#Nuotopuntolive, 6° puntata. Matteo Restivo: “Divertitevi! Anche questo fa di un atleta un campione.”

Sesto appuntamento con #Nuotopuntolive e ad intrattenerci questa volta insieme ad Alberto Dolfin abbiamo l’Azzurro Matteo Restivo. Il primatista italiano dei 200 dorso ha risposto alle domande e parlato di sé, senza risparmiarsi e manifestandosi con la maturità sportiva e intellettuale che lo contraddistingue. Per chi si fosse perso la diretta riportiamo recap e video.

È da molto che vivi a Firenze? Ti manca un po’ il tuo Friuli?

Questo è il sesto anno che vivo a Firenze. Ormai sono fiorentino di adozione, ma il cuore resta in Friuli. Sicuramente mi mancano le persone, la famiglia, gli amici di una vita e un pò anche la cucina friulana, il mangiare delle nonne. Il mio piatto preferito è il frico, squisitamente friulano. È un tortino di patate e formaggio estremamente grasso ma buonissimo. Non posso concedermelo spesso, ma quano torno a casa lo riassaporo.

Come stai e come sta andando la quarantena?

La quarantena sta andando… fortunatamente non sono da solo qui a Firenze, condivido casa con i miei coinquilini che sono anche due tra i miei migliori amici e questo aiuta. Uno è compagno di studio e fa pallanuoto; l’altro è un futuro ingegnere e fra qualche settimana si laurea. Sono rimasto qui perchè all’inizio del lockdown comunque si riusciva ad allenarsi e quindi ho pensato di non rientrare a casa. Poi invece hanno chiuso le piscine ma sono rimasto ugualmente qui per evitare spostamenti inutili. 

Riesci a studiare in questo periodo? Anche perché il tuo percorso di studi non è proprio uno tra i più semplici…

Sono entrato in Università qui a Firenze nel 2014, un anno un po’ particolare perché era l’anno dei ricorsi, dove alla facoltà di medicina sono entrate più persone di quelle che l’Università poteva realmente ospitare. Questo ha fatto si che non siano eccessivamente fiscali con le presenze a lezione e così posso seguire solo ciò che è strettamente obbligatorio o ciò che è molto interessante e il resto lo faccio da me. Adesso sto studiando perché ho un esame ai primi di aprile, ma nonostante ci sia un sacco di tempo libero è comunque difficile concentrarsi.

Che consigli dai per il pregara?

Nel pregara tendo ad utilizzare un metodo che mi sono costruito negli anni e che mi aiuta a non sentire la pressione, qualunque sia la gara. Sostanzialmente suddivido la giornata in tanti piccoli momenti in cui mi devo concentrare su ciò che sto facendo, tipo il lavarmi i denti o altro. In questo modo non penso alla gara e non mi faccio prendere dall’ansia. A distanza dalla competizione importante penso con euforia a quel momento, ma mano a mano che si avvicina il giorno se non mi gestisco rischio di farmi prendere dall’eccitazione in maniera esagerata.

Quali gare stai saltando a causa dell’emergenza?

Dopo gli Assoluti di Riccione avrei fatto un po’ di pausa e in un contesto normale sarei andato a Parigi a trovare la mia ragazza che studia lì in Erasmus. Vista l’emergenza sanitaria comunque lei è rientrata, io non ho fatto le gare e quindi siamo qui. Abbiamo vissuto un po’ in prima persona questa situazione: anche lei studia medicina e stava facendo tirocinio in pronto soccorso, ma non se l’è sentita di restare lì perché non si sentiva tutelata, in Francia inizialmente avevano un po’ sottovalutato la cosa. 

Cercherai la qualificazione olimpica anche nei 100 dorso?

Personalmente avevo accarezzato l’idea, in questa stagione stavo andando veramente forte in allenamento, stavo veramente bene e ci sarebbero stati tutti i presupposti per fare un ottimo Campionato Italiano. Nei 100 dorso stavo facendo i miei migliori tempi in allenamento, avevo ottimi riscontri. Però in Nazionale ci sono due atleti veramente forti nei 100 dorso e sono Sabbioni e Ceccon, quindi non puntavo a portargli via il posto, mi sarebbe piaciuto riuscire ad abbassare il mio personale, portarlo sui 54″. Questo sarebbe stato l’obiettivo per i 100 dorso di questi Assoluti.

