Pasolini e l’acqua

Dal 1949 al 1952, a Taranto, per iniziativa privata, si tenne un premio letterario, per racconti inediti a tema marino, che si affermò subito a livello nazionale. In quegli anni del primissimo secondo dopoguerra, fu una novità assoluta, per il panorama letterario italiano, perché si provava ad andare oltre il neo-realismo imperante, con una proposta tematica di racconti sul mare. Il Premio Taranto, infatti, divenne subito celebre, e radunò nel comune ionico il fior fiore degli intellettuali italiani:

  • la giuria del premio fu presieduta da Giuseppe Ungaretti
  • la “borsa” fu davvero consistente (pari a 500 mila lire, se si pensa che, al tempo, un insegnante percepiva 20 mila lire mensile)
  • la tematizzazione dei racconti (che dovevano essere rigorosamente inediti) fu una scelta azzeccata, che spronò gli autori a portare il confine oltre il limite del neo-realismo.

Queste ragioni stimolarono la partecipazione di giovani scrittori italiani (e anche di autori meno giovani), destinati a diventare illustri, che videro nel Premio Taranto un’occasione per mettersi in evidenza (e per aggiudicarsi la bella cifra messa a disposizione).

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) partecipò sia nel 1951, che nel 1952, rispettivamente, con due racconti di mare: Terracina e Operetta marina. Con Terracina, nel 1951, arrivò secondo (piazzandosi dopo un altro giovane scrittore sconosciuto dell’epoca, Carlo Emilio Gadda, destinato, come lui, di lì a qualche anno, a emergere nel panorama letterario italiano e internazionale) e, quindi, non si aggiudicò il ricco premio.

La storia del racconto Terracina è molto particolare. Pasolini ci stava lavorando già dall’anno prima, allorquando, una volta giunto a Roma, aveva cominciato a frequentare le borgate, dove, del resto, aveva preso alloggio, con sua madre, e aveva quindi cominciato a studiare la lingua e le parlate delle borgate, le parlate malandrine, a studiare e a condividere la vita di quei ragazzi che, poi, avrebbe definito ragazzi di vita (nel romanzo del 1955, che lo fece conoscere al grande pubblico dei lettori italiani e che gli avrebbe aperto la strada della sua futura vita di romanziere, sceneggiatore, regista, intellettuale, poeta, giornalista, sportivo, e tante altre cose ancora).

Il racconto Terracina è considerato dagli studiosi di Pasolini come uno degli abbozzi del futuro romanzo Ragazzi di vita. Il racconto, infatti, ri-pensato, ri-scritto e ri-modulato, sarebbe entrato nella terza parte del romanzo, La Comare Secca. La storia redazionale del racconto è, per davvero, molto complessa. Molte volte, Pasolini, anche a distanza di poche settimane o mesi l’una dall’altro, metteva mano ai suoi scritti e li modificava, per ragioni, come dire, di necessità pratiche: pubblicare qualcosa su riviste e giornali, e racimolare qualche soldo, per tirare avanti.

Per l’invio al Premio Taranto, nel 1951, il racconto Terracina fu irrobustito con l’inserimento di altro materiale narrativo, proveniente (anche in modo indiretto) dal cantiere di Ragazzi di vita; in particolare, furono inserite pagine rivenienti dalla seconda parte del racconto Li belli pischelli, inedito, e che fu utilizzato da Pasolini proprio per il montaggio di diversi testi narrativi coevi. Pasolini concepì il racconto inviato a Taranto come racconto autonomo, rispetto alle due precedenti redazioni che portano, grosso modo, lo stesso titolo, entrambi del 1950: Notturno sul mare di Terracina e Dissolvenza sul mare del Circeo. Questi due testi riprendono, con piccole varianti, la scena, che è in Terracina, della pesca notturna, e della morte del protagonista (Luciano), che si avventura da solo in barca, di notte, nel mare del Circeo, e che viene sorpreso dal vento.

Il rapporto con l’acqua (fiumi o mare), nella narrativa di Pasolini, è costante. In riferimento sempre ai primi anni romani, ricordo che, per raggranellare un po’ di soldi, scrisse, per piccoli giornali, reportage dalle coste d’Italia. Fu a Taranto, a Bari, e in tante altre città di mare, dandocene scorci inediti. Articoli, appunti e schede che Pasolini in parte pubblicò, in parte, immagazzinò, conservò, per un futuro progetto (che non vide mai la luce, però) di un Romanzo del mare. Questi testi di Pasolini, a tema marino, sono stati raccolti e pubblicati postumi, dopo il 1975, da Nico Naldini, scrittore, poeta e cugino di Pasolini, nel libro intitolato La lunga strada di sabbia.

Ho pensato, con questo piccolo intervento, di celebrare il centenario pasoliniano, sottolineando il suo rapporto con il mare, e con l’acqua.

Artwork ©Sabrina de Virgilis


Trifone Gargano è professore presso l’Università degli Studi di Bari, con l’insegnamento Lo Sport nella Letteratura. Ha insegnato Didattica della lingua italiana per l’Università di Foggia, e Storia della lingua italiana presso l’Università di Stettino (Polonia). Docente al liceo «don Milani» di Acquaviva delle Fonti, è autore di numerose pubblicazioni e collabora con la Enciclopedia Treccani.

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