I guai di Swimming Australia e le classificazioni paralimpiche: il punto di Elena Grosso

A seguito della nuova bufera che ha investito Swimming Australia, e in particolare alle dichiarazioni dell’ex nuotatrice paralimpica Ashleigh Cockbourn secondo la quale membri del team nazionale aussie avrebbero falsato le loro disabilità in modo da competere con atleti in condizioni fisiche peggiori, abbiamo chiesto un approfondimento a Elena Grosso (nella foto), docente regionale FIN, tecnica federale e classificatrice nazionale FINP.

Il processo di classificazione che consiste nell’attribuzione all’atleta paralimpico di una classe sportiva è un sistema articolato e complesso il cui principio base è garantire l’equità nelle competizioni. È un sistema in continua evoluzione alla ricerca di modalità di misurazione delle potenzialità residue sempre più precise ed accurate. Da più parti si chiede al World Para Swimming di introdurre l’utilizzo delle video analisi durante le classificazioni con la possibilità di confrontare i video ottenuti con le riprese delle competizioni. Così come le video analisi vengono utilizzate con sempre più frequenza per migliorare la tecnica dei nostri nuotatori potrebbero essere utilizzate dalle commissioni classificatrici che sono costituite da un medico e da un tecnico classificatore. Questo di fatto sarebbe un valido strumento per comprendere se le funzionalità dimostrate in classificazione siano le stesse utilizzate in gara limitando di fatto eventuali comportamenti scorretti che andrebbero a compromettere l’immagine del nuoto paralimpico.

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