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04-01-20

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04-01-20

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Rimpiangete i bei tempi dei clinic di Nuotopuntoit? Quelle straordinarie full immersion con i migliori tecnici del mondo?

  • Gennadi Touretski
  • Bill Sweetenham
  • Bob Bowman
  • Bill Furniss
  • Stephan Widmer

Smettetela di sospirare e controllate l’agenda: sabato 4 gennaio a Rimini si riparte. La location è facile da raggiungere, il calendario gare è sgombro, il relatore è di livello assoluto e sarà in Italia in anteprima ed esclusiva nazionale.

A breve tutte le info. Voi nel frattempo tenetevi liberi.

 

Vi lasciamo con un estratto dalla dispensa del Workshop con Gennadi Touretski del 2005

LA PROGRAMMAZIONE PER OBBIETTIVI NELLE GARE DI VELOCITÀ

Ogni volta che qualcuno mi domanda qual è il principale fattore di successo nell’allenamento della velocità, la mia risposta è molto semplice: essere in grado di nuotare grandi prestazioni anche sotto lo stress dei carichi di allenamento. La prima volta che ho appreso questo concetto è stato nel 1988, durante il Meeting della Nazionale Sovietica prima dei giochi olimpici di Seul. Il vicepresidente del Comitato Olimpico Internazionale, Mr. Anatoly Kolesov, ci disse: “per conquistare il successo dovete essere in grado di realizzare le vostre migliori prestazioni e persino dei record mondiali durante le sessioni di allenamento”. Eravamo così confusi da non credere alle nostre orecchie. Eppure, sei anni dopo, un giorno Alexander Popov si presenta all’allenamento, si toglie la tuta, e nuota 48.80 senza il minimo riscaldamento. Sei settimane dopo realizza a Monte Carlo il nuovo primato mondiale dei 100 stile libero. [GENNADY TOURETSKI]

 

Il Concetto di Programmazione

Allenarsi per preparare una qualsiasi gara di nuoto è un processo estremamente complesso. Fino a poco tempo fa, la validità del processo di allenamento si fondava quasi esclusivamente sulle abilità del tecnico, sul suo intuito, sulla sua capacità di motivare l’atleta e di valutare gli effetti del carico delle esercitazioni proposte.

Oggi ci imbattiamo invece sempre più nell’espressione “metodi scientifici di controllo del processo di allenamento”, il che implica che la decisione intuitiva è integrata con procedure scientificamente provate e fondate sulla misurazione della condizione dell’atleta. Una volta si pensava che la procedura più affidabile per migliorare i risultati fosse semplicemente aumentare aritmeticamente il volume di allenamento assieme a tutti i suoi parametri. E questo sembrava il solo e vero modo, perché era quello che la maggior parte dei detentori di record mondiali e dei campioni avevano utilizzato per raggiungere i propri successi.

Oggi, il volume dei carichi di allenamento ha raggiunto livelli talmente elevati che non solo un suo ulteriore aumento NON E’ PIU l’unico modo per migliorare i risultati degli atleti di alto livello, ma spesso è una procedura che si rivela del tutto inutile quando si tratta di sviluppare programmi di allenamento di successo.

Se diamo una rapida occhiata ai migliori dieci risultati mondiali sui 50 stile libero nel 1988 e nel 2004 non noteremmo nessun miglioramento significativo. La domanda che mi pongo è questa: i risultati che abbiamo raggiunto rappresentano forse il limite o non siamo in grado di sviluppare ulteriori metodi di allenamento e nuovi punti di vista? Credo che la seconda ipotesi rappresenti la risposta più corretta.

Il problema nell’organizzare l’allenamento della velocità nel nuoto, nonostante l’apparente semplicità dell’azione competitiva in se stessa (il movimento), è in realtà complesso e, rispetto ad altre specialità, occupa un livello inferiore all’interno del processo evolutivo della prestazione natatoria.

Gli studi dei fisiologi dimostrano come molte funzioni corporee subiscano, attraverso una serie di diversi stadi, un cambiamento significativo durante il processo di allenamento sportivo. In virtù di questi cambiamenti corporei una persona diventa in grado di lavorare più a lungo o di sprigionare una potenza superiore. Per una serie di ragioni, le capacità motorie individuali si sviluppano invece in maniera irregolare.

Oggi giorno gli allenatori e i nuotatori conoscono perfettamente come sviluppare in maniera effettiva, veloce e affidabile la forza muscolare. Se vogliamo fare una rapida lista dei metodi di allenamento della forza possiamo citare un uso particolarmente significativo di pesi, resistenze e macchinari biocinetici associati al regime nutrizionale e ad un allenamento ad alta intensità.

I metodi di sviluppo della resistenza sono apparsi validi e hanno reso possibile un miglioramento specifico dell’endurance, principalmente a causa di una miglior classificazione dei carichi di allenamento e della loro influenza a livello della prestazione dell’atleta.

Gli esperimenti condotti sugli animali e l’esperienza pratica dell’allenamento sportivo dimostrano che la velocità si sviluppa dalle tre alle quattro volte più lentamente della forza e ventitre volte più lentamente della resistenza. Che spiegazione dare a questi fatti?

