Violenza sui minori: tolleranza zero

Clamorosa iniziativa di Takeo Inoki (nella foto tratta dal suo profilo Facebook), head coach giapponese della nazionale del Bangladesh, che ha rassegnato le dimissioni dopo aver assistito ad atti di violenza su un giovane nuotatore. La vicenda è stata raccontata dallo stesso Inoki in un post sul suo profilo Facebook, che traduciamo integralmente:

Io pratico la tolleranza zero nei confronti di organizzazioni o individui che infliggono punizioni o abusi corporali e qualsiasi altro tipo di molestia ai propri nuotatori.
Non mantengo alcun rapporto di lavoro con federazioni o squadre di nuoto che incoraggiano e commettono punizioni o abusi corporali e qualsiasi altro tipo di molestia ai propri nuotatori.
Non lavoro con tecnici che infliggono punizioni o abusi corporali e qualsiasi altro tipo di molestia ai propri nuotatori.
Sono stato testimone di una situazione riprovevole lavorando con la squadra nazionale thailandese, domenica 20 ottobre.
Nella squadra nazionale thailandese c’è un gruppo senior e un gruppo junior.
Al momento dell’incidente stavo lavorando con i senior.
Alcuni ragazzi del gruppo junior hanno violato la regola che vieta l’utilizzo del telefono durante gli allenamenti.
I tecnici e i dirigenti del gruppo junior hanno deciso di punire i ragazzi facendogli svolgere degli assurdi esercizi sotto il sole, con quasi 40 gradi di temperatura.
Tutti i ragazzi sono stati costretti a indossare la tuta durante questa punizione.
Alcuni degli esercizi:
Corsa
Capovolte su un pavimento piastrellato
Rotolamenti su un pavimento piastrellato
Balzi da fermo su un pavimento piastrellato
E altre cose del genere

A un certo punto una delle ragazze si è accasciata sul pavimento.
I tecnici l’hanno lasciata svenuta sotto il sole per circa dieci minuti.
Io assistevo alla scena da lontano, mentre ero impegnato in una serie di tolleranza lattacida con i miei atleti senior.
Mi sono reso conto che stava succedendo qualcosa di molto brutto e ho chiesto agli allenatori del gruppo junior di soccorrerla e verificare che stesse bene.
Mi hanno risposto sghignazzando che stava fingendo e che doveva restare dov’era.
Mi hanno detto che questo è lo stile Bangladesh e che incidenti del genere sono abituali.
Dopo che ho insistito per circa tre minuti, due tecnici sono andati dalla ragazza e l’hanno spostata all’ombra.
Mentre la portavano dentro facevano finta di volerla gettare nella vasca vuota dei tuffi.
Dopo che è stata portata all’ombra, ho chiesto del ghiaccio e di chiamare un’ambulanza.
Mi hanno risposto che non c’era ghiaccio e che nel distretto di Dhaka non c’è un servizio di pronto soccorso.
Alla fine hanno caricato la ragazza su un furgone e l’hanno portata da qualche parte.
In seguito a questo incidente ho informato la Bangladesh Swimming Federation delle mie immediate dimissioni da head coach della squadra nazionale.
È stata una decisione difficile, specialmente pensando agli atleti che stavo preparando per i South Asian Games del prossimo dicembre.
Ma sentivo che per me era importante dimostrare che io pratico realmente la tolleranza zero nei confronti di organizzazioni o individui che infliggono punizioni o abusi corporali e qualsiasi altro tipo di molestia ai propri nuotatori.
Spero che questo inqualificabile incidente rappresenti un punto di svolta nella costruzione di un nuovo modello organizzativo per il nuoto agonistico del Banlgladesh.
Mi sono preso la responsabilità di denunciare l’accaduto alla FINA in qualità di head coach del Bangladesh.
Lascio ulteriori iniziative nei confronti della Bangladesh Swimming Federation nelle mani della FINA.
Vi ringrazio per l’attenzione e vi prego di condividere questo messaggio con la comunità dei nuotatori.
Vi auguro una giornata buona e progressista.

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