intitolare piscine e scuole nuoto. Bisogna ricordare il resto: nella vita Sir Francis Joseph Edmund Beaurepaire è stato ufficiale dell’esercito, imprenditore, politico e benefattore. Devolve molte delle sue ricchezze per la costruzione di piscine (compresa quella olimpica del 1956) e fa di tutto per portare le Olimpiadi nella sua città (Melbourne), avendo però la sfortuna di morire improvvisamente, pochi mesi prima della cerimonia di apertura.
Il 1912 vede dominare il Canada con il giovane diciottenne Hodgson, seguito da tutto il Commonwealth: Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda. Il WR si sposta alle soglie dei 22 minuti.
Il 1920 vede la prima vittoria USA in un contesto più modesto rispetto a otto anni prima, ma in mezzo c’è stata una lunga e sanguinosa guerra che ha colpito la gioventù di tutte le nazioni del mondo. Beaurepaire è sul podio con un tempo di quasi 10 secondi superiore a quello di dodici anni prima.
Il 1924 dovrebbe essere l’anno dello svedese con il sigaro, Arne Borg. Arne é da sempre un tipo arrogante, presuntuoso, poco diplomatico con la stampa (che lo odia), spesso irrispettoso. In un’occasione, a Stoccolma, gli organizzatori gli preparano una manifestazione su misura per fare il WR, ma lui si presenta dopo aver giocato per tre ore a hockey con gli amici. L’esito è pessimo. Da quel giorno, per tutta la stampa accorsa a celebrarne le gesta, è “gamin” (insulto intraducibile, pare). Ma è una star, forse la prima del nuoto (Weissmuller “Tarzan”, arriverà poco dopo), oltre che un atleta fortissimo: polmoni, mani e piedi giganti (dicono che potesse sciare senza sci…).
Va anche in tournée in giro per il mondo, si allena nei porti quando la nave attracca (non lo fa solo alle Fiji, perché ci sono troppi squali), prova a nuotare anche in una squadra statunitense. Nel 1924, a 22 anni, è nel pieno della maturità agonistica, ha già fatto una serie cospicua di WR. A inizio anno è stato in tournée in Australia dove ha impartito lezioni a tutti i canguri del mezzofondo. Anche a un ragazzino di 15 anni che a luglio ne avrà 16 e avrà imparato nuove strategie.
In sede olimpica, batterie e semifinali già dicono che per Arne non è aria. In finale il ragazzino, Andrew Charlton, se lo lascia alla spalle di 35 secondi, rischiando di abbattere la barriera dei 20 minuti. Borg incassa e medita vendetta.
Apriamo una parentesi sul 1927, anno non olimpico ma momento topico per i 1500. A Bologna ci sono i campionati europei e Arne è in una forma straordinaria. La sua prestazione è ai limiti dei 19 minuti (19.07,2). La prestazione rimarrà WR per quasi 11 anni e record europeo per 25, in un’epoca in cui i primati cadono come le noccioline. Il tempo varrebbe la vittoria nel 1948 e sarebbe ancora ai limiti della finale nel 1956.
Anche qui la storia è da romanzo. Il giorno prima perde 4 denti per una scazzottata in acqua durante la partita di pallanuoto Svezia – Francia. In gara mostra una cattiveria mai vista, stravince, esce dall’acqua, si accende un sigaro, si siede e attende l’arrivo degli avversari. Il primo ad arrivare è il nostro Perentin, a un minuto e 43 secondi.
La vendetta olimpica, nel 1928, è solo una proforma. Lo svedese controlla, tanto è l’unico in grado di scendere sotto i 20 minuti. Charlton si migliora ma non abbastanza. Sul podio, assieme a Borg e Charlton, c’è anche Clarence “Buster” Crabbe, forte soprattutto nei 400SL, e noto per essere uno dei tanti volti di Tarzan. Arne tornerà in acqua una decina di anni dopo (a 37 anni), per vincere il titolo europeo a Londra nel 1938, al ritmo ancora eccellente di 19.55.
Gli anni 30 vedono affermarsi gli atleti-soldato del Sol Levante: tanto allenamento, disciplina ferrea, innovazioni tecniche e… Qualche bombola di ossigeno nel pre-gara, fruttano cinque finalisti, due ori, un argento e un bronzo in due olimpiadi, compresa quella in casa USA a Los Angeles. Proprio nel 1932 vince il più giovane di sempre, Kusuo Kitamura, 14 anni.
Il Giappone, come scuola, domina fino agli anni 50 inoltrati, a partire dai WR del 1938 e del 1949 fino al curioso podio del 1952.
Il dopoguerra: USA vs. Australia
Il 1948 è una questione tra USA, Australia e Ungheria. Vince lo statunitense McLane. Per il dato cronometrico vale il discorso fatto sulle gare di Anversa del 1920. Il Giappone non viene invitato dal comitato organizzatore, come la Germania. La ferita è ancora aperta, sono nazioni non gradite. Il mondo intero si deve riprendere dai sei anni più assurdi e sanguinosi della sua storia.
McLane è ancora quarto nel 1952, alle spalle di tre “giapponesi”, anche se sul podio sventolano 3 bandiere differenti. La vittoria va a Ford Hiroshi Konno, 19 anni, statunitense di Honolulu. Konno è seguito dal giapponese Shiro Hashizume, ex-detentore del WR e dal brasiliano Tetsuo Okamoto, sulle cui origini penso non vi siano dubbi.
Con il 1956, complici l’edizione casalinga delle Olimpiadi e il posizionamento anomalo delle gare (autunno inoltrato), inizia il dominio aussie. Vince il giovanissimo e biondissimo Murray Rose, 17 anni e un futuro, ancora da nuotatore (gareggerà fino al 1964, realizzando pure un WR), e poi da attore e brillante manager, tra California e Gold Coast. Sul podio insieme a Rose ci sono due nomi importanti: Tsuyoshi Yamanaka, ultimo rappresentante della grandissima scuola giapponese (interprete sopraffino dei 200SL, superato solo da Don Schollander; sul podio olimpico anche nel 1960 e ancora finalista nel 1964 a 25 anni, nelle distanze più brevi) e George Breen, grande recordman USA che non riuscirà mai a vincere l’oro olimpico individuale.
Nel 1960 a Roma, i tre di cui sopra vengono preceduti da John Konrads, giovane diciottenne, lituano d’origine, australiano d’adozione, dall’inglese claudicante, dalla famiglia girovaga e dallo stile inguardabile, ma dalla forza – mentale e fisica – fuori dal comune. Rose completa la doppietta sul podio e a Yamanaka rimane solo la medaglia di legno.
Il dominio dei canguri continua anche a Tokyo nel 1964, con Robert Windle. L’australiano, con 17.01,7, approfitta dell’assenza di Rose (17.01,8 ad agosto) e della pessima vena del detentore del WR Roy Saari, primo uomo a scendere sotto i 17 minuti. La battaglia è tutta Australia-USA. I due team monopolizzano la finale con ben sei atleti su otto.
Le due edizioni successive vanno a Michael Burton. Lo statunitense stravince la terrificante competizione in altura del 1968 a Città del Messico (in 16.38, quando il WR è 30 secondi sotto) e domina 4 anni dopo, nonostante i suoi 25 anni compiuti, davanti ai giovani rampanti Windeatt e Northway.
Sulla finale del 1972 pesa l’ingombrante assenza di Rick Demont, squalificato per doping, dopo aver vinto i 400SL. Burton arriva al nuoto perché non può più fare gli sport che più ama. Da ragazzo, mentre scorrazza in bicicletta, viene investito da un camion e per lui si chiudono le porte dei classici sport USA, football, baseball e basket.
La storia sportiva di Demont merita invece di essere ricordata. Nel 1972 è il grande favorito per i titoli dei 400 e 1500. Ha 16 anni e un grande futuro lo attende. A Monaco vince i 400 in 4.00,26 ma viene trovato positivo all’efedrina. Il problema è che l’efedrina gli è stata prescritta dal suo medico per problemi di asma. Quindi, il team USA ne è al corrente. La squalifica comprende anche i 1500, di cui detiene il WR (15.52,91). Burton vince poi in 15.52,58. Demont vince l’anno dopo i 400 a Belgrado in 3.58,18 (primo uomo sotto i 4 minuti) e poi scompare fino al 1980, quando si dedicherà con discreto successo alla velocità pura, i 50SL, con tempi nei dintorni del 23 basso.
Sfide tra ragazzini
Con gli anni 70 gli appuntamenti importanti si infittiscono.
È del 1973 la prima edizione dei campionati mondiali. È il momento d’oro degli atleti adolescenti. Di Demont abbiamo già detto. A Belgrado vince, con tanto di WR, il quindicenne australiano Stephen Holland, fisico minuto, nuotata brutta e frenetica. Stephen pialla le prestazioni di chi lo ha preceduto, spostando l’asticella da quota 15.52 a quota 15.31.
