#Nuotopuntolive, 8° puntata. Carlotta Gilli: “Se una cosa la vuoi fare, la puoi fare”

Un toro, non la ferma nessuno” così l’ha definita Vincenzo Boni. Per l’ottavo episodio di #Nuotopuntolive è arrivata a farci compagnia la campionessa della FINP Carlotta Gilli.

Per chi si fosse perso la diretta, di seguito riportiamo il recap e il video presente sul nostro canale Youtube.

Ti stai allenando in questo periodo di stop forzato?

Si, faccio “i compiti”. Non sapendo quando rientrerò in acqua, cerco di mantenermi un po’ in forma a casa. Sto eseguendo gli esercizi del mio allenatore e le schede del mio preparatore atletico: non ho una palestra, quindi sono circuiti che posso eseguire a casa mia.

Ti stai dedicando a qualche altro tipo di attività, come la cucina?

Si, mi sono scoperta un’amante della cucina. Mia mamma e mia nonna sono molto brave e anche io mi ero appassionata, ma mi è sempre mancato il tempo. Adesso che posso mi diverto ai fornelli.

Quante ore passi in acqua al giorno?

Quando ho solo una sessione giornaliera passo circa due ore in acqua, mentre in caso di doppio allenamento quattro ore. Insomma, gran parte della mia vita.

Stai seguendo qualche serie tv? 

Si, sto seguendo “Come un delfino”. Era uscito anni fa sotto forma di film, ma ho scoperto che c’è anche la serie. Non è lunghissima e devo dire che mi piace. Non sono troppo appassionata di televisione, ogni tanto guardo, ma preferisco fare altro.

Quella Tokyo 2020ne sarà la tua prima Paralimpiade, che cosa ti aspetti?

Sono entrata in Nazionale nel 2017 . Ero piccola e appena un anno dopo Rio De Janeiro, già si parlava di Tokyo 2020. Faceva uno strano effetto, perché a me sembrava una manifestazione lontanissima e mi sono avvicinata  gradualmente, anno per anno. Nel 2020 sono partita con una testa un po’ diversa, perché sarebbe stato l’evento più importante della mia vita. Quando è iniziata l’emergenza non avrei mai immaginato che saremmo arrivati ad un livello tale. In un secondo momento ho iniziato a preoccuparmi, soprattutto quando hanno fermato gli allenamenti ho iniziato a viverla male, come una rincorsa e una continua ricerca di una piscina per nuotare. A tal proposito ringrazio la FINP Piemonte e la mia società Rari Nantes Torino che mi hanno messo a disposizione tutti gli strumenti e le possibilità di nuotare in sicurezza, finché mi è stato concesso. 

Ti senti penalizzata da questo rinvio?

Sinceramente non saprei. Non ho mai vissuto un appuntamento così importante, era la prima volta per me, quasi un esperimento. Trovo che ci siano risvolti positivi e negativi. Magari sarebbe stato l’anno giusto, gli allenamenti stavano andando bene, ma avevo gareggiato poco. Sicuramente ricomincerò nel 2021 con la stessa voglia, cercando di arrivare ancora più pronta e preparata all’evento. Sarà faticoso, ma lo farò.

I tuoi record spaziano tra vari stili, quale senti più tuo?

Da piccola sono nata con lo stile libero. Mi ricordo la mia prima gara, il 25 metri stile: tutti erano pronti a partire dal blocco, io iniziai da dentro perché non ero in grado di tuffarmi e la mia piscina non aveva i blocchetti, eppure vinsi. Il 25 stile mi è rimasto nel cuore. Diciamo che, però, quando inizi a vincere anche in un altro stile e vai forte, lo senti sempre tuo.

Quando hai scoperto la tua rara patologia?

Devo dire che è stato difficile scoprire la malattia di Stargardt, una retinopatia degenerativa. Fino a sei anni non avevo alcun tipo di problema, successivamente la mia maestra delle elementari notò che iniziavo a far fatica a vedere la lavagna. Prima di capire il problema, abbiamo girato diversi posti, anche in tutta Italia.

Beh direi che hai fatto di necessità virtù: adesso si parla davvero tanto di voi Paralimpici. Ti soddisfa?

Io ancora oggi vivo entrambi i mondi e non ci sono particolari differenze. Dal punto di vista mediatico siamo indietro, perché nessuno lo conosce bene e non è semplice. Ogni disciplina ha delle disabilità diverse, quindi per seguire l’universo paralimpico bisogna prima formarsi e avere passione.

