Global Athlete contesta le decisioni CIO sulla regola 50. “approccio arcaico … sistema sportivo obsoleto”

Il movimento internazionale Global Athlete, mezzo comunicato stampa, manifesta forte disappunto in merito alle decisioni adottate dal CIO sulla regola 50 della Carta Olimpica, definendo “arcaico”  l’approccio del Comitato Olimpico Internazionale, a loro dire un ulteriore segnale di un sistema sportivo obsoleto che continua a sopprimere i diritti fondamentali degli atleti dimenticandosi che i concorrenti di una competizione sono prima degli esseri gli umani e poi degli atleti.

Global Athlete fa sapere di aver fatto svolgere da alcuni esperti in scienze sociali un riesamine del sondaggio di ricerca condotto dal CIO mezzo intervista su 3.500 atleti di 185 Comitati Olimpici Nazionali in cui il 70% degli intervistati ha dichiarato che il campo gara e le cerimonie ufficiali non sono un luogo appropriato per le proteste, ne hanno concluso che la metodologia di ricerca dell’indagine è stata imperfetta.

Secondo Global Athlete le nuove raccomandazioni sulla regola 50 stabiliscono una volta di più, quando, dove e cosa possono dire gli atleti. Questo è l’opposto della libertà di espressione.

La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo afferma che “tutti hanno diritto alla libertà di espressione; questo diritto include la libertà di diffondere informazioni e idee attraverso qualsiasi media e indipendentemente dalle frontiere “. Il podio olimpico è un mezzo di comunicazione con il mondo e la frontiera olimpica non può essere un ostacolo ai diritti umani. Global Athlete si augura  che ogni atleta che parteciperà ai Giochi Olimpici e Paralimpici utilizzi la Dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni Unite per guidare la propria decisione su quando e dove esercitare il proprio diritto di difendere l’ingiustizia sociale e razziale.

Il comunicato stampa si conclude con questa frase. Non permettete che “regole sportive” obsolete sostituiscano i vostri diritti umani fondamentali.

Nel giugno del 2020 Global Athlete aveva invitato il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e il Comitato Paralimpico Internazionale (IPC) ad abolire la Regola 50 sostenendo che violava i diritti umani degli atleti. La regola 50 della Carta olimpica è fatta per proteggere la neutralità dello sport e del movimento olimpico ed afferma che “Nessun tipo di dimostrazione o propaganda politica, religiosa o razziale è consentita in qualsiasi sito olimpico, sedi o altre aree“.

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