Nel 1975 rinuncia ai mondiali perché ha altri programmi e vuole gareggiare a Christchurch, in Nuova Zelanda. Ma i protagonisti non mancano. A Cali è la volta dello statunitense Tim Shaw, autore di uno storico triplete 200-400-1500. I due duellano a distanza a colpi di WR e non badano a ciò che succede alle loro spalle. Anche se dovrebbero.
Ai mondiali arriva secondo un altro ragazzino di 16 anni, piccolo, scomposto nella nuotata ma dalla determinazione ferrea. Si chiama Brian Goodell, è alto poco più di 170cm, nel nuoto è sgraziato come il brutto anatroccolo, ma nuota nella “animals lane” di Mark Schubert, la corsia 8 della piscina di Mission Vejo, al ritmo di 140 miglia a settimana.
E arriva finalmente il 1976. Arriva la finale delle finali, quella che segnerà la distanza e la specialità fino alla fine degli anni 80. I protagonisti sono tutti adolescenti. Il “vecchio” è Holland. Ha 18 anni. È lui che cala il primo asso: 15.10,89 ai trials australiani. Gli statunitensi Goodell e Hackett rispondono poco dopo: 15.06,66 e 15.13,76.
Anche Hackett, classe 1959 come Goodell, ma ancora sedicenne, è un tipo tosto. Esita solo quando il suo coach gli propone 100 x 100yd a un minuto + 2 x 1650yd di cui il secondo a farfalla (1yd = 0,91m). Ma l’allenatore lo redarguisce e gli spiega che quello è l’unico modo per arrivare all’oro olimpico.
Shaw invece non sarà della partita. I feroci trials USA e qualche problema fisico lo costringono a ripiegare sui soli 400SL. Per capire l’attesa e la drammaticità che si creano e si alimentano attorno all’evento basta seguire le dichiarazioni.
Rick Demont, guardando una gara di Goodell nel 1975: “Get a kick, boy!”
Shaw: “For years we had been beating each other’s brains out then, all of sudden, we became brothers in arms”.
Holland, dopo il 15.06 di Goodell: “If he can’t go under 15 minutes he might as well not show up in Montreal”.
Goodell: “Jumping into the battle does not guarantee victory, but being afraid to try guarantees defeat”.
Hackett, dopo la finale: “I was swimming for the United States of America. I was swimming to beat Stephen Holland”.
La finale a Montreal è un continuum di colpi di scena, di attacchi all’arma bianca, senza strategia e senza tattica. Non si va sotto i 15 minuti, ma è un dettaglio. Goodell alla fine uccide la gara, impostata da Holland in maniera estrema, facendo 3.56,6 negli ultimi 400m (15.02,40). Holland alla fine stramazza (in termini relativi, fa 15.04,66) e cede anche ad Hackett (15.03,91).
Nessuno dei tre otterrà più nulla del genere. Holland, attaccato dalla stampa in patria per l’esito “deludente” della gara, si ritira dalle competizioni. Hackett sarà ancora sul podio due anni dopo (ma con 20 secondi in più) e, insieme a Goodell, perderà il treno del 1980 a causa del boicottaggio.
Tocca all’Europa
La finale del 20 luglio 1976 ha uno strascico, un lungo strascico.
In quella finale di ragazzini, quarto arriva il brasiliano Madruga (17 anni) con un tempo (15.19,84) che a febbraio di quell’anno sarebbe stato WR. Quinto è un ragazzino sovietico classe 1960, che realizza il record europeo (15.29,45) e sul taccuino si segna i tempi di chi lo precede.
Ma non bastano i tempi, il ragazzino, Vladimir Salnikov, passerà la sua vita natatoria a cercare un’impresa che possa avvicinare come pathos, quello della finale delle finali.
Dal 1977 al 1983 il dominio è assoluto: 15.16.45 per vincere gli europei 1977, 15.03.99 per i mondiali 1978, 14.58.27 per le Olimpiadi a Mosca. Poi la lotta continua contro il cronometro e solo contro quello, visto che di avversari non si può parlare: 14.56.35 nel 1982 (15.01,77 per vincere il mondiale), 14.54.76 nel 1983, 14.58.90 nel triste 1984, prima di sapere del boicottaggio e di perdere l’opportunità di bissare il successo di 4 anni prima, successo comunque messo in dubbio dall’assenza di Goodell e Hackett. Lo sport del “cosa sarebbe successo se…” in questo caso è quello di maggior successo.
E poi? Il buio, cronometrico ma forse anche alcolico: pausa nel 1985 (15.14), WR negli 800 (7.50.64) ma 4° ai mondiali nella sua gara (15.18.94) nel 1986, umiliante eliminazione in batteria a Strasburgo (15.28) nel 1987.
Il 1988 è l'anno della rinascita e del ritiro, le sue parole di commiato sono semplici: "Ho continuato perché non volevo rinunciare a vincere un'Olimpiade al completo". Il tempo per vincere (15.00,40) è in grado di realizzarlo solo lui.
La tattica, vista da fuori, sembra essere quella della lunga cavalcata solitaria. Da dentro, è una preghiera a ogni virata per non finire le energie, per tutto l’ultimo terzo di gara.
Pfeiffer (15.02,69), Dassler (15.06,15) e Cetlinski (15.06,42) sono vicini, terribilmente vicini.
A fine gara ci sono premiazioni, interviste, antidoping e – alla fine – il meritato riposo al villaggio olimpico. Qui c’è la sorpresa: decine di atleti, di ogni sport e di ogni nazione, al suo ingresso nella mensa, si alzano in piedi e lo applaudono per dieci minuti.
Prima del 1988 ci sono due appuntamenti di cui non dimenticarsi perché si tingono in parte di azzurro. La non eccelsa finale del 1984, con il favorito Di Carlo (15.01,51 a Trials) che cede al più giovane O’Brien, vede presente in finale il nostro Stefano Grandi. Meglio ancora va nel 1986, con Stefano Battistelli, 16 anni e una medaglia d’argento, complici la leggera altitudine di Madrid e una conduzione di gara “sconsiderata”. I tempi non sono eccelsi, ma
Bibi si fa precedere solo dall’esperto Henkel, al suo anno di grazia, e mette in fila una serie di specialisti che alla fine rimangono fuori dal podio: Salnikov, Dassler e Darjan Petric.
Il dominio europeo si concretizza anche in due campionati continentali. Nel 1987 un tridente di tedeschi in palla realizza la miglior prestazione corale di sempre: Henkel 15.02,23; Dassler 15.02,30; Pfeiffer 15.03,06. Nel 1989 invece è Hoffmann a infilare il favorito Pfeiffer: 15.01,52 contro 15.01,93. I due gareggiano per l’ultima volta sotto due bandiere, Germania Est e Ovest rispettivamente. Saranno compagni di squadra ai mondiali 1991 (oro e bronzo) e alle olimpiadi 1992 (bronzo e legno).
Gli anni del canguro
Ma gli anni 90 sono gli anni degli australiani, del loro assoluto e incontrastato dominio. Faranno doppietta nel 1992, 1994, 1996 e 2000.
C’è un prologo, un prologo che ci permette di approfondire il concetto di sfortuna.
Glen Housman nel 1989 è un diciassettenne di ottime speranze, con il suo 15.06,00 carico di prospettive. A gennaio del 1990 ci sono i trials per i giochi del Commonwealth. Il giorno delle batterie dei 1500 la situazione è tranquilla, non si attendono grandi performance e non si pensa neppure a una gran lotta in finale, visto che ci sono tre nomi che si stagliano: Plummer, McKenzie e Housman.
I cronometraggi sembrano fare un po’ i capricci, ma sono le batterie dei 1500 non la finale olimpica! Ci pensa Glen a mettere tutti in difficoltà. Entra in acqua sciolto e lungo e comincia a stampare un ritmo da meno 60 secondi a 100. Fuoco di paglia, si pensa, è anche un buon quattrocentista. Certo sarebbe una iattura se facesse il record australiano (vale ancora il tempo di Holland).
La situazione “degenera” e alla fine il giovane aussie fa di peggio: 14.53,59, nuovo WR. Non omologabile. Il triplo cronometraggio non funziona quindi il tempo non può essere considerato ufficiale.
Il giorno dopo è troppo teso e non riesce a ripetersi. L’altra sorpresa è l’ingresso in squadra di uno smilzo e lungo sedicenne di nome Kieren Perkins. Ai giochi del Commonwealth Housman ci riprova e arriva a soli 49 centesimi dal WR (14.55,25). Solido il ragazzo, ma la sorte non lo assiste. E nessuno commenta il tempo della medaglia d’argento Perkins: 14.58,08.
