2021 (non) ti temo

Il 2020 è stato un anno disastroso, ma il suo successore ha le carte in regola per essere altrettanto nefasto.

Al di là della frivola e irrazionale euforia per il cambio di data, la luce in fondo al tunnel è ancora molto fioca e potrebbe essere quella di un treno: al netto di ritardi e antivax, i vaccini nel breve termine serviranno per mettere in sicurezza gli operatori sanitari e le fasce più deboli della popolazione e non è ancora dato sapere se oltre a impedire la manifestazione della malattia evitano il trasmettersi dell’infezione. Ciò significa che le restrizioni alla libertà di spostamento sono destinate a perdurare e forse a inasprirsi, considerato che siamo ormai ampiamente dentro la terza ondata.

Ci aspetta quindi un 2021 travagliato, con le piscine che riapriranno ad essere ottimisti a febbraio/marzo, tra restrizioni e controlli a tappeto, aperture a singhiozzo, in un continuo tira e molla fra stato ed enti locali, con il governo centrale impegnato a contenere la pandemia e i governatori regionali assetati di consenso e riaperture scriteriate.

Il tutto avendo come interlocutore un ministro beatamente inconsapevole delle reali difficoltà nelle quali si dibattono le società sportive e sinceramente convinto, e questa è forse la considerazione più sconfortante, di avere fatto il massimo e che, forte di questa convinzione, a settembre scodellerà il polpettone avvelenato della riforma dello sport. Sul tema si sono già esercitati i più autorevoli esperti, possiamo sintetizzare così: raddoppio dei costi in tempi di ricavi dimezzati. Il tutto con la giusta e nobile motivazione di stabilizzare la platea dei lavoratori sportivi, che del ministro rappresenta ormai palesemente il principale bacino elettorale, ma in assenza di qualsiasi intervento per garantire la sopravvivenza delle società sportive e la transizione nel medio termine.

Ora che ci siamo chiariti le idee sullo scenario che realisticamente ci attende –realisticamente, ribadisco, ché a voler essere pessimisti si potrebbero dipingere quadri ben più mortiferi, proviamo a trovare qualche motivo di ottimismo.

Il primo è sicuramente legato alla voglia di movimento degli italiani: paradossalmente sembra che i lockdown, oltre a far schiumare di rabbia gli sportivi abituali, possano invogliare anche i sedentari a prendersi cura della propria forma fisica (dati Sport e salute, da prendere con le molle per il campione ridotto ma in qualche misura comunque significativi). Non è inoltre difficile ipotizzare un autentico assalto, nel momento della riapertura, ai corsi per bambini: che i propri figli sappiano nuotare è ormai un obbligo sociale diffuso. Inoltre, le piscine diventeranno sempre più un presidio di salute per porre rimedio ai danni causati dall’inattività forzata e dalla pratica sportiva fai da te -pensate a quante italiane e italiani si stanno disintegrando articolazioni e legamenti improvvisandosi runner sugli asfalti malconci delle nostre città.

Il secondo è legato al quadro economico generale. Se la contrazione dell’economia reale è destinata a proseguire ancora per qualche mese, l’Unione Europea attraverso il  Recovery found rovescerà sull’Italia un’autentica pioggia di miliardi: certo saremmo tutti più tranquilli avendo a gestirli una Angela Merkel e l’indebitamento pubblico di questo biennio ce lo porteremo sulla schiena per decenni, ma stiamo comunque parlando di una iniezione di liquidità di duecento miliardi dei quali una quarantina saranno dedicati a “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”. Questa potrebbe essere l’ancora di salvezza: un incisivo efficientamento delle strutture che permetta di compensare i maggiori oneri derivanti dalla riforma di cui sopra abbattendo i costi di gestione, da attuare attraverso un ampio e agevole ricorso al credito di imposta.

Il terzo è una mera, se volete banale constatazione: sempre, nella storia, le crisi generano opportunità: la pandemia selezionerà gli attori economici adatti a sopravvivere in un contesto molto più incerto rispetto al passato. Come il meteorite di Chicxulub ha causato l’estinzione dei dinosauri spianando la strada al dominio dei mammiferi, questa pandemia farà piazza pulita di modelli gestionali obsoleti a favore di soggetti più attenti all’equilibrio economico finanziario. Potrebbe essere un bene, ricordando però che tutto il nostro movimento agonistico è sostenuto dai ricavi delle attività di base: un meraviglioso, anomalo lusso che in questo scenario post Covid rischiamo di non poterci più permettere.

Ph. ©Adil @Pexels

 

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