Un altro obiettivo che ti chiedono gli ascoltatori era quale tempo avevi in mente per Tokyo? Ovviamente sotto l’ 1’56″00…

Sui 100 posso anche non essere scaramantico, ma i 200 sono la mia gara e su questo non mi sento di dare una risposta. Diciamo che mi stavo allenando veramente molto bene e puntavo a migliorare.

Cosa fai in prechiamata?

Quello che faccio l’ho imparato spiando gli altri, o seguendo qualche buon consiglio di qualche amico o compagno più esperto di me. Il mio atteggiamento in prechiamata dipende molto dalla gara, da quello che ci si gioca… Si creano diverse situazioni: io personalmente preferisco mettermi in disparte e starmene per i fatti miei, concentrarmi, visualizzare quello che voglio fare in gara, pensare al passo che devo tenere, a come devo passare. Preferisco quindi pensare a queste cose più specifiche e più tecniche.

Qual è stato l’esame più tosto all’Università?

Ho la fortuna di essere molto appassionato a quello che studio e quindi le cose che mi risultano più difficili sono quelle che non mi piacciono. Direi Farmacologia. Però è andata!

Sei supportato da un mental coach?

In realtà no, ma durante questa stagione, per la prima volta, mi sono appoggiato a una psicologa, la dottoressa Rispoli che segue alcuni atleti della mia società. Avevo avuto un piccolo infortunio a gennaio, ed ero un po’ terrorizzato. Ho sofferto un po’ la lontananza della mia fidanzata, mancava poco alla qualifica per le Olimpiadi e mi ero fatto male in motorino… brancolavo un po’ nel buio. E così mi sono appoggiato a questa figura professionale e nel giro di poco tempo mi sono rimesso in pista.

Come hai vissuto lo spostamento di un anno dei Giochi Olimpici?

Noi nuotatori viviamo di appuntamenti importanti, abbiamo quel 1’56” di tempo per dimostrare la preparazione di un anno. Questo per gli appuntamenti importanti. Per gli appuntamenti olimpici abbiamo una preparazione di quattro anni e per alcuni atleti è l’unica occasione perché potrebbe non essercene una seconda. Io personalmente mi sono fatto notare l’anno dopo le Olimpiadi di Rio, nel 2017, con il record italiano. Lì ho capito che il sogno olimpico poteva non restare solo un sogno ma poteva diventare un obiettivo concreto. Quindi dal 2017 io mi sto preparando per questo, mi stavo preparando per quella gara che si doveva disputare il 20 marzo, nella quale dovevo mettere in vasca la migliore versione di me e coronare il sogno di una vita. 

Qual è secondo te il più forte dorsista contemporaneo?

Direi Rylov. Senza dubbio. Come nuotatore, non solo come dorsista. È l’uomo da battere. 

Hai mai avuto un nuotatore a cui ti sei ispirato?

Da piccolino adoravo Michael Phelps, ma come si poteva non amarlo?! Poi crescendo mi sono appassionato Ryosuke Irie. Mi piace per come nuota, per la sua fisicità. Ho sempre visto troppo facile adorare Dressel. Come si fa? Fisicamente è irraggiungibile per molti nuotatori, propriamente per quanto riguarda l’aspetto fisico. Mentre Irie mi somiglia di più fisicamente e da atleta maturo ho sempre guardato a questi aspetti per trovare ispirazione. Kliment Kolesnikov è un altro fenomeno sul panorama internazionale per quanto riguarda il dorso. Molto forte in vasca corta e sulle distanza più veloci, quindi 50 e 100. 

Sei appassionato anche di altri sport?

Onestamente no. Mi piace lo sport in generale e mi piace quando lo pratico io, ma seguo il nuoto. Non ho molto tempo per dedicarmi a seguire altri sport.

Qual è il consiglio che daresti ai giovani nuotatori?

