Quale futuro per atlete e atleti transgender?

Secondo l’Ufficio per i diritti civili del Dipartimento per l’educazione degli Stati Uniti, le norme emanate dallo stato del Connecticut che consentono alle atlete transgender di partecipare alle gare femminili sono illegali. Tali norme violerebbero il Titolo IX, la legge federale che garantisce uguali opportunità educative per le donne, attività sportiva compresa.

Per comprendere il senso della questione bisogna tenere presente che negli USA il successo sportivo può essere una chiave per accedere all’istruzione superiore, con la possibilità di ottenere borse di studio per meriti appunto sportivi.

Dal canto suo, la Conferenza interscolastica di atletica del Connecticut replica che le norme che consentono ad atlet* transgender di gareggiare con il genere nel quale si identificano rispettano una legge dello stato volta a prevenire la discriminazione scolastica de* student* transgender:

La legge del Connecticut è chiara: chi si identifica come studentessa viene riconosciuta come tale in ogni ambito scolastico, sport compreso. Agire diversamente non solo sarebbe discriminatorio ma pregiudicherebbe loro la possibilità di prendere parte ad attività altamente educative sulla base di stereotipi di genere che il Titolo IX era nato per prevenire

“La decisione dell’ufficio federale avrà implicazioni non solo per il Connecticut ma anche per gli altri 17 stati che ammettono alle gare atlete transgender” commenta con malcelata soddisfazione l’avvocato Roger Brooks della Alliance Defending Freedom (“Alleanza per la difesa della libertà”, un’organizzazione cristiana fondamentalista che si propone di tutelare “la libertà religiosa e la sacralità della vita, del matrimonio e della famiglia”), mentre secondo Chase Strangio, che si occupa delle iniziative per i diritti transgender all’interno del progetto LGBT della American civil liberties union, si tratta dell'”ennesimo attacco dell’amministrazione Trump ai diritti de* student* transgender”.

Involontarie protagoniste della discordia Terry Miller Andraya Yearwood, che nel triennio 2017-2020 hanno fatto man bassa di medaglie nell’atletica leggera, immeritatamente secondo Brooks.

“Studenti e studentesse transgender fanno parte delle nostre comunità scolastiche, squadre sportive comprese, e non torneremo indietro su questa conquista” ribatte Strangio, che ricorda come le atlete transgender devono sottoporsi a trattamenti ormonali che le mettono sullo stesso piano delle concorrenti.

La questione è interessante in sé, ma alcuni aspetti mi sembrano degni di nota: innanzitutto il diritto allo sport considerato come componente essenziale.

Poi ovviamente il tema principale. I dati della letteratura scientifica internazionale suggeriscono che la percentuale di popolazione transgender dovrebbe essere compresa tra lo 0,5 e l’1,2% del totale. Se confermata anche nel nostro paese, consterebbe in circa quattrocentomila italian*. Si può quindi pensare che ottanta-novantamila persone transgender frequentino le piscine italiane. Non ne sappiamo nulla.

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Ph. ©Sharon McCutcheon @Pexels

 

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