Guinea pigs

Esperimenti sociali riusciti male: c’era una volta l’ISEF. Un istituto superiore che formava tecnici sportivi di prim’ordine, competenti e abili in tutte le discipline.

Il diploma ISEF spalancava le porte dell’insegnamento nella scuola pubblica, che lasciava abbondanza di tempo libero da impiegare a bordo campo, pista, vasca. Era quindi un titolo molto ambito, tanto da richiedere il numero chiuso alle iscrizioni ben prima di molte facoltà universitarie. Un circolo virtuoso che si interrompe alla fine degli anni Settanta: gli italiani smettono di figliare come conigli e il paese entra nella fase di crescita zero. Nel 1993 l’Italia registra il primo saldo naturale negativo della popolazione e le scuole iniziano a svuotarsi, i plessi a chiudere.

In breve tempo si accumula così un surplus di diplomati che non trovano sbocco nella scuola pubblica. Nel 1998 la riforma Berlinguer “spegne” l’ISEF e istituisce il corso di laurea in Scienze motorie, presentato come l’istituzione destinata a formare non più dei semplici tecnici, ma nientemeno dei manager sportivi.

C’è solo un problema: i manager sportivi in Italia, salvo pochissime eccezioni, non li vuole nessuno. Lo sport italiano è fatto al novanta per cento di piccole e piccolissime  associazioni e società sportive che hanno necessità in primis di tecnici competenti e si trovano le scrivanie invase di curriculum di scienziati dello sport ferratissimi sul business managementumiliati da graduatorie che non riescono a scalare e con pochissime competenze pratiche (d’altronde ci si può laureare online). Un’enorme massa frustrata ridotta a fare affidamento sul primo demagogo che passa. Hanno iniziato le Regioni, ci sta provando il ministro Spadafora a imporre l’obbligo di assunzione del LSM in ogni piscina, palestra, palazzetto, campo sportivo. Assistenzialismo giuslavoristico indipendente da merito e necessità: il mesto declino di una figura, l’insegnante di educazione fisica, perno di tutti i successi dello sport italiano del dopoguerra.

Intendiamoci: per essere un professionista dello sport oggi una laurea in Scienze motorie è indispensabile. Ma non basta. Un paese civile promuoverebbe lo sport nella scuola di ogni ordine e grado, formerebbe esperti di educazione motoria con competenze adeguate ed eccellenti  prospettive occupazionali. Ma, ehi, non siamo mica un paese civile.

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