Orazio Coclite

Nuotatori Romani.

Che i romani fossero nuotatori provetti, lo abbiamo già raccontato. Erano soprattutto soldati, quindi molte delle loro arti, erano arti guerriere. Anche nuotare naturalmente lo era.

Tito Livio.

Tra i tanti che raccontano le loro storie, uno dei più appassionati è senz’altro Tito Livio, lo scrittore padovano del I secolo a.C. che riferisce delle sorti di Roma, dalla fondazione fino alla morte del figlio di Augusto, Druso.

Orazio Coclite

Uno degli eroi nuotatori di Roma fu Orazio Coclite. Era il 508, naturalmente prima di Cristo, quando Porsenna, il re etrusco, volle vendicarsi per la cacciata di Tarquinio il Superbo. I romani fecero di tutto per tenerlo fuori. Orazio fu quello che fermò i suoi soldati da solo, affrontandoli sul ponte Sublicio. Riuscì ad arrestarne l’avanzata a colpi di gladio, mentre i compagni demolivano il ponte, che era l’unico accesso alla città. La storia di Orazio Coclite si trova nel libro II delle Historiae, conosciute meglio come Ab Urbe Condita, l’opera monumentale che  Tito Livio scrisse dal 31 a.C fino alla sua morte (14 a.C).

Libro II,10

“Ma Orazio riuscì a ripararsi con lo scudo da tutti i colpi e non si mosse di un centimetro dalla sua posizione di difesa a oltranza del ponte. Continuò anche quando gli Etruschi erano ormai sul punto di travolgerlo per farsi strada. Ma il fragore del ponte che andava in pezzi e l’esplosione di gioia dei Romani che avevano finito il loro lavoro li spaventò e la loro paura contenne l’impatto. In quel momento Coclite urlò: «Padre Tevere,  ti prego, accogli benigno nella tua corrente questo soldato con le sue armi!» E si tuffò nel fiume armato di tutto punto, sotto una pioggia fittissima di frecce. Arrivò indenne a nuoto fino ai compagni, protagonista di una impresa destinata ad avere per i posteri, più fama che credito. Lo Stato premiò il suo eroismo con una statua in pieno comizio e regalandogli tutta la terra che poteva arare in un giorno. Accanto agli onori ufficiali ci furono anche manifestazioni di gratitudine della gente: nonostante la carestia, tutti i cittadini, in proporzione alle proprie disponibilità, si privarono delle loro razioni per dargliele in dono”.

Epilogo

Non per tutti la vicenda finì in questo modo. Secondo Polibio, per esempio, Orazio morì annegato. Certamente nuotare con l’armatura è davvero difficile. Chissà, forse aveva avuto il tempo di toglierla. Pare comunque che Porsenna, non riuscendo ad entrare in quel modo, assediò la città e la prese per fame.

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