I mondiali del 1991 a Perth dovrebbero essere i mondiali di Housman, ma tutto va storto. Glen arriva mestamente quinto (15.12,42) e, soprattutto, partecipa in maniera anonima al più grande 1500 di sempre, vinto da Hoffmann che si incolla come una remora a Perkins e lo infila di 22 centesimi negli ultimi 100 metri, con il nuovo WR: 14.50,36. Anche il veterano Pfeiffer finisce sotto i 15 minuti.
Glen sarà argento nel 1992, dietro a colui che ormai è stella indiscussa della specialità, Kieren Perkins, mentre l’Europa lentamente si eclissa.
Nel 1994 il copione non cambia. L’unica differenza è rappresentata dal nome nuovo tra i canguri, Daniel Kowalski, che soppianta Housman scendendo a sua volta sotto i 15 minuti. È l’anno d’oro: Perkins sposta l’asticella a quota 14.41, Kowalski arriva a 14.53. Housman, pur essendo in grado di fare meno di 15 minuti, rimane tagliato fuori dalle grandi competizioni. Il resto del mondo arranca: spariscono gli USA mentre l’Europa si affida a un ex-velocista ai limiti dei 30 anni, Zesner, che fatica a scendere sotto i 15.10.
l 1996 è anomalo. Perkins non sta bene e fatica durante i trials. Il panorama mondiale mostra un certo declino (le olimpiadi di Atlanta saranno ricordate per i pochissimi tempi significativi realizzati), forse perché, per una volta, l’antidoping sta vincendo sul doping. Il favorito è Kowalski, che a 21 anni è nel pieno della maturità (ad Atlanta è già salito sul podio dei 200SL e salirà su quello dei 400SL). Alle sue spalle c’è il vuoto.
Le batterie olimpiche sembrano dargli ragione: il nuovo è rappresentato da Smith (UK, 20 anni) e dal nostro Emiliano Brembilla (17 anni). Per il resto c’è un duello all’ultimo metro per l’ottavo posto tra Perkins e Zesner, nei dintorni di un mediocre 15.21. La spunta l’australiano e sappiamo tutti quanto questo inciderà, anche sul bilancio olimpico dell’Italia. In finale Perkins applica la sua solita tattica e va in fuga. Sa di non valere un gran crono ma ci prova. E ha ragione. Vince scendendo sotto i 15 minuti. Alle sue spalle il passo viene tenuto solo da Kowalski e Smith che alla fine occuperanno i gradini più bassi del podio. Brembilla è quarto in 15.08,58. Ottimo come esordio, anche se, a posteriori, il pensiero corre al crono con cui vincerà gli europei l’anno dopo: 14.58,65.
Nel 1997 Perkins alza il piede dall’acceleratore quanto basta per non riuscire a qualificarsi per i mondiali di casa di inizio 1998. Scende quindi in campo l’ultimo dei grandi australiani, il dominatore incontrastato della gara fino al 2005, “scippato” del titolo olimpico del 2008. Grant Hackett, classe 1980, comincia a farsi vedere a fine 1996, scala le posizioni di casa e mondiali durante tutto il 1997, spazia dai 200 (WR nel 1999, 2 centesimi meglio di Lamberti - nel 2002 farà persino la 4x100SL ai Panpacifici) ai 1500, anche se ha la sfortuna di incrociare quello che si può considerare il più grande talento di sempre, Ian Thorpe.
Hackett ha lo stesso approccio di Perkins. I 1500 sono velocità prolungata, quindi si parte e si arriva forte, niente negative split. Con questa tattica domina a Perth, nel gennaio del 1998, in 14.51,70, precedendo il nostro Emiliano di quasi 10 secondi e il solito Kowalski.
Il 1999 è un anno turbolento, ma solo alle sue spalle. In casa Perkins e Kowalski si scannano a ogni competizione, all’estero si nota una timida rinascita negli USA (Thompson) e nell’est Europa. Nel 2000 scoppia il problema dei full body suit.
La federazione australiana ne permette l’uso ma ricorda agli atleti che in nazionale si usa il costume dello sponsor. Thorpe si lamenta perché considera il costume “equipaggiamento tecnico”. Vuole usare il suo. Il presidente del comitato olimpico australiano preannuncia che non convocherà nessuno dei nuotatori che si sarà qualificato usando il nuovo strumento.
Hackett mette d’accordo tutti e si dice disposto a presentarsi anche nudo al blocco, pur di partecipare alle olimpiadi di casa. Lui, nudo, si è già fatto fotografare per la rivista “The Sydney Frame”. È la moda del momento, pare: la Thompson negli USA, Rosolino e Postiglione in Italia, le pallanuotiste australiane. Tutto, comunque, si risolve a tarallucci e vino e ai trials Perkins sopravanza Kowalski per il secondo posto.
A Sydney, per Hackett, le cose si complicano. Vanno malissimo 200, 400 e 4x200 e nessuno ne comprende il motivo. La scusa ufficiale si chiama stato febbricitante ma i più informati descrivono Grant come troppo occupato ad approfittare di tutti i divertimenti multiculturali del villaggio olimpico. Viene allora rinchiuso per un paio di giorni, si riprende e si qualifica per la finale, finale nella quale in quattro scendono sotto i 15 minuti, ritorna sul podio uno statunitense (Thompson) e Hackett impedisce a Perkins di prendersi 3 titoli consecutivi nella specialità.
I mondiali del 2001 a Fukuoka sono un’altra storia. Ritiratisi Perkins e Kowalski, agli aussie rimane solo Hackett che, in completa solitudine, realizza “il” WR: 14.34,56. Il crono è una pietra miliare perché resisterà, unico WR, alla seconda e alla terza generazione dei body suit, all’era dei gommoni del biennio 2008/2009. Alle sue spalle, per oltre 24 secondi, c’è il vuoto, riempito dal britannico Smith e dal russo Filipets. In finale c’è, a sorpresa, anche il nostro Rosolino.
I mondiali di Barcellona del 2003 sembrano stanchi. Hackett stravince di quasi 20 secondi senza strafare (14.43) e sul podio gli fanno compagnia l’ucraino Chervinski e lo statunitense Vendt. L’Italia comincia a vedersi con continuità. Minotti, argento europeo l’anno prima in 15.04,28, arriva nei primi otto.
L’appuntamento olimpico del 2004, al di là del cronometro e delle medaglie, ha una sua storia particolare. Hackett è ancora l’uomo da battere ma gli avversari cominciano ad avvicinarsi. Ad Atene Grant fa fatica e fa tempi non eccelsi, causando indirettamente la sconfitta della 4x200 a opera degli statunitensi.
La stampa australiana si scatena ma lui sta zitto e pensa ai 1500. Si qualifica per la finale e riparte con la sua solita tattica. Va tutto bene fino ai 1000 metri, poi gli avversari cominciano a recuperare, pericolosamente. Grant tiene duro e vince, precedendo di un paio di secondi Jensen e Davies (a quota 14.45). Dopo la gara Hackett parla e spiega: prima delle olimpiadi il suo medico personale gli ha scoperto un polmone collassato. I due non comunicano nulla perché avrebbe significato l’esclusione dal team olimpico per motivi di salute. Quindi, quello che vince l’oro, è “mezzo” Hackett. Una vera impresa.
Il podio dei mondiali 2005 è identico a quello dell’anno precedente. La gara meno drammatica.
Il dominio di Hackett termina qui. Nella primavera 2007, a Melbourne, vince a sorpresa un polacco dal nome impronunciabile (Sawrymowicz), davanti al favorito Prilukov (campione continentale 2002, 2004, 2006 e 2008) e al solito britannico Davies, un podio tutto europeo. Hackett è finalista ma fatica a scendere sotto i 15 minuti.
L’Italia è protagonista in finale con Federico Colbertaldo, quinto. In finale, anzi sul podio, ci sarebbe anche Osama Mellouli, ventitreenne tunisino che studia negli USA. Purtroppo per lui, viene squalificato a posteriori in quanto trovato positivo all’anfetamina in un controllo fuori stagione, a dicembre del 2006. Lui dichiara di averla usata per i pesanti ritmi di studio a cui è sottoposto, e per questo la squalifica è leggera, un anno e mezzo. Nessuno si chiede se l’anfetamina serva a coprire altro. La sostanza è che il tunisino è abile e arruolato per Pechino 2008.
A Pechino ci sono due rivoluzioni che pesano come macigni sui risultati. Da un lato il nuovo equipaggiamento tecnico, body suit in gomma a scaglie (Speedo) e in gomma piena (Jaked e altri) e, dall’altro, le batterie al pomeriggio e le finali al mattino.
Molte nazioni vengono spazzate via dal mancato uso dei nuovi body suite. Gli italiani (Colbertaldo e Pizzetti) pagano la difficoltà nell’indossarli, per mancanza di abitudine. Abitudine che statunitensi e australiani hanno segretamente affinato dalla fine del 2007.
Nelle batterie Hackett domina in 14.38,92. Gli altri protagonisti, Mellouli e Prilukov e la sorpresa canadese Ryan Cochrane viaggiano sopra i 14.40. A dire la verità, Mellouli rischia chiudendo in 14.47 alto.
