Pio D’Emilia: “Un’Olimpiade triste contro la volontà della popolazione”

In Giappone crescono i timori e le contrarietà della popolazione per il rischio di esplosione della pandemia in coincidenza con lo svolgimento dei Giochi Olimpici di Tokyo, al punto che lo Asahi Shimbun, il secondo quotidiano nipponico per tiratura, ha preso pubblicamente posizione chiedendo l’annullamento della manifestazione.

Abbiamo raggiunto Pio D’Emilia a Tokyo: corrispondente dall’Asia Orientale per Sky TG24, è giornalista e yamatologo (studioso di lingua e cultura giapponese) e da oltre trent’anni vive in Giappone. Abbiamo potuto parlare con lui di come vengono percepite queste Olimpiadi dal popolo giapponese, e di quanto sia tutto ancora incredibilmente incerto.

Ne è emerso il profondo rispetto che i giapponesi hanno per lo sport e per gli atleti che lo praticano, ma il timore, non poi così infondato, che questi Giochi Olimpici possano ritorcersi contro la nazione ospitante è davvero tangibile.

 I Giochi Olimpici di Tokyo 2021 sono oramai alle porte, ma sono costantemente oggetto di discussione e polemica e non sembra chiara la direzione che l’evento potrebbe prendere. Cosa può dirci a tal proposito?

Si è conclusa nella mattinata di giovedì 27 maggio la conferenza stampa con il presidente dell’ordine dei medici, che si appella soprattutto al senso di responsabilità degli atleti più che dei governanti: ritiene che queste Olimpiadi siano un’offesa allo spirito olimpico. Da una parte c’è il comprensibile dispiacere degli atleti nel vedere sfumare un sogno: il desiderio di partecipare chi per l’ultima, che per la prima volta, è assolutamente un sentire legittimo e sul quale non discuto. Dall’altro c’è però la delusione: qualche atleta olimpico lo conosco anch’io e sia i veterani, ma soprattutto quelli più giovani, sono molto tristi per come stanno andando le cose. Perché se si faranno, queste saranno delle Olimpiadi tristi. Come dice il presidente dell’ordine dei medici, a tutti gli effetti siamo in guerra. Durante la conferenza stampa lo ha ribadito, sottolineando che i Giochi Olimpici sono stati fermati solo due volte nel corso della storia e in entrambi i casi si trattava di un conflitto. Personalmente ho fatto una ricerca: in Italia le morti civili durante il conflitto sono state 120 mila. La pandemia ne ha fatte 130 mila. Se poi pensiamo anche a quanto accaduto in Medio Oriente, le morti che ci sono state prima della tregua sono state circa 2000 e per fuoco nemico. I morti della pandemia sono morti molto più tristi, perché si viene uccisi da chi si conosce: i contagi avvengono in famiglia, fra conoscenti. Di fronte a questi fatti, a queste evidenze, e soprattutto di fronte al rischio assolutamente reale, tra i medici c’è la convinzione che, con un evento come le Olimpiadi, che vedrà interessate circa 60-70 mila persone da 200 paesi differenti, ci troveremo di fronte al problema delle varianti del virus. E infatti già si parla di variante olimpica. Personalmente non vorrei essere nei panni degli atleti. Lo spirito olimpico è qualcosa di splendido, però la Carta Olimpica parla in modo molto chiaro: le Olimpiadi devono essere un momento di fratellanza, di pace e di benessere per l’umanità. Quelle di quest’anno le potremmo definire Olimpiadi di Alcatraz. Addirittura, il presidente dell’ordine dei medici ha invitato a una riflessione, su cosa accadrà qualora dovesse verificarsi il primo contagio, o peggio ancora il primo morto, al villaggio olimpico. Ovviamente è qualcosa che nessuno si augura, ma bisogna guardare in faccia la realtà dei fatti. Purtroppo, ci sono anche interessi economici e politici che si tende a rendere prioritari, a scapito della salute e della sicurezza delle persone. Non è giusto!

