Efimova: “Il rinvio di Tokyo non è un problema, avrei continuato a nuotare comunque”

Yuliya Efimova rilancia. Il rinvio dell’Olimpiade di Tokyo al 2021 non cambia i piani della ranista russa che, dalla sua quaratena negli Stati Uniti ha raccontato le sue emozioni su Ria Novosti. Detto che sulla partecipazione ai Giochi si dovrà aspettare poi anche l’esito finale della vicenda doping con la Wada che ha chiesto quattro anni di squalifica per il Comitato Olimpico russo. In attesa del responso sul ricorso, bisognerà poi anche valutare caso per caso.

Se è vero che molti atleti sperano ancora di andare come atleti neutrali senza bandiera né inno, secondo anche quanto confermano i media russi, coloro che non hanno la fedina sportiva totalmente pulita questa volta non avrebbero una seconda possibilità. E la Efimova sarebbe proprio uno dei primi nomi a saltare. Per quanto riguarda la ventisettenne nata a Grozny, infatti pendono anche i precedenti. Nel 2014, fu squalificata una prima volta per 16 mesi a casa di un ormone riscontrato nelle sue urine. La bella ranista ci ricascò nel 2016, risultando sei volte positiva al meldonium, sostanza inserita nella lista nera della Wada dal 1° gennaio di quell’anno. In questo secondo caso, si giustificò dicendo di aver assunto la sostanza prima del divieto e che alcune tracce fossero rimaste nel suo sangue in seguito. Il Cas le diede ragione e Yuliya salì sui blocchi di partenza dello stadio carioca, conquistando due argenti nei 100 e nei 200 rana. Ciò che più rimase impresso però di quei giorni furono le lacrime dopo la medaglia sulla distanza più corta, quando le chiesero dei fischi e dei “buuu” provenienti dagli spalti.
Sul rinvio di un anno dei Giochi, si è espressa così:

“Sarei stata più sorpresa del contrario. Tutto è chiuso ovunque, in Europa, negli Stati Uniti. Molti non hanno l’opportunità di allenarsi. Sì, ora dobbiamo aspettare un altro anno prima di Tokyo, ma, in linea di principio, avevo in programma di nuotare un altro anno dopo le Olimpiadi. Quindi lavoreremo, anche se, ovviamente, è difficile fare piani. Se le avessero rinviate di un mese, le avrei fatte comunque anche senza allenamento, stessa cosa se le avessero posticipate di sei mesi. Avrei sempre provato a essere pronta. Per essere onesti, dopo le Olimpiadi di Rio, non ho più paura di niente”.

Sulla sua quarantena negli Usa, ha aggiunto:

“Il mio stile di vita non è cambiato di molto. Capisco che su Instagram sembra che io vada sempre in giro, in spiaggia e faccia una vita sregolata, ma in realtà, dopo allenamento, sono sempre a casa. Dopo il secondo allenamento, ritorno a casa. Invece di fare una passeggiata, è meglio stare a casa e guardare la tv. Non parlo molto con i ragazzi della nostra Nazionale, anche se ci siamo sentiti quando ci hanno detto che tutti noi, “atleti stranieri” avrebbero dovuto fermarsi a Krugloye. Ho deciso di non farlo perché in generale ho pensato: Volare adesso in una situazione di massima diffusione del virus sarebbe pericoloso. Per me è stato subito chiaro che l’annuncio della quarantena, della cancellazione dei voli e di tutto il resto sarebbe stata questione di tempo e che non avrei voluto rischiare né per la mia salute per quella di mio padre, che è anziano”

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