La finale mattutina è un’altra storia. Hackett parte come sempre ma viene infilato dal tunisino, defilato in corsia laterale. Per vincere non serve scendere sotto sotto i 14.40. Prilukov (14.41,13 in batteria) rimane fuori dal podio di pochi centesimi. Cochrane conquista la prima di una serie di medaglie consecutive che ha pochi eguali per continuità. Hackett manca l’appuntamento con il terzo titolo consecutivo e con la storia, ma per ragioni che nulla hanno a che fare con la sua prestazione. Trattasi infatti di scippo.
L’onda gialla
Nella finale di Pechino la Cina è rappresentata da ben due atleti: l’esperto Zhang (sul podio dei 400) e la matricola Sun Yang, 16 anni, che giunge ottavo.
Nel 2009, a Roma, domina ancora Mellouli, seguito da Cochrane e proprio da Sun. Il nostro Colbertaldo è brillante quarto. Lui sicuramente non recrimina, ma qualcuno dovrebbe. Al primo e al terzo posto ci sono due atleti che sollevano dubbi. Oltre a Colbertaldo approda alla finale anche Samuel Pizzetti, ottavo dopo un’ottima batteria.
Nel 2011 siamo a Shanghai e Sun Yang realizza, a 10 anni di distanza, l’impresa, cancellando Hackett. La gara è incredibile: a 100m dalla fine il tempo di Hackett era di 13.37,89, quello di Sun 13.39,92. Il cinese innesta il turbo, spara due 50 da 28,28 e 25,94 e sopravanza Hackett di 42 centesimi. Dopo mezzo secolo, torna sul podio l’Ungheria con il finisseur Kis. L’Italia c’è anche in questa finale, con Pizzetti. In batteria si perde un certo Paltrinieri, in 15.22.
La gara di Londra, olimpiadi 2012, è di altissimo livello, e non solo per il WR di Sun (14.31,02), ma anche perché Cochrane riesce a scendere a sua volta sotto i 14.40. In finale, ottimo quinto, c’è anche il campione europeo in carica, il diciasettenne Gregorio Paltrinieri.
Apro una parentesi polemica: primo Sun (squalificato per doping nel 2014, poi nel 2020, per 4 anni); terzo Mellouli (squalificato per doping nel 2007); quarto Park (14.50,61 - squalificato per doping nel 2015). Un po’ troppo per definire regolare la gara. Ma è un mio personalissimo parere.
L’epoca di Paltrinieri
I mondiali 2013 e 2015 sono la cronaca di un passaggio di consegne non certo indolore e neppure troppo corretto.
A Barcellona vince (ma non stravince) Sun, che si limita al compitino per precedere in un normalissimo 14.41 il solito Cochrane e l’arrembante Paltrinieri.
Greg, dal 14.45 di Barcellona, balza al 14.39,93 di Berlino 2014 e spaventa il cinese. I 1500 di Kazan sono da cronaca. Dopo il bellissimo duello Sun/Paltrinieri negli 800, il cinese rinuncia in maniera inspiegabile alla finale dei 1500, lasciando la corsia vuota. La rinuncia mette in difficoltà oggettiva un Paltrinieri che aveva accuratamente preparato la tattica per battere il cinese. Il risultato di Greg, specialmente se confrontato con quello dell’800, è inferiore alle attese, non fa giustizia alla stagione esaltante dell’italiano e al suo reale valore.
Sulle ragioni della rinuncia di Sun, poco o nulla si sa. La cronaca dei suoi comportamenti (tra cui un tentativo di aggressione a una nuotatrice brasiliana nella vasca di riscaldamento, prima della finale) riporta ad alcuni passi del libro “Lo sport del doping. Chi lo subisce, chi lo combatte” (2012) di Sandro Donati, grande allenatore dell’atletica italiana, che descrive dettagliatamente le fisime comportamentali degli atleti “doping addicted” in crisi di astinenza.
Il 2016 è una cavalcata trionfale per Paltrinieri e per l’Italia del mezzofondo. Greg fa l’ER agli europei di Londra (14.34.0), stravince a Rio e viene accompagnato sul podio da Detti, 3° a quota 14.40. in finale a Rio fa la sua ultima apparizione il canadese Cochrane (6° in 14.49,61) mentre Sun si fa mestamente eliminare nelle batterie con un crono mediocre di 15.01 e spiccioli. Paltrinieri si riconferma campione mondiale nel 2017, anche se le nuove leve cominciano a dare le prime avvisaglie della loro ingombrante presenza. L’ucraino Romanchuk arriva a poco più di un secondo dall’italiano.
Dal 2019 la situazione cambia. Arrivano una serie di atleti che sfruttano la strategia forsennata di Paltrinieri. Quelle dell’italiano non sono più fughe. Gli avversari si mantengono agganciati e lo sopravanzano con i loro efficaci sprint finali. Wellbrock, Romanchuk e Finke spingono così Greg ai margini del podio, fino a farlo cadere al di fuori a Tokyo 2021.
A dire la verità, alle Olimpiadi, più che gli avversari può la mononucleosi. Nell’olimpiade rinviata per la pandemia, Paltrinieri deve combattere con i postumi di una malattia che non perdona e debilita per mesi gli atleti. Dopo un buon 800 (a medaglia) e prima di una incredibile medaglia in acque libere, Greg deve accontentarsi di un quarto posto nei suoi 1500.
La rivincita si consuma ai mondiali di Budapest del 2022. Paltrinieri, scientemente, affronta una batteria sottotono, in modo da finire in corsia laterale, lontano dai finisseur, i killer dell’ultima vasca, che oramai adottano la strategia di farsi portare dall’italiano fino agli ultimi 100m per poi sopravanzarlo. Dalla corsia 1 l’italiano compie un vero capolavoro. Fugge da subito, a un ritmo forsennato, andando a guadagnare fino a 4m sul WR di Sun. Alla fine è solo ER. Ma Finke e Wellbrock non riescono a prenderlo.
Nel 2023, Paltrinieri rinuncia. È la prima volta dal 2012 che non è in una grande finale dei 1500. La sua mancanza non si sente. Due campino olimpici di Tokyo decidono di attaccare Sun. Il tunisino Hafnaoui (vincitore dei 400SL nel 2021) e Finke si affrontano all’arma bianca, sempre davanti ai passaggi 2012 del cinese. Hanno entrambi un rush finale terrificante. Ma non basta. Finiscono rispettivamente a 52 e 57 centesimi dal WR.
È il 2024 a risolvere tutto. Finke, in solitaria, cambia tattica e fugge in avanti, andando a guadagnare quel margine che gli garantisce lo spazio per cancellare Sun. Paltrinieri lo segue e ripete il tempo di Rio, 8 anni e una pandemia dopo. Manca Wiffen, che non regge psicologicamente dopo il capolavoro negli 800.