Penso che nelle gare sprint non ci sia un elemento principale quale ad esempio il fattore velocità a limitare la prestazione, quanto un insieme particolarmente complesso che riunisce forza, agilità, resistenza e flessibilità a formare una “lega” che possiamo chiamare “Tecnica di Nuoto Individuale Altamente Efficiente” ( IHEFST – Individual Highly Efficient Swimming Technique) che la maggior parte degli allenatori chiama “buona tecnica”. Proviamo a fare un paragone tra due sport, nuoto e atletica. Nel nuoto la velocità di gara è circa un quarto di quella della corsa, così che possiamo utilizzare per il nostro scopo il parziale dei 25 metri del nuoto e quello dei 100 metri della corsa. I nuotatori, in ogni sessione di allenamento, possono eseguire una serie di 10 x 25 metri alla massima intensità con due minuti di recupero. Nel caso di Alexander Popov, l’atleta nuoterebbe la singola ripetuta in meno di 10 secondi. Ora, potete immaginare quale velocista dell’atletica possa essere in grado di eseguire un 10 x 100 metri con due minuti di recupero correndo ogni 100 metri sotto i 10 secondi? La risposta è ovvia: nessuno. Questo perché un nuotatore sprigiona meno potenza ed è quindi meno stanco rispetto al velocista dell’atletica che esegue lo stesso allenamento di velocità ad elevata intensità. Questo cosa significa, o meglio cosa deve significare per noi tecnici? Significa semplicemente che siamo ancora “nell’età della pietra” della meccanica natatoria se facciamo un paragone con altre meccaniche umane quali ad esempio quella della corsa.

Il futuro nello sviluppo di una tecnica finalizzata ad aumentare la velocità di nuotata è quello di migliorare l’interazione con il mezzo acquatico al fine di permettere al nuotatore di liberare tutta l’energia possibile e di sfruttarla pienamente nell’avanzamento in acqua. Questo, nel dettaglio, è basato su:

  • La generazione di forze propulsive che dal nuotatore si trasmette all’acqua lasciando a quest’ultima il minor quantitativo possibile di energia cinetica.
  • La trasmissione di forze dall’acqua al corpo del nuotatore che viene raggiunta attraverso la minor perdita possibile di energia dovuta a deformazioni elastiche.
  • La maggior parte dell’energia spesa dai muscoli impiegati nella nuotata viene trasformata nei movimenti appropriati delle superfici corporee propulsive.

Tutti sappiamo dalla teoria che esercizi ciclici ad elevata velocità sono controllati da strutture cerebrali responsabili dei movimenti automatici e si raggiungono mediante un procedimento sistematico di calcolo formatosi in maniera distintiva. Per tale ragione l’ulteriore sviluppo di un singolo elemento di un programma che di per se è già così ben bilanciato può sviluppare incoordinazione ed interferire con la tecnica di nuotata.

L’approccio moderno di raggiungimento di un funzionamento ottimale di sistemi complessi nei quali i singoli elementi hanno diversi gradi di dipendenza tra di loro e dal risultato definitivo si basa su di una relazione sistematica e strutturale di pianificazione, controllo, risoluzione di due problemi fondamentali:

  1. L’identificazione degli elementi di un sistema, ovvero la determinazione di tutti i fattori che influiscono sul risultato
  2. La definizione di tutte le interrelazioni tra gli elementi del sistema precedentemente identificati.

Tutte queste componenti dovrebbero quindi essere presenti all’interno di sistemi di allenamenti di nuoto per i velocisti:

  • Il modello competitivo;
  • La comprensione delle differenze tra le caratteristiche di base di un determinato atleta e quelle del modello;
  • La metodologia associata ai diversi effetti del processo di allenamento (mezzi e contenuti, volume e intensità delle esercitazioni, sequenza con la quale vengono proposte le esercitazioni etc …);
  • I metodi di controllo e monitoraggio della condizione dell’atleta; il calcolo della grandezza e della strutturra dei carichi di allenamento;
  • I principali modelli di recupero e di sostegno del processo di allenamento.

L’elemento numero uno di questa sequenza è il risultato finale. L’OBBIETTIVO DEFINITIVO, il cui raggiungimento si basa sul funzionamento dell’intero sistema. Le componenti che influenzano il risultato nel suo complesso sono poi definite al livello successivo ed inferiore. La classificazione dettagliata e sistematica di queste componenti secondarie permette poi all’allenatore di pianificare il processo di allenamento e di condurlo nella maniera più efficace possibile. Quando si sviluppa un piano a lungo termine è importantissimo identificare i fattori della strategia di allenamento che impediscono al nuotatore di raggiungere grandi risultati. Questi ultimi possono essere divisi in due gruppi:

  1. Stabilità: subire il minor deterioramento possibile nella qualità delle prestazioni quando si è soggetti ai carichi di allenamento;
  2. I fattori allenabili.

Il modello basato sulle caratteristiche dell’ allenamento e della gara degli sprinters di elite fornisce una stima oggettiva di tecnica, capacità di forza-velocità e di utilizzo percentuale dei diversi metabolismi energetici. I valori stimati sono in definitiva gli obbiettivi che devono essere raggiunti attraverso l’utilizzo di una metodologia specifica.

Come allenatore, individuo tre stadi pratici nel processo di pianificazione; l’aumento delle possibilità competitive, il miglioramento della tecnica di nuotata e il miglioramento delle capacità condizionali.

Personalmente credo nella maniera più assoluta che se esiste un solo modo di allenare, questo modo sarebbe comunque soggetto alle caratteristiche individuali di ciascun atleta.

I dieci principi che tengo sempre in considerazione durante la mia pratica di allenamento.

  1. Riuscire a nuotare veloce sotto stress fisiologico
  2. Essere in grado di nuotare piano per poter nuotare velocemente
  3. Sognare (l’obbiettivo definitivo) Know-how (il progetto) Ispirazione (realizzazione emotiva)
  4. Allena il passo ideale a lungo prima della gara
  5. Visualizzazione della tecnica (rilassamento, movimento col minimo sforzo)
  6. La partenza
  7. La riduzione delle resistenza (onde e massa d’acqua inerziale)
  8. Nuota la tua gara e non quella degli altri
  9. Allena la seconda parte della tua distanza
  10. Preparazione tecnica a secco
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