Allenatore: educatore e maestro di vita

Riceviamo e pubblichiamo con grande piacere un contributo di Diego Polani. Psicologo dello sport, psicoterapeuta, docente nazionale del Settore istruzione tecnica della FIN, condivide riflessioni particolarmente attuali in questi giorni di ripresa delle attività.

Un po’ di tempo fa mi sono imbattuto in una frase molto bella e secondo me da tenere sempre in considerazione: “È più facile insegnare che educare, perché nel primo caso basta sapere mentre nel secondo bisogna essere”.

Essere un allenatore prevede il saper utilizzare principalmente l’empatia al fine di far sentire ogni atleta importante per sé stesso e per la squadra. Il tutto per trasferire nei giovani atleti integrità e coerenza. Ogni allenatore deve acquisire la consapevolezza che sarà un modello importante di comportamento che i propri atleti si aspettano, sia dentro che fuori dal campo. In parole povere si tratta di essere un insegnante, non solo di sport, ma di vita.

L’allenatore si deve impegnare ad affrontare, quindi, un percorso professionale che lo porterà a vivere la professione come un processo di formazione continua: il titolo non è la fine ma l’inizio di un vero percorso formativo.

Non tutti gli atleti che si alleneranno con voi avranno la possibilità di raggiungere livelli mondiali, ma tutti potranno raggiungere il loro livello ottimale che gli aiuterà ad affrontare la loro vita futura.

Il primo obiettivo di un tecnico sportivo sarà legato alla lungimiranza; ossia avere la capacità di rispettare le caratteristiche evolutive legate all’età dei propri allievi nella proposta didattica.

In tal senso potremmo definire quindi la responsabilità della lungimiranza la prima forma di rispetto, un principio concreto di etica sportiva, la base di un percorso sportivo sano.

Ad allenatori e operatori sportivi la responsabilità di essere l’esempio per i propri atleti che avranno così l’occasione di avere delle guide etiche prima ancora che tecniche. In poche parole, l’aspetto professionale di un tecnico è principalmente quello educativo, ossia insegnare a fare sport evitando lo sviluppo di delusioni. Queste ultime esistono solo se si infondono a livello educativo delle illusioni che produrranno aspettative mal riposte e che quindi faranno cercare delle vie alternative al fine di raggiungere obiettivi non raggiungibili in quel momento.

www.diegopolani.eu 

Ph. ©G.Scala/Deepbluemedia

Sara Curtis: "Sorridere è una buona medicina. Mi fido di Thomas, ma soprattutto lui si fida di me."

Sara Curtis: “Sorridere è una buona medi...

Il sorriso è il suo biglietto da visita. Per Sara Curtis si tratta di una stagione che sta evolvendo in ...

NEWSLETTER

Lasciaci i tuoi contatti e rimani aggiornato sulle nostre iniziative