Il tuo risultato più sofferto?

I Campionati del mondo di Londra 2019 in generale, ma comunque sono andati bene e sono soddisfatta. In quanto alla gara, direi l’oro nei 200 misti: avevo accanto un treno, ma alla fine sono arrivata prima io, per un decimo. L’altra sono 100 delfino a causa della discordia sul finale. Ancora oggi da un video pare che io abbia toccato per prima, ma la mia piastra si è accesa per seconda.

Proprio come Phelps e Cavic…

Si, è successo due volte nella storia: una a  Phelps e l’altra a me. Da lì ho iniziato ad allenarmi per migliorare gli arrivi. Sul momento devo dire che è stata una bella botta, ma mi è servito.

Cosa ti manca di più dell’acqua?

Mi manca l’acqua, la percezione che ho mentre nuoto. Chi pratica questo sport mi capirà: le sensazioni che provi li, non hanno pari. Certamente, mi manca anche la squadra, il gruppo e soprattutto le gare. Noi ci alleniamo ed è bello, ma gareggiare fa la differenza.

Come ti stai trovando all’Università? Ti piace la facoltà di psicologia?

Si, ho fatto in tempo a fare un ultimo laboratorio prima della chiusura. Per ora mi piace, mi trovo bene e sono contenta di questa scelta. Il mio obiettivo non saranno questi tre anni, ma poi più avanti vorrei studiare psicologia dello Sport.

Quali sono i tuoi punti di forza e quelli di debolezza?

Il mio punto debole è sicuramente la resistenza. Questo tipo di lavori sono faticosissimi e non mi piacciono per niente, non ce la faccio proprio: lo dico spesso anche al mio allenatore. Un mio punto di forza direi i lavori di velocità, mi hanno sempre affascinato, mi piacciono e mi diverto.

Hai avuto qualche idolo o modello che ti ha ispirato nello sport?

Si, Federica Pellegrini. Per me era divina, una sorta di extraterrestre e vederla dal vivo è stato emozionante. Abbiamo anche gareggiato accanto durante la Coppa Brema e li l’ho vista come un’avversaria. Lei è sempre stato un punto di riferimento, ma anche Ilaria Bianchi perché nuotava a delfino e in Italia vinceva tutto.

Quanto conta la componente mentale nella performance e come la curi?

Direi che è fondamentale. Se parti demotivato o non hai voglia di fare una gara, sicuramente andrà male. Al contrario se sei convinto e hai voglia di gareggiare, hai lavorato bene e fai di tutto per vincere partirai già bene. Il resto è solo controllo dell’ansia, che rischia di mandarti fuori strada. 

Sei scaramantica?

Si, tantissimo, forse esageratamente. Sono sempre stata così: ho le scarpe fortunate, il costume per il riscaldamento delle batterie e delle finali. Insomma considero ogni particolare, per me è fondamentale.

La nazionale paralimpica italiana è una corazzata. Che effetto fa essere la squadra da battere?

Prima del Mondiale 2019 non avremmo mai pensato di poter vincere il medagliere. L’obiettivo era quello di rientrare nei primi tre. Quando siamo arrivati a Londra, tutto ha iniziato ad andare molto bene sin dall’inizio e alla fine abbiamo vinto. Adesso abbiamo una responsabilità importante: rappresentare l’Italia, la nazionale più forte al mondo. Che dire, è uno stimolo davvero bello. Sono sempre stata abbastanza patriottica, sin da piccola e sentire l’inno sul podio è sempre emozionante.

Sei seguita da un nutrizionista?

Si, mi segue Diego Cuttica, già attivo in ambito del nuoto sia in Piemonte che in Val d’Aosta. Mi trovo bene, mi sono affidata a lui anche per l’integrazione. Assumo solo l’essenziale.

Ti chiamano Wonder Gilly, perché ti gestisci tra tanti impegni..

Si, non è facile ma io rispondo così: se una cosa la vuoi fare, la puoi fare. Ho sempre ragionato in questo e scuola e sport sono i miei due capisaldi. Sin da quando ero più giovane volevo portarli avanti entrambi e di pari passo. Da quando ho iniziato l’Università è più semplice, ma anch3 quando studiavo al liceo trovavo una soluzione per conciliare tutto. 

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