| Sun 2012 | Paltrinieri 2022 | Hafnaoui 2023 | Finke 2023 | Finke 2024 |
100 | 55,80 | 55,57 | 56,31 | 56,06 | 55,47 |
200 | 1.54,31 | 1.53,67 | 1.54,70 | 1.54,57 | 1.53,59 |
300 | 2.52,63 | 2.52,32 | 2.53,21 | 2.53,37 | 2.51,69 |
400 | 3.51,50 | 3.51,04 | 3.51,47 | 3.51,86 | 3.50,38 |
500 | 4.49,62 | 4.49,44 | 4.50,16 | 4.50,24 | 4.49,10 |
600 | 5.48,15 | 5.47,88 | 5.48,99 | 5.48,88 | 5.47,86 |
700 | 6.46,74 | 6.46,02 | 6.47,62 | 6.47,44 | 6.46,51 |
800 | 7.45,45 | 7.44,19 | 7.46,37 | 7.45,98 | 7.45,18 |
900 | 8.44,32 | 8.42,68 | 8.44,73 | 8.44,61 | 8.43,37 |
1000 | 9.43,10 | 9.41,14 | 9.43,51 | 9.43,34 | 9.41,72 |
1100 | 10.41,73 | 10.39,56 | 10.41,68 | 10.41,86 | 10.40,01 |
1200 | 11.40,64 | 11.37,95 | 11.40,08 | 11.40,29 | 11.38,41 |
1300 | 12.39,00 | 12.36,21 | 12.37,99 | 12.38,31 | 12.36,69 |
1400 | 13.37,53 | 13.34,72 | 13.36,16 | 13.36,48 | 13.35,33 |
1500 | 14.31,02 (25,68) | 14.32,80 (28,69) | 14.31,54 (26,23) | 14.31,59 (26,19) | 14.30,67 (26,27) |
LE MEDAGLIE
1908-1936
Nazione | Oro | Argento | Bronzo | Totale medaglie |
Giappone | 2 | 1 | 1 | 4 |
Gran Bretagna | 1 | 2 |
| 3 |
Australia | 1 | 1 | 4 | 6 |
USA | 1 | 1 | 2 | 4 |
Canada | 1 | 1 |
| 2 |
Svezia | 1 | 1 |
| 2 |
1948-1976
Nazione | Oro | Argento | Bronzo | Totale medaglie |
USA | 6 | 5 | 3 | 14 |
Australia | 4 | 3 | 4 | 11 |
Giappone |
| 2 |
| 2 |
Ungheria |
|
| 1 | 1 |
Brasile |
|
| 1 | 1 |
Gran Bretagna |
|
| 1 | 1 |
1978-1998
Nazione | Oro | Argento | Bronzo | Totale medaglie |
Australia | 4 | 4 | 2 | 10 |
URSS | 4 | 2 |
| 6 |
FRG | 2 | 1 | 4 | 7 |
USA | 1 | 1 | 2 | 4 |
Italia |
| 2 |
| 2 |
Jugoslavia |
| 1 | 1 | 2 |
GDR |
|
| 1 | 1 |
Gran Bretagna |
|
| 1 | 1 |
2000-2024
Nazione | Oro | Argento | Bronzo | Totale medaglie |
Australia | 5 | 2 | 2 | 9 |
Italia | 4 | 2 | 2 | 8 |
Cina | 3 |
| 1 | 4 |
Tunisia | 3 |
| 1 | 4 |
USA | 2 | 6 | 2 | 10 |
Polonia | 1 |
|
| 1 |
FRG | 1 | 1 | 2 | 4 |
Irlanda | 1 |
| 1 | 2 |
Canada |
| 4 | 2 | 6 |
Ucraina |
| 4 |
| 4 |
Gran Bretagna |
| 1 | 3 | 4 |
Russia |
| 1 | 1 | 2 |
Ungheria |
|
| 1 | 1 |
Francia |
|
| 1 | 1 |
Olimpiadi
Nazione | Oro | Argento | Bronzo | Totale medaglie |
USA | 9 | 7 | 6 | 22 |
Australia | 8 | 8 | 8 | 24 |
Giappone | 2 | 3 | 1 | 6 |
URSS | 2 | 1 |
| 3 |
Italia | 1 | 1 | 1 | 3 |
Gran Bretagna | 1 | 2 | 2 | 5 |
Canada | 1 | 2 | 1 | 4 |
Svezia | 1 | 1 |
| 2 |
Tunisia | 1 |
| 1 | 2 |
Cina | 1 |
|
| 1 |
FRG |
| 1 | 3 | 4 |
Ucraina |
| 1 |
| 1 |
Ungheria |
|
| 1 | 1 |
Brasile |
|
| 1 | 1 |
GDR |
|
| 1 | 1 |
Irlanda |
|
| 1 | 1 |
Campionati Mondiali
Nazione | Oro | Argento | Bronzo | Totale medaglie |
Australia | 6 | 2 | 4 | 12 |
Italia | 3 | 2 | 2 | 7 |
FRG | 3 | 1 | 3 | 7 |
URSS/Russia | 2 | 2 | 1 | 5 |
Cina | 2 |
| 1 | 3 |
Tunisia | 2 |
|
| 2 |
USA | 1 | 6 | 3 | 10 |
Polonia | 1 |
|
| 1 |
Irlanda | 1 |
|
| 1 |
Canada |
| 3 | 1 | 4 |
Ucraina |
| 3 |
| 3 |
Gran Bretagna |
| 1 | 3 | 4 |
Jugoslavia |
| 1 | 1 | 2 |
Ungheria |
|
| 1 | 1 |
Francia |
|
| 1 | 1 |
TOTALE
Nazione | Oro | Argento | Bronzo | Totale medaglie |
Australia | 14 | 10 | 12 | 36 |
USA | 10 | 13 | 9 | 32 |
Italia | 4 | 3 | 3 | 10 |
URSS/Russia | 4 | 3 | 1 | 8 |
FRG | 3 | 2 | 6 | 11 |
Tunisia | 3 |
| 1 | 4 |
Cina | 3 |
| 1 | 4 |
Giappone | 2 | 3 | 1 | 6 |
Canada | 1 | 5 | 2 | 8 |
Gran Bretagna | 1 | 3 | 5 | 9 |
Svezia | 1 | 1 |
| 2 |
Irlanda | 1 |
| 1 | 2 |
Polonia | 1 |
|
| 1 |
Ucraina |
| 4 |
| 4 |
Jugoslavia |
| 1 | 1 | 2 |
Ungheria |
|
| 2 | 2 |
Brasile |
|
| 1 | 1 |
GDR |
|
| 1 | 1 |
Francia |
|
| 1 | 1 |
I FINALISTI
Tabella punteggi
Posizione in finale | Punti assegnati |
Primo | 8 |
Secondo | 7 |
Terzo | 6 |
Quarto | 5 |
Quinto | 4 |
Sesto | 3 |
Settimo | 2 |
Ottavo | 1 |
Non presentato | 0 |
1908-1936
Nazione | Finalisti | Punti |
USA | 9 | 49 |
Australia | 7 | 44 |
Giappone | 6 | 38 |
Gran Bretagna | 5 | 30 |
Svezia | 3 | 18 |
Canada | 3 | 18 |
Nuova Zelanda | 1 | 5 |
Austria | 1 | 5 |
Ungheria | 1 | 4 |
Argentina | 1 | 4 |
1948-1976
Nazione | Finalisti | Punti |
USA | 23 | 127 |
Australia | 20 | 103 |
Giappone | 6 | 27 |
Ungheria | 5 | 17 |
Svezia | 3 | 11 |
Brasile | 2 | 11 |
Gran Bretagna | 3 | 9 |
Nuova Zelanda | 3 | 9 |
GDR | 2 | 9 |
Canada | 2 | 8 |
1978-1998
Nazione | Finalisti | Punti |
Australia | 13 | 82 |
FRG | 12 | 67 |
URSS/Russia | 12 | 57 |
USA | 10 | 44 |
Jugoslavia | 7 | 27 |
Gran Bretagna | 7 | 22 |
Italia | 4 | 22 |
GDR | 4 | 21 |
Sudafrica | 2 | 8 |
Ucraina | 2 | 7 |
2000-2024
Nazione | Finalisti | Punti |
USA | 21 | 111 |
Italia | 18 | 91 |
Australia | 16 | 82 |
Gran Bretagna | 14 | 54 |
Ucraina | 13 | 53 |
Canada | 7 | 43 |
Cina | 9 | 42 |
Germania/FRG | 7 | 39 |
Russia | 7 | 36 |
Tunisia | 5 | 33 |
Irlanda | 3 | 19 |
Francia | 7 | 18 |
Polonia | 5 | 17 |
Olimpiadi
Nazione | Finalisti | Punti |
USA | 41 | 222 |
Australia | 36 | 204 |
Giappone | 13 | 68 |
Gran Bretagna | 15 | 62 |
URSS/Russia | 11 | 48 |
Canada | 9 | 44 |
Germania/FRG | 10 | 43 |
Italia | 7 | 38 |
Ungheria | 8 | 25 |
Svezia | 4 | 23 |
Campionati Mondiali
Nazione | Finalisti | Punti |
USA | 22 | 109 |
Australia | 20 | 107 |
Italia | 15 | 75 |
FRG/Germania | 12 | 65 |
Gran Bretagna | 14 | 53 |
URSS/Russia | 11 | 52 |
Ucraina | 12 | 50 |
Cina | 6 | 31 |
Canada | 5 | 28 |
Jugoslavia | 5 | 22 |
GDR | 4 | 19 |
Tunisia | 2 | 16 |
Polonia | 4 | 15 |
TOTALE
Nazione | Finalisti | Punti |
USA | 63 | 331 |
Australia | 56 | 312 |
Gran Bretagna | 29 | 116 |
Italia | 22 | 113 |
Germania/FRG | 22 | 110 |
URSS/Russia | 22 | 100 |
Giappone | 15 | 72 |
Canada | 14 | 72 |
Ucraina | 14 | 58 |
Ungheria | 12 | 46 |
Cina | 9 | 42 |
Tunisia | 5 | 33 |
Jugoslavia | 8 | 31 |
GDR | 6 | 30 |
Irlanda | 3 | 19 |
Francia | 7 | 18 |
Polonia | 5 | 17 |
CRONOLOGIE DEI RECORD
Cronologia del WR