Difficile.. al Matteo Restivo più giovane direi “Divertiti!”. E da giovane nuotatore probabilmente avrei recepito questo consiglio come un’enorme idiozia. Però, guardando il percorso fatto fino ad ora, mi rendo conto che se si arriva ad avere risultati a 25 anni e più è perché ci si diverte, perchè si sta bene facendo quello che si fa, ed è un tratto che contraddistingue i componenti della Nazionale Assoluta. Per un ragazzo di diciassette, diciotto anni divertirsi è facile perché sei in una fase della vita dove tutto è divertimento. Ma ti accorgi anche che grandi campioni, atleti di un certo livello provano piacere nel fare ciò che fanno. Più che dire “Allenati, cura la tecnica e altro”… direi “Divertiti e fai ciò che ti diverte!”

Che progetti hai per il futuro?

È una bella domanda! Avevo un po’ scombinato i miei piani in funzione di questa stagione, perché da un punto di vista universitario io dovrei essere all’ultimo anno e laurearmi fra luglio e ottobre. In realtà, con il supporto della Federazione e la benevolenza dell’Università di Firenze, ho ottenuto di essere iscritto part-time, cosa che non era mai stata fatta prima. Ho diviso praticamente il mio ultimo anno universitario in due anni, posticipando la laurea quindi all’anno prossimo però risultando in pari, non fuori corso. Nella mia testa c’era quindi di fare nel 2020 gli esami che riuscivo, senza farmi distrarre troppo per perseguire l’obiettivo olimpico, e finire con più calma l’anno successivo e laureandomi e poi decidere il seguito. A medicina la laurea segna l’inizio del percorso lavorativo, perché poi scegli la specializzazione. Quindi ora devo rivalutare un po’ tutto. Intraprendere la specialistica significherebbe non avere molto tempo per allenarsi e quindi devo capire e valutare come potrebbe essere il quadriennio successivo. Il fatto che l’Olimpiade successiva sia fra tre e non fra quattro anni fa la differenza. Devo considerare anche questo. Pensavo di decidere a stagione finita e invece devo aspettare la prossima per farlo.

Si potrebbe dire che lo studio universitario e l’attività sportiva sono due attività che porti avanti parallelamente. Non deve essere facile…

Fino a qualche anno fa, prima di diventare parte della Nazionale Assoluta, vivevo l’impegno del nuoto come uno svago puro e semplice. Chiaramente mi sono fatto il mazzo per cinque anni per arrivare dove sono ora con l’università, nell’ottica di finalizzare l’appuntamento Olimpico. Quindi il ragionamento che io ho fatto è stato di sforzarmi il più possibile in questi cinque anni e poi il sesto, che coincide con il 2020 avrei un po’ rallentato per concentrarmi sulla qualifica olimpica. Ora le cose sono un po’ cambiate: dovrò cercare di fare più esami possibili quest’estate in modo che l’anno prossimo io riesca a laurearmi senza togliere troppo a quella che a tutti gli effetti sarà la stagione più importante. 

C’è una frase famosa di un grande dorsista, Franco Del Campo, che dice “Il dorsista è il più filosofo dei nuotatori”. Cosa ne pensi?

Franco Del Campo ho avuto modo di conoscerlo e ho letto il suo libro. È vero quello che dice, perché i dorsisti guardano il cielo mentre nuotano. È un grande a tutti gli effetti! Lui è stato un grande atleta, è professore universitario, e mi trovo d’accordo con lui: i dorsisti guardano verso l’alto.

Sei molto bravo nelle gare obiettivo. Come vivi le gare di passaggio?

Condivido la visione del mio tecnico Paolo Palchetti, con il quale ho un ottimo rapporto. Le gare di passaggio le faccio sempre al massimo possibile. L’allenamento, in linea generale, prevede grossi scarichi per poche gare. Quindi per una o due gare all’anno. Perciò alle altre io ci arrivo magari con la palestra fatta il giorno prima, e senza togliere nulla dall’allenamento in vasca perché il giorno dopo ho la gara. Il test vero è proprio sulla condizione attuale, quindi senza alterare quello che è il percorso di allenamento all’interno di un programma. È importante vedere in quel momento come stai, a che punto sei. Poi, per caratteristiche atletiche personali, questa cosa influisce in maniera molto diversa da un atleta all’altro. Io, a livello cronometrico, rispondo molto male. Ma ho imparato a conoscermi e so che è normale. Per esempio quest’anno agli Europei in corta partivo con un personale di 1’51” nuotato l’anno prima ai Mondiali. Nonostante fossi abbastanza riposato ho nuotato in 1’54”. Dopo dieci giorni, compreso il viaggio, a dicembre a Riccione ho fatto il mio terzo miglior tempo in lunga nuotando 1’56″50. Quindi questo dimostra che ogni gara va interpretata per quello che è e l’argomento si esaurisce lì, fa ragionamento a sé.

