Emiliy Overholt: “Depressione, dopo Rio ho pensato al ritiro”

La canadese Emily Overholt, classe 1997, si aggiunge alla sempre crescente lista di nuotatori che soffrono o hanno sofferto di depressione.

In un’intervista all’agenzia Reuters, Overholt rivela di essere stata ricoverata in ospedale dopo le Olimpiadi di Rio (nelle quali conquistò un quinto posto nei 400 misti e una medaglia di bronzo nuotando le batterie della staffetta 4×200) e di avere pensato di abbandonare il nuoto, ma che ora il peggio è alle spalle ed è concentrata sui Giochi di Tokyo.

Penso di avere preso le cose troppo sul serio. Le Olimpiadi sono un’esperienza esaltante ma con un rischio latente di depressione, che mi ha colpito dopo il ritorno a casa: ero così eccitata, i Giochi erano stati così divertenti, e ora dovevo tornare alla mia vita di tutti i giorni.

Di seguito la depressione, e il timore che la sua carriera di nuotatrice agonista fosse già terminata. L’intera stagione 2017 perduta. Poi la decisione di tornare ad allenarsi a tempo pieno sotto la supervisione di uno psichiatra e psicoterapeuta, che l’ha aiutata a trovare un nuovo approccio all’allenamento, che prevede di non trascurare la scuola e di passare più tempo con la famiglia e gli amici e, soprattutto, di parlare apertamente del problema della depressione.

La cosa più importante per me è che ora ho un equilibrio. Questo mi aiuta, perché quando sono troppo focalizzata e stressata riguardo al nuoto posso distrarmi, fare qualcos’altro e non pensarci. Essere in grado di parlare di questo problema, senza nasconderlo o vergognarmene, è un’altra cosa fantastica.

Overholt, salita alla ribalta internazionale con il bronzo nei 400 misti ai Mondiali 2015, ha finalmente capito che dà il meglio di sé quando si diverte e riesce a godersi il momento. Con questo nuovo spirito si avvicina ai Trials canadesi di fine marzo per staccare il biglietto per il Giappone.

Sono felice, sto bene, questa volta andrà meglio perché quando inizierò a sentire la pressione, inevitabile nell’anno olimpico, avrò degli strumenti per affrontarla e delle persone che mi aiuteranno. Sono sempre più pronta a parlarne, conosco i segnali negativi e so come chiedere aiuto.

Leggi l’intervista completa [ENG]

Ph. ©A.Masini/Deepbluemedia

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