La novida

Lo scorso  28 dicembre abbiamo letto su Nuoto•com questo articolo: Piscine, riapertura posticipata… Con un bagnante per corsia. Il giorno prima il presidente della Federazione Italiana Nuoto Paolo Barelli spiegava nuovamente in un’intervista a quali conseguenze drammatiche si andrà incontro se non verranno presi in considerazione i problemi delle attività sportive in Italia. Attività che sono state demandate da decenni alla sola capacità organizzativa di associazioni e società sportive private che oggi stanno morendo.

Il Ministro Spadafora continua a sostenere che farà di tutto per riaprire le piscine entro fine gennaio.

Peccato che i danni siano stati molti e in parte difficilmente riparabili. Il tutto per un’incapacità, forse in parte comprensibile vista la situazione completamente nuova e di difficile gestione, nel saper prendere delle decisioni che vadano al di fuori delle solite difese alle lobby economiche (trasporti ingestibili, tutto ciò che ruota intorno alla movida, eccetera).

A livello psicologico tutto ciò ha portato, appunto, alla “novida” ossia alla perdita di vita, di lavoro, di relazioni, di viaggi, di libertà, di attività motorie e sportive.

La novida risulta oggi essere la principale causa della depressione che psichiatri e psicologi vedono serpeggiare e crescere nel nostro paese, aspetto che spinge alla rabbia, alla ribellione e a gesti estremi dovuti all’angoscia ed alla paura.

Alcune ricerche effettuate in questo anno in Inghilterra (“Young people bear the brunt of pandemic mental health issues“, uscito su Public Health, per citarne uno), in Australia ed in Nuova Zelanda hanno evidenziato che in relazione alla salute mentale i ragazzi hanno riportato livelli significativamente aumentati di stress, ansia e depressione, rispetto ai partecipanti più anziani.

La pandemia ha prodotto effetti devastanti sui giovani dal punto di vista mentale dovuti alla chiusura degli impianti sportivi, delle scuole, all’isolamento sociale ed all’incertezza per un futuro non stabile, ma incerto. Si sono notate manifestazioni comportamentali quali il sonno interrotto e disturbato, difficoltà nell’alimentazione e nei casi più gravi regressione nelle capacità acquisite e disturbi dell’attenzione, così come azioni che conducono a meccanismi di difesa che possono portare all’allontanamento dalla realtà per paura di vivere sofferenza, paura e ansia, e per assurdo anche con azioni di autolesionismo.

Secondo The Association for Child and Adolescent Mental Health le risposte create per contrastare la pandemia COVID-19 hanno avuto un effetto sproporzionato e dannoso sulla vita, sulla salute mentale e sul benessere dei giovani a livello globale. I bisogni e i diritti dei giovani, affermano, dovrebbero venire prima di tutto proprio per proteggere la loro salute, la salute mentale e il loro futuro. Non averlo fatto ha prodotto una sorta di delusione mentale ad una generazione di bambini e adolescenti che dovranno sopportare il peso maggiore della ricaduta del peso economico della crisi globale del Covid-19.

Dall’inizio del lockdown, molti ricercatori che lavorano nel campo della salute mentale, dell’autolesionismo e del suicidio hanno iniziato a studiare la situazione proprio perché erano preoccupati per gli effetti dell’isolamento sociale (Gunnell, 2020). La solitudine è infatti dannosa quanto il fumo e l’obesità in termini di effetti sulla salute a lungo termine ed è, tra l’altro, un fattore di rischio molto significativo per il comportamento suicidario (McClelland et al, 2020). Un’ulteriore ricerca dell’Università di Oxford mostra che i giovani si sentono soli in isolamento anche più soli dei loro genitori (ARC, 2020). Secondo uno studio dell’Università di Bath si è visto che la solitudine è collegata a problemi di salute mentale come depressione e ansia (Loades, et al., 2020).

Secondo Stefano Vicari, direttore dell’Unità operativa complessa di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, sono cresciuti i casi di autolesionismo tra gli adolescenti, in particolare in questo periodo.

L’autolesionismo è la volontà di procurarsi un danno e i gesti autolesivi possono essere vari: i più classici e frequenti sono i tagli che vengono effettuati sulla pelle, ma anche il mettersi deliberatamente in situazioni di pericolo con l’intento di farsi del male.

L’autolesionismo è sempre stato studiato in questi anni quale un sintomo legato ad un disagio mentale, che i giovani evidenziano sfregiando il loro corpo. Questa sofferenza crea azioni che si evidenziano con tagli o altre forme di lesioni proprio per uscire da una sensazione di angoscia mentale. Si è notato che ciò spesso è legato a momenti di depressione e solitudine. Questi disturbi possono essere provocati da contesti variabili, quali ad esempio il cyberbullismo.

Insomma la chiusura delle attività sociali tra i giovani sta portando Internet a fare la parte del magister non solo per i comportamenti generali, ma anche nella sfera sessuale. Si è notato da alcune ricerche che circa il 2,5% dei ragazzi intervistati si definisce transgender o gender-fluid, a fronte di medie internazionali che oscillano tra lo 0,4 e 1,3%. I giovanissimi si sentono sempre più soli ed abbandonati

Tutto ciò porta ad aumentare il ricorso ad ansiolitici e antidepressivi, o ad atti, appunto, di autolesionismo.

L’autolesionismo di fatto, essendo una forma di violenza su se stessi come si è già evidenziato, può diventare una sorta dipendenza al pari di una sostanza stupefacente.

Analizzati ed evidenziati questi dati, che si stanno moltiplicando in questi mesi, ritengo da psicologo dello sport e da psicoterapeuta che il mondo politico debba cercare di trovare insieme agli specialisti del mondo sportivo una soluzione per aprire il prima possibile i nostri impianti, ovviamente con tutte le garanzie del caso che di fatto erano già state messe in atto, per non solo far vivere un mondo profondamente in crisi e poco ascoltato, ma essenzialmente e forse molto più importante quale strumento di prevenzione e cura psicologica per i nostri ragazzi che sono il nostro futuro.

Ph. ©Zachary DeBotti @Pexels

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