Tempo | Atleta | Età | Naz. | Data | Luogo |
22.48,4 | Henry Taylor | 23 | GBR | 25/07/1908 | Londra – Olimpiadi |
22.00,0 | George Hodgson | 18 | CAN | 10/07/1912 | Stoccolma – Olimpiadi |
21.35,3 | Arne Borg | 21 | SWE | 08/07/1923 | Goteborg |
21.15,0 | Arne Borg | 22 | SWE | 30/01/1924 | Sydney |
21.11,4 | Arne Borg | 22 | SWE | 13/07/1924 | Parigi – Olimpiadi |
20.06,6 | Andrew Boy Charlton | 16 | AUS | 15/07/1924 | Parigi – Olimpiadi |
20.04,4 | Arne Borg | 25 | SWE | 18/08/1926 | Budapest – Campionati Europei |
19.07,2 | Arne Borg | 26 | SWE | 02/09/1927 | Bologna – Campionati Europei |
18.58,8 | Tomikatsu Amano | JPN | 10/08/1938 | Tokyo | |
18.35,7 | Shiro Hashizume | 20 | JPN | 16/08/1949 | Los Angeles |
18.19,0 | Hironoshin Furuhashi | 20 | JPN | 16/08/1949 | Los Angeles |
18.05,9 | George Breen | 20 | USA | 03/05/1956 | New Haven |
17.59,5 | Murray Rose | 17 | AUS | 30/10/1956 | Melbourne – Olimpiadi |
17.52,9 | George Breen | 21 | USA | 05/12/1956 | Melbourne |
17.28,7 | John Konrads | 15 | AUS | 22/03/1958 | Melbourne (yard) |
17.11,0 | John Konrads | 17 | AUS | 27/02/1960 | Sydney (yard) |
17.05,5 | Roy Saari | 18 | USA | 17/08/1963 | Tokyo |
17.01,8 | Murray Rose | 25 | AUS | 02/08/1964 | Los Altos |
16.58,7 | Roy Saari | 19 | USA | 02/09/1964 | New York |
16.58,6 | Stephen Krause | 15 | USA | 15/08/1965 | Maumee |
16.41,6 | Mike Burton | 19 | USA | 21/08/1966 | Lincoln |
16.34,1 | Mike Burton | 20 | USA | 13/08/1967 | Oak Park – AUU Nationals |
16.28,1 | Guillermo Echevarria | 20 | MEX | 07/07/1968 | Santa Clara |
16.08,5 | Mike Burton | 21 | USA | 03/09/1968 | Long Beach – Trials |
16.04,5 | Mike Burton | 22 | USA | 17/08/1969 | Louisville – AUU Nationals |
15.57,1 | John Kinsella | 18 | USA | 23/08/1970 | Los Angeles – AUU Nationals |
15.52,91 | Rick Demont | 16 | USA | 06/08/1972 | Chicago – Trials |
15.52,58 | Mike Burton | 25 | USA | 04/09/1972 | Monaco – Olimpiadi |
15.37,80 | Stephen Holland | 15 | AUS | 05/08/1973 | Brisbane |
15.31,85 | Stephen Holland | 15 | AUS | 09/09/1973 | Belgrado – Campionati Mondiali |
15.31,75 | Tim Shaw | 16 | USA | 25/08/1974 | Concord – AUU Nationals |
15.27,79 | Stephen Holland | 16 | AUS | 25/01/1975 | Christchurch |
15.20,91 | Tim Shaw | 17 | USA | 21/06/1975 | Long Beach – Trials |
15.10,89 | Stephen Holland | 17 | AUS | 27/02/1976 | Sydney – Trials |
15.06,66 | Brian Goodell | 17 | USA | 21/06/1976 | Long Beach – Trials |
15.02,40 | Brian Goodell | 17 | USA | 20/07/1976 | Montreal – Olimpiadi |
14.58,27 | Vladimir Salnikov | 20 | URS | 22/07/1980 | Mosca – Olimpiadi |
14.56,35 | Vladimir Salnikov | 21 | URS | 13/03/1982 | Mosca – URSS vs GDR |
14.54,76 | Vladimir Salnikov | 22 | URS | 22/02/1983 | Mosca – Nazionali invernali |
14.53,59 | Glen Housman ** | 18 | AUS | 01/1990 | Adelaide – Trials Commonwealth |
14.50,36 | Joerg Hoffmann | 21 | FRG | 13/01/1991 | Perth – Mondiali |
14.48,40 | Kieren Perkins | 18 | AUS | 05/04/1992 | Canberra – Trials |
14.43,48 | Kieren Perkins | 18 | AUS | 31/07/1992 | Barcellona – Olimpiadi |
14.41,66 | Kieren Perkins | 21 | AUS | 24/08/1994 | Victoria – Commonwealth Games |
14.34,56 | Grant Hackett | 21 | AUS | 29/07/2001 | Fukuoka – Campionati Mondiali |
14.34,14 | Sun Yang | 19 | CHN | 31/07/2011 | Shanghai – Campionati Mondiali |
14.31,02 | Sun Yang | 20 | CHN | 04/08/2012 | Londra – Olimpiadi |
14.30,67 | Bobby Finke | 24 | USA | 04/08/2024 | Parigi – Olimpiadi |
Cronologia dell'ER
Tempo | Atleta | Età | Naz. | Data | Luogo |
21.35,3 | Borg | 22 | SWE | 1923 | Goteborg |
21.15,0 | Arne Borg | 22 | SWE | 1924 | Sydney |
21.11,4 | Arne Borg | 22 | SWE | 1924 | Parigi – Olimpiadi |
20.04,4 | Borg | 25 | SWE | 1926 | Budapest – Campionati Europei |
19.07,2 | Borg | 26 | SWE | 1927 | Bologna – Campionati Europei |
18.36,9 | Boiteux | 19 | FRA | 1952 | Tolosa |
18.28,4 | Zaborszky | 21 | HUN | 1956 | Budapest |
18.25,2 | Boiteux | 23 | FRA | 1956 | Parigi |
18.12,0 | Montserret |
| FRA | 1957 | Cannes |
18.06,2 | Black | 17 | GBR | 1958 | New Brighton |
18.05,8 | Black | 17 | GBR | 1958 | Budapest – Campionati Europei |
17.55,2 | Katona | 18 | HUN | 1960 | Roma – Olimpiadi |
17.53,5 | Katona | 18 | HUN | 1960 | Roma – Olimpiadi |
17.43,7 | Katona | 19 | HUN | 1960 | |
17.31,7 | Hetz |
| FRG | 1962 | Wurzburg |
17.30,0 | Katona | 22 | HUN | 1964 | Budapest |
17.27,0 | Katona | 22 | HUN | 1964 | Budapest |
17.01,9 | Belitz-Geiman | 20 | URS | 1965 | Cracovia |
16.58,5 | Belitz-Geiman | 21 | URS | 1966 | Utrecht |
16.52,7 | Belitz-Geiman | 22 | URS | 1967 | Mosca |
16.46,7 | Fassnacht | 17 | FRG | 1968 | Wuppertal |
16.36,8 | Fassnacht | 18 | FRG | 1969 | Santa Clara |
16.23,9 | Lampe | 17 | FRG | 1970 | Wurselen |
16.10,38 | Bellbring | 21 | SWE | 1973 | Norrkoping |
16.06,10 | Gingjoe | 21 | SWE | 1973 | Belgrado – Campionati Mondiali |
15.54,57 | Pfuetze | 15 | GDR | 1974 | Vienna – Campionati Europei |
15.42,70 | Strohbach | 16 | GDR | 1974 | Tallin |
15.33,49 | Parinov | 17 | URS | 1976 | Kiev |
15.29,45 | Salnikov | 16 | URS | 1976 | Montreal – Olimpiadi |
15.27,04 | Salnikov | 17 | URS | 1977 | Leningrado |
15.16,45 | Salnikov | 17 | URS | 1977 | Jonkoping – Campionati Europei |
15.03,99 | Salnikov | 18 | URS | 1978 | Berlino – Campionati Mondiali |
14.58,27 | Salnikov | 20 | URS | 1980 | Mosca – Olimpiadi |
14.56,35 | Salnikov | 21 | URS | 1982 | Mosca |
14.54,76 | Salnikov | 22 | URS | 1983 | Mosca |
14.50,36 | Hoffmann | 20 | FRG | 1991 | Perth – Campionati Mondiali |
14.45,95 | Davies | 19 | GBR | 2004 | Atene – Olimpiadi |
14.45,94 | Sawrymowicz | 20 | POL | 2007 | Melbourne – Campionati Mondiali |
14.41,13 | Prilukov | 24 | RUS | 2008 | Pechino – Olimpiadi |