Se poi vogliamo guardare all’aspetto economico, tutte le perdite che tanto si decantano, sono abbastanza fuffa; chi veramente ne uscirà massacrato, se ci sarà un annullamento dei Giochi, saranno le compagnie assicurative, che si ritroveranno a dover far fronte a risarcimenti per un ammontare inimmaginabile. La clausola Covid probabilmente non è contemplata. E la Carta Olimpica, tra i motivi di cancellazione, parla di guerre, catastrofi naturali ed emergenze sanitarie. Quindi, non si nomina il termine pandemia, ma credo che l’emergenza sanitaria in questo momento ci sia tutta.

Qual è la situazione della pandemia in Giappone e nella prefettura di Tokyo in particolare?

La situazione come numeri sembrerebbe assolutamente idilliaca, ci sono stati 700 mila contagi dall’inizio della pandemia e circa 10 mila morti. Però, rispetto all’Asia, è la situazione peggiore. Il problema del Giappone non è tanto la situazione ufficiale, bensì la situazione che “cova sotto il virus”. Intanto, fin dall’inizio, il Giappone ha scelto la via dei test incontrollati: dove in altri paesi, come per esempio l’Italia, si eseguivano tamponi a catena e ricoveri ospedalieri che creavano altri contagi, qui, da subito, fin dalla questione della nave da crociera Diamond Princess, hanno scelto di non ricoverare. Se uno non sta rantolando, se non hai le convulsioni, non c’è verso: non ti ricoverano. Non c’è la medicina a domicilio, ti fanno stare a casa e riguardato. Questo cosa significa: ci sono molti morti non registrati come Covid, soprattutto per le persone anziane, fanno il certificato di morte per infarto, o cause naturali, quello che effettivamente è stato. Pertanto, c’è da prendere i numeri con le pinze. Ma quello che più preoccupa è che, mentre nel resto del mondo la pandemia sembra finalmente un pochino più sotto controllo, qui sta esplodendo proprio adesso. Siamo uno dei pochi paesi che ha dichiarato un nuovo stato di emergenza.

In merito ai Giochi Olimpici, la posizione del CIO qui è contestatissima: il medico che ha parlato alla conferenza stampa di giovedì mattina è rimasto basito di fronte a quanto detto da Dick Pound, e cioè “basta con i gufaggi, le Olimpiadi si faranno anche se scoppiasse l’Armageddon”. La replica del presidente dell’ordine dei medici è stata di sdegno per i modi arroganti e poco educati con cui un dirigente del CIO si rivolge agli altri, e di stupore per il fatto che non si capisca che l’Armageddon non deve scoppiare, ma è già scoppiato! Perché 3 milioni di morti in giro per il mondo non sono cosa da niente. Il rischio è che questa pandemia, che sembra che nel resto del mondo stia scemando, proprio a causa di questo assembramento olimpico, perché non possiamo definirlo diversamente, decolli nuovamente. Pertanto, l’ordine dei medici ritiene che se il CIO non prenderà il provvedimento, non ci sarà altra strada che rivolgersi al governo, alla popolazione e agli atleti. Perché in questo momento si deve utilizzare il buonsenso, che sembra invece merce rara.

A noi italiani sicuramente butterebbe male perché, con i campioni che abbiamo in Italia, sarebbe per il nuoto un Olimpiade di grandi successi. Ma la sicurezza deve venire prima di tutto.

Un altro elemento non da poco è quello della gestione dell’emergenza da un punto di vista sanitario. Le ultime notizie sono che il mondo sanitario, infermieristico, farmaceutico giapponese è assolutamente contrario ai Giochi e anche se non boicotterà lo svolgimento degli stessi, ha detto chiaramente che non collaborerà.. I sindacati sono sul piede di guerra e le dichiarazioni sono che non metteranno a disposizione personale medico e infermieristico nel villaggio olimpico perché, testuali parole, ci dispiace molto per gli atleti che possono sentirsi male, ma noi dobbiamo privilegiare e tutelare prima di tutto la nostra popolazione. E quindi questo sarà un problema enorme. Attualmente il governo sta cercando di modificare alcune normative interne, precettando dentisti e farmacisti. Si è anche parlato dell’esercito, cosa che in Giappone non ha alcun senso, perché qui è dai tempi di Hiroshima che non si che non si vede l’esercito in giro. Il CIO ha consigliato alle varie delegazioni di portarsi il proprio personale e il proprio materiale. Quindi medici, infermieri, medicinali, siringhe (che in Giappone non si vendono liberamente), mascherine, etc. Ma c’è un problema: per la legge giapponese, ed è una legge molto severa, è assolutamente vietato, a tutti gli stranieri praticare qualsiasi attività in campo medico senza la necessaria autorizzazione. Questo è già successo in occasione dei terremoti di Tohoku, di Kobe, di Fukushima, quando dei medici coreani e svizzeri sono arrivati per prestare dei soccorsi e non hanno potuto fare il loro lavoro. Qui non puoi fare un’iniezione se non hai l’autorizzazione, non puoi mettere un cerotto su una ferita aperta, non puoi utilizzare medicine.