Il nuoto è uno sport individuale, quanto è importante avere dei compagni di allenamento, avere un gruppo sportivo come quello dei Carabinieri?

È fondamentale! I compagni, l’ambiente… è fondamentale! Qui a Firenze siamo partiti tutti più o meno allo stesso livello e insieme siamo arrivati in cima alle graduatorie. Questo ci ha dato un grande affiatamento, una simbiosi incredibile. L’allenarmi con persone che hanno condiviso il mio percorso per me è molto più stimolante che allenarmi con altri atleti della Nazionale, magari anche molto più forti dei miei compagni di squadra. Ma non avendo condiviso il percorso non è altrettanto stimolante. Pur nuotando stili diversi.

Hai visto l’ultimo lavoro artistico di Lorenzo Zazzeri?

È pazzesco! Andatelo a vedere tutti quanti! Tra l’altro aiuto Lorenzo a gestire la sua pagina social dedicata all’arte. Questo disegno doveva essere oggetto di un’iniziativa di beneficenza a favore di qualche ente che si occupa di Coronavirus. Attualmente però la piattaforma indicata per l’iniziativa benefica e le associazioni che avrebbero dovuto beneficiare della donazione non sono organizzate per gestire la cosa in questo momento. Vediamo se riusciamo ad organizzare la cosa più avanti. 

LORENZO ZAZZERI – ZAZZART

Come è la vita da nuotatore e laureando in medicina?

La vita da nuotatore e laureando in medicina è sicuramente faticosa, sicuramente stressante però estremamente soddisfacente. Vado avanti e trovo estrema soddisfazione in quello che faccio. Una cosa che mi sento di dire è che in tanti vedono il fatto di essere uno studente come una cosa estremamente speciale e unica, forse idealizzando il fatto che abbia fatto gare in Nazionale e abbia avuto qualche risultato. Ma come me ci sono un sacco di altri ragazzi che studiano e si allenano tanto quanto me. Io ero lo stesso studente atleta di quando nuotavo i 200 dorso in 2′. Non cambia nulla, anzi, ora è più facile. Quando fai le gare hai soddisfazione per il risultato che può essere più prestigioso. Quindi lo sforzo fatto porta addirittura ad un risultato più appagante. Quindi secondo me questo rende il tutto più facile da sostenere.

Quando e come hai fatto il salto di qualità?

Il salto di qualità l’ho fatto l’anno prima del record italiano. Sono andato a Riccione ad aprile ed era la competizione valevole per le qualificazioni di Rio, avevo un personale sopra i due minuti e in quell’occasione, da perfetto sconosciuto feci il mio personale di 1’59″2 qualificandomi nella finale A con il primo tempo. Sono stato catapultato in una realtà che solitamente vivevo dagli spalti, perché io la finale A la guardavo da lì. Però ho capito che potevo farcela, i ragazzi che arrivavano in finale non erano alieni ma facevano quello che facevo io. Ho preso coscienza di quelli che erano i miei mezzi e l’anno successivo sono arrivato a Riccione con una sensazione che ho provato poche volte in vita mia, mi sentivo il più forte! Mi sentivo la migliore versione di me stesso. E così è stato.

La medaglia più bella a che età l’hai vinta?

Il secondo titolo italiano. Quella è stata la medaglia più bella. Dopo aver stabilito il primo record italiano ho passato un brutto periodo: c’erano molte pressioni intorno a quel record e molte insinuazioni. Inoltre sentivo la pressione di doverlo mantenere. E l’anno dopo ripetere il record è stata una conferma di quello che valevo. La seconda medaglia più bella è stato il bronzo a Glasgow perché è stata la prima e unica medaglia internazionale. 

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