14.39,93 | Paltrinieri | 19 | ITA | 2014 | Berlino – Campionati Europei |
14.39,67 | Paltrinieri | 20 | ITA | 2015 | Kazan – Campionati Mondiali |
14.34,04 | Paltrinieri | 21 | 2016 | 2016 | Londra – Campionati Europei |
14.33,10 | Paltrinieri | 25 | 2020 | 2020 | Roma – Settecolli |
14.32,80 | Paltrinieri | 27 | 2022 | 2022 | Budapest – Campionati Mondiali |
Cronologia del record italiano
Tempo | Atleta | Età | Data | Luogo |
22.34,2 | Perentin | 21 | 1927 | Bologna – Campionati Europei |
21.35,4 | Perentin | 22 | 1928 | Amsterdam |
20.25,4 | Costoli | 20 | 1930 | Milano |
20.16,3 | Paliaga |
| 1950 | Napoli |
19.55,5 | Paliaga |
| 1950 | Napoli |
19.14,9 | Romani | 19 | 1953 | Pesaro |
19.02,8 | Romani | 21 | 1955 | Terni |
18.58,8 | Galletti | 21 | 1958 | Roma |
18.48,8 | Galletti | 21 | 1958 | Torino |
18.41,5 | Galletti | 21 | 1958 | Budapest – Campionati Europei |
18.17,2 | De Gregorio | 16 | 1962 | Sanremo |
18.16,0 | Orlando |
| 1962 | Roma |
17.57,6 | De Gregorio | 16 | 1965 | Sanremo |
17.55,6 | Frandi | 19 | 1967 | Firenze |
17.34,0 | Alibertini |
| 1969 | Siracusa |
17.25,2 | Grassi |
| 1970 | Roma |
17.15,8 | Grassi |
| 1971 | Siracusa |
17.14,1 | Finocchiaro |
| 1971 | Milano |
17.11,9 | Barelli | 17 | 1971 | Milano |
17.04,7 | Finocchiaro |
| 1972 | Roma |
17.00,1 | Finocchiaro |
| 1972 | Siracusa |
16.46,6 | Irredento | 19 | 1972 | Torino |
16.46,43 | Marugo | 22 | 1974 | Firenze |
16.28,55 | Affronte |
| 1975 | Algeri |
16.26,74 | Bracaglia |
| 1976 | Torino |
16.11,77 | Bracaglia |
| 1977 | Oslo |
16.04,76 | Quadri | 18 | 1977 | Rotterdam |
16.00,24 | Quadri | 18 | 1977 | Torino |
15.53,40 | Quadri | 18 | 1977 | Roma |
15.48,56 | Nagni | 19 | 1979 | Londra |
15.45,50 | Paparella | 19 | 1981 | Como |
15.41,61 | Paparella | 19 | 1981 | Blackpool |
15.37,88 | Paparella | 19 | 1981 | Spalato – Campionati Europei |
15.33,17 | Paparella | 20 | 1982 | Chiavari |
15.31,77 | Grandi | 21 | 1984 | Roma |
15.22,49 | Grandi | 21 | 1984 | Los Angeles – Olimpiadi |
15.14,80 | Battistelli | 16 | 1986 | Madrid – Campionati Mondiali |
15.08,58 | Brembilla | 17 | 1996 | Atlanta – Olimpiadi |
14.58,65 | Brembilla | 18 | 1997 | Siviglia – Campionati Europei |
14.58,26 | Colbertaldo | 18 | 2007 | Melbourne – Campionati Mondiali |
14.56,22 | Colbertaldo | 18 | 2007 | Melbourne – Campionati Mondiali |
14.50,59 | Colbertaldo | 20 | 2008 | Roma |
14.48,28 | Colbertaldo | 21 | 2009 | Roma – Campionati Mondiali |
14.45,37 | Paltrinieri | 18 | 2013 | Barcellona – Campionati Mondiali |
14.44,50 | Paltrinieri | 19 | 2014 | Riccione |
14.39,93 | Paltrinieri | 19 | 2014 | Berlino – Campionati Europei |
14.39,67 | Paltrinieri | 20 | 2015 | Kazan – Campionati Mondiali |
14.34,04 | Paltrinieri | 21 | 2016 | Londra – Campionati Europei |
14.33,10 | Paltrinieri | 25 | 2020 | Roma – Settecolli |
14.32,80 | Paltrinieri | 27 | 2022 | Budapest – Campionati Mondiali |
Età media dei finalisti
ANNO | MEDIA | MIN | MAX |
1908 | 19,3 | 16 | 23 |
1912 | 21,8 | 18 | 28 |
1920 | 22,5 | 19 | 28 |
1924 | 23,4 | 16 | 32 |
1928 | 21,0 | 16 | 26 |
1932 | 19,5 | 14 | 24 |
1936 | 19,1 | 17 | 21 |
1948 | 18,4 | 17 | 21 |
1952 | 20,5 | 17 | 23 |
1956 | 19,3 | 17 | 23 |
1960 | 20,0 | 18 | 25 |
1964 | 19,4 | 16 | 23 |
1968 | 19,1 | 16 | 22 |
1972 | 19,1 | 16 | 25 |
1976 | 16,8 | 16 | 18 |
1980 | 19,4 | 17 | 22 |
1984 | 19,0 | 17 | 21 |
1988 | 23,0 | 20 | 28 |
1992 | 21,5 | 18 | 26 |
1996 | 20,8 | 17 | 26 |
2000 | 21,1 | 18 | 27 |
2004 | 22,5 | 18 | 28 |
2008 | 22,1 | 16 | 28 |
2012 | 22,5 | 17 | 28 |
2016 | 22,1 | 19 | 27 |
2021 | 23,8 | 19 | 29 |
2024 | 23,5 | 16 | 32 |
Andamento dei tempi di accesso alla finale
(*) qualificazione alla finale dipendente dalla posizione registrata in semifinale e non dal riscontro cronometrico.
1908 | 24.25,4 |
1912 | 23.24,2 (*) |
1920 | 23.26,4 |
1924 | 21.53,4 |
1928 | 21.33,4 |
1932 | 20.06,9 (*) |
1936 | 20.10,0 |
1948 | 20.23,9 |
1952 | 19.10,3 |
1956 | 18.51,6 |
1960 | 18.09,9 |
1964 | 17.33,5 |
1968 | 17.37,4 |
1972 | 16.29,48 |
1973 | 16.18,24 |
1975 | 16.19,23 |
1976 | 15.39,04 |
1978 | 15.36,46 |
1980 | 15.32,32 |
1982 | 15.34,60 |
1984 | 15.27,27 |
1986 | 15.29,55 |
1988 | 15.16,99 |
1991 | 15.25,63 |
1992 | 15.21,43 |
1994 | 15.23,27 |
1996 | 15.21,42 |
1998 | 15.20,18 |
2000 | 15.12,30 |
2001 | 15.18,70 |
2003 | 15.16,07 |
2004 | 15.09,54 |
2005 | 15.12,62 |
2007 | 15.02,16 |
2008 | 14.49,53 |
2009 | 15.00,70 |
2011 | 14.58,30 |
2012 | 14.57,59 |
2013 | 15.00,48 |
2015 | 14.57,82 |
2016 | 14.55,40 |
2017 | 14.59,32 |
2019 | 14.55,06 |
2021 | 14.52,66 |
2022 | 14.56,89 |
2023 | 14.54,29 |
2024 | 14.54,98 |
2024 | 14.45,59 |
UN BREVE "RIASSUNTO DEL TUTTO"
Anno | 1° | 2° | 3° | Italiani in finale | Q8 | Italiani nelle batterie | ||||||
1908 | 22.48,4 | Taylor (GBR) | 22.51,2 | Battersby (GBR) | 22.56,2 | Beaurepaire (AUS) | 24.25,4 | 28.52,8 | Muzzi | |||
1912 | 22.00,0 | Hodgson (CAN) | 22.39,0 | Hatfield (GBR) | 23.15,4 | Hardwick (AUS) | 23.24,2 | DNF | Massa | |||
1920 | 22.23,2 | Ross (USA) | 22.36,4 | Vernot (CAN) | 23.04,0 | Beaurepaire (AUS) | 23.26,4 | 25.18,0
| Bisagno Quarantotto | |||
1924 | 20.06,6 | Charlton (AUS) | 20.41,4 | Borg (SWE) | 21.48,4 | Beaurepaire (AUS) | 21.53,4 | 23.04,4 | Bacigalupo | |||
1928 | 19.51,8 | Borg (SWE) | 20.02,6 | Charlton (AUS) | 20.28,8 | Crabbe (USA) | 21.33,4 | 21.42,4 | Perentin (SF) Gambi | |||
1932 | 19.12,4 | Kitamura (JPN) | 19.14,1 | Makino (JPN) | 19.39,5 | Cristy (USA) | 20.06,9 | 20.58,7 (SF) e 20.48,1 21.04,5 | Costoli Perentin | |||
1936 | 19.13,7 | Terada (JPN) | 19.34,0 | Medica (USA) | 19.34,5 | Uto (JPN) | 20.10,0 | |||||