Quanto è diffusa tra i giapponesi, e fra i cittadini di Tokyo in particolare, la contrarietà allo svolgimento dei Giochi?

Moltissimo! E sta montando sempre di più: a livello di sondaggi siamo all’80%. È paradossale che vogliano fare a tutti i costi un’Olimpiade dove l’80% delle persone non le vuole. Ma non perché abbiano qualcosa contro gli atleti, ma perché lo considerano immorale, non etico e non opportuno. I giapponesi sono persone molto semplici, e con molta semplicità si domandano come sia possibile una presa di posizione così irragionevole. E poi comunque ci sono anche delle prese di posizioni ufficiali: due giorni fa si sono ritirati due sponsor molto rilevanti; la pressione è molto forte, aumenta sempre di più. Inoltre, se posso esprimere il mio punto di vista, dato che comunque sono qui da circa quarant’anni, i giapponesi sono un popolo che ci mette un po’ prima di scaldarsi, soprattutto nei confronti delle autorità. Difficilmente, anche a livello giornalistico, attaccano subito: se hanno una notizia cercano di indagare, di capire, di approfondire. Poi attendono, sperando di non doversi esporre, e che magari sia un giornale straniero a dare la notizia. Ma non appena esce una goccia di sangue, diventano dei piranha.

Che effetto ha avuto sull’opinione pubblica l’editoriale dell’Asahi Shimbun che chiede ufficialmente al premier Suga di annullare la manifestazione?

Esattamente quello che ho appena detto: ha svegliato i piranha! È stato esplicitamente richiesto al premier di prendersi le sue responsabilità e cancellare immediatamente le Olimpiadi. E non è esattamente una responsabilità da poco. Inoltre, c’è anche la parte politica: questo è un paese dove di fatto c’è un partito unico dal dopo guerra, ad eccezione di una piccola parentesi. Il partito rappresenta un sacco di fazioni, un po’ come la vecchia DC in Italia. La fazione che attualmente è al potere sta rischiando moltissimo: se le Olimpiadi si svolgeranno comunque e dovessero esserci problemi, cosa che è molto probabile, Suga e i suoi verranno cacciati immediatamente e perderanno le prossime elezioni che sono in autunno. Inoltre, l’attuale governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, potrebbe approfittare della situazione e anziché ricandidarsi come governatore di Tokyo candiarsi come come premier. Sapendo di avere già l’80% del favore popolare e divenendo così la prima donna premier del Giappone.

Purtroppo, subentrano interessi economici e politici che poco hanno a che vedere con lo sport. Ma riescono a prevalere su tutto, anche sul benessere delle persone, degli atleti.

Come sono percepiti l’Italia e gli italiani dal pubblico giapponese?

Molto bene! Questo è un paese molto colto , amante della storia, della bellezza, dell’arte e della cultura, che non può non apprezzare l’Italia. E soprattutto, grazie al cielo, questo è un paese che tende a considerare l’italiano di oggi non come il suddito del premier che sta al governo, bensì come l’erede di Leonardo e di Michelangelo. Per loro l’italiano non è cialtrone o arrogante o che altro, è la personificazione della bellezza dell’Italia. Per quello che è il patrimonio storico, culturale e artistico ritengono che siamo un popolo da rispettare.

Ph. ©Pio D’Emilia

 

 

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