1948 | 19.18,5 | McLane (USA) | 19.31,3 | Marshall (AUS) | 19.43,2 | Mitro (HUN) | 20.23,9 | |||||
1952 | 18.30,3 | Konno (USA) | 18.41,4 | Hashizume (JPN) | 18.51,3 | Okamoto (BRA) | 19.10,3 | |||||
1956 | 17.58,9 | Rose (AUS) | 18.00,3 | Yamanaka (JPN) | 18.08,2 | Breen (USA) | 18.51,6 | |||||
1960 | 17.19,6 | Konrads (AUS) | 17.21,7 | Rose (AUS) | 17.30,6 | Breen (USA) | 18.09,9 | 19.52,9 20.28,2 | Rosi Galletti | |||
1964 | 17.01,7 | Windle (AUS) | 17.03,0 | Nelson (USA) | 17.07,7 | Wood (AUS) | 17.33,5 | |||||
1968 | 16.38,9 | Burton (USA) | 16.57,3 | Kinsella (USA) | 17.04,7 | Brough (AUS) | 17.37,4 | |||||
1972 | 15.52,58 | Burton (USA) | 15.58,48 | Windeatt (AUS) | 16.09,25 | Northway (USA) | 16.29,48 | 17.13,42 17.19,45 | Finocchiaro Irredento | |||
1973 | 15.31,85 | Holland (AUS) | 15.35,44 | DeMont (USA) | 15.45,04 | Cooper (AUS) | 16.18,24 | |||||
1975 | 15.28,92 | Shaw (USA) | 15.39,00 | Goodell (USA) | 15.58,21 | Parker (GBR) | 16.19,23 | 16.57,93 | Affronte | |||
1976 | 15.02,40 | Goodell (USA) | 15.03,91 | Hackett (USA) | 15.04,66 | Holland (AUS) | 15.39,04 | |||||
1978 | 15.03,99 | Salnikov (URS) | 15.20,77 | B.Petric (JUG) | 15.23,38 | Hackett (USA) | 15.36,46 | |||||
1980 | 14.58,27 | Salnikov (URS) | 15.14,30 | Chaev (URS) | 15.14,49 | Metzker (AUS) | 15.32,32 | |||||
1982 | 15.01,77 | Salnikov (URS) | 15.05,54 | Semenov (URS) | 15.10,20 | D.Petric (JUG) | 15.34,60 | 15.50,77 | Calabria | |||
1984 | 15.05,20 | O'Brien (USA) | 15.10,59 | DiCarlo (USA) | 15.12,11 | Pfeiffer (FRG) | 15.28,58 | Grandi (6°) | 15.27,27 | 15.22,49 | Grandi | |
1986 | 15.05,31 | Henkel (FRG) | 15.14,80 | Battistelli (ITA) | 15.16,23 | Jorgensen (USA) | 15.29,55 | 15.28,85 15.36,26 | Battistelli Ciucci | |||
1988 | 15.00,40 | Salnikov (URS) | 15.02,69 | Pfeiffer (FRG) | 15.06,15 | Dassler (GDR) | 15.16,99 | 15.18,80 15.36,54 | Pellegrini Battistelli | |||
1991 | 14.50,36 | Hoffmann (FRG) | 14.50,58 | Perkins (AUS) | 14.59,34 | Pfeiffer (FRG) | 15.25,63 | |||||
1992 | 14.43,48 | Perkins (AUS) | 14.55,29 | Housman (AUS) | 15.02,29 | Hoffmann (FRG) | 15.21,43 | 15.28,46 | Siciliano | |||
1994 | 14.50,52 | Perkins (AUS) | 14.53,42 | Kowalski (AUS) | 15.09,20 | Zesner (FRG) | 15.23,27 | 15.31,64 15.34,16 | Formentini Berti | |||
1996 | 14.56,40 | Perkins (AUS) | 15.02,43 | Kowalski (AUS) | 15.02,48 | Smith (GBR) | 15.08,58 | Brembilla (4°) | 15.21,42 | 15.16,72 15.41,14 | Brembilla Formentini | |
1998 | 14.51,70 | Hackett (AUS) | 15.00,59 | Brembilla (ITA) | 15.03,94 | Kowalski (AUS) | 15.20,18 | 15.19,36 15.29,22 | Brembilla Formentini | |||
2000 | 14.48,33 | Hackett (AUS) | 14.53,59 | Perkins (AUS) | 14.56,81 | Thompson (USA) | 15.12,30 | 15.12,72 15.27,95 | Minotti Brembilla | |||
2001 | 14.34,56 | Hackett (AUS) | 14.58,94 | Smith (GBR) | 15.01,43 | Filipets (RUS) | 15.10,54 | Rosolino (6°) | 15.18,70 | 15.17,74 15.40,56 | Rosolino Righi | |
2003 | 14.43,14 | Hackett (AUS) | 15.01,04 | Chervinski (UKR) | 15.01,28 | Vendt (USA) | 15.13,28 | Minotti (7°) | 15.16,07 | 15.14,84 | Minotti | |
2004 | 14.43,40 | Hackett (AUS) | 14.45,29 | Jensen (USA) | 14.45,95 | Davies (GBR) | 15.09,54 | 15.39,31 | Minotti | |||
2005 | 14.42,58 | Hackett (AUS) | 14.47,58 | Jensen (USA) | 14.48,11 | Davies (GBR) | 15.12,62 | 15.39,18 | Rosolino | |||
2007 | 14.45,94 | Sawrymowicz (POL) | 14.47,29 | Prilukov (RUS) | 14.51,21 | Davies (GBR) | 14.56,22 | Colbertaldo (5°) | 15.02,16 | 14.58,26 | Colbertaldo | |
2008 | 14.40,84 | Mellouli (TUN) | 14.41,53 | Hackett (AUS) | 14.42,69 | Cochrane (CAN) | 14.49,53 | 14.51,44 15.07,02 | Colbertaldo Pizzetti | |||
2009 | 14.37,28 | Mellouli (TUN) | 14.41,38 | Cochrane (CAN) | 14.46,84 | Sun (CHN) | 14.48,28 15.19,38 | Colbertaldo (4°) Pizzetti (8°) | 15.00,70 | 14.58,98 15.00,70 | Colbertaldo Pizzetti | |
2011 | 14.34,14 | Sun (CHN) | 14.44,46 | Cochrane (CAN) | 14.45,66 | Kis (HUN) | 15.15,81 | Pizzetti (8°) | 14.58,30 | 14.58,30 15.22,03 | Pizzetti Paltrinieri | |
2012 | 14.31,02 | Sun (CHN) | 14.39,63 | Cochrane (CAN) | 14.40,31 | Mellouli (TUN) | 14.51,92 | Paltrinieri (5°) | 14.57,59 | 14.50,11 15.06,22 | Paltrinieri Detti | |
2013 | 14.41,15 | Sun (CHN) | 14.42,48 | Cochrane (CAN) | 14.45,37 | Paltrinieri (ITA) | 15.00,48 | 14.57,15 15.18,04 | Paltrinieri Detti | |||
2015 | 14.39,67 | Paltrinieri (ITA) | 14.41,20 | Jaeger (USA) | 14.51,08 | Cochrane (CAN) | 14.57,82 | 14.51,04 | Paltrinieri | |||
2016 | 14.34,57 | Paltrinieri (ITA) | 14.39,48 | Jaeger (USA) | 14.40,86 | Detti (ITA) | 14.55,40 | 14.44,51 14.48,68 | Paltrinieri Detti | |||
2017 | 14.35,85 | Paltrinieri (ITA) | 14.37,14 | Romanchuk (UKR) | 14.47,70 | Horton (AUS) | 14.52,07 | Detti (4°) | 14.59,32 | 14.44,31 14.50,10 | Paltrinieri Detti | |
2019 | 14.36,54 | Wellbrock (GER) | 14.37,63 | Romanchuk (UKR) | 14.38,75 | Paltrinieri (ITA) | 14.52,05 | Acerenza (6°) | 14.55,06 | 14.45,80 14.52,03 | Paltrinieri Acerenza | |
2021 | 14.39,65 | Finke (USA) | 14.40,66 | Romanchuk (UKR) | 14.40,91 | Wellbrock (GER) | 14.45,01 | Paltrinieri (4°) | 14.52,66 | 14.49,17 14.53,84 | Paltrinieri Acerenza | |
2022 | 14.32,80 | Paltrinieri (ITA) | 14.36,70 | Finke (USA) | 14.36,94 | Wellbrock (GER) | 14.56,89 | 14.54,56 | Paltrinieri | |||
2023 | 14.31,54 | Hafnaoui (TUN) | 14.31,59 | Finke (USA) | 14.37,28 | Short (AUS) | 14.54,29 | 14.57,68 | L. De Tullio | |||
2024 | 14.34,07 | Wiffen (IRL) | 14.44,61 | Wellbrock (GER) | 14.44,85 | Aubry (FRA) | 14.54,98 | 14.55,19 15.00,22 | Paltrinieri L. De Tullio | |||
2024 | 14.30,67 | Finke (USA) | 14.34,55 | Paltrinieri (ITA) | 14.39,63 | Wiffen (IRL) | 14.45,59 | 14.42,56 14.55,61 | Paltrinieri L. De Tullio |
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