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SS Silvia Scapol |   / Notizie  / Interviste e Personaggi

Matteo Restivo: "Il nuoto era un sogno, l'Università un obiettivo. Che sport e studio non possono coesistere è una leggenda."

L’azzurro Matteo Restivo, tesserato per il Centro Sportivo Carabinieri e Rari Nantes Florentia, ha realizzato una prestazione, per dirla in termini sportivi, che rende orgogliosi tutti. Campione nello sport e nella vita: si è laureato in medicina con 110 e lode.

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L’azzurro Matteo Restivo , tesserato per il Centro Sportivo Carabinieri e Rari Nantes Florentia , ha realizzato una prestazione, per dirla in termini sportivi, che rende orgogliosi tutti. Campione nello sport e nella vita: si è laureato in medicina con 110 e lode.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per sentire dalla sua voce la gioia di un traguardo così importante.

Che fossi un esempio per molti giovani lo avevamo notato da tempo: hai coniugato sport e studio con risultati brillanti da entrambe le parti. Questa chiusura del tuo percorso di studi è stato un sigillo nel dimostrare che scuola e sport possono benissimo convivere insieme.

Sono davvero molto felice, anche se questo risultato ha un sapore completamente diverso da quelli sportivi. Il nuoto per me è sempre stato un sogno, tutto quello che sportivamente ho fatto, sto facendo e spero di continuare a fare. La rincorsa per arrivare dove sono ora non l’ho presa da troppo lontano: mi ci sono trovato di colpo, migliorando in tempi rapidissimi quelli che erano i miei riscontri cronometrici. Stiamo parlando del 2017, non tantissimi anni fa. Tutto quello che è venuto dopo è stato tanto bello, quanto inaspettato. Ho trovato l’ambiente giusto e lì sono decollato.

ph. Matteo Restivo

L’Università è stata una cosa diversa: ho avuto una storia scolastica probabilmente affine a molti colleghi nuotatori, con insegnanti che si mettevano di traverso, consigli orientativi che mi dicevano di smettere di studiare. Ho dovuto sopportare parecchie angherie morali. Sapevo che a scuola dovevo andarci per forza, non ero particolarmente interessato a quello che mi insegnavano, quindi forse non ho contribuito molto. Ma in cuor mio pensavo di poter comunque diventare un bravo studente. Questa convinzione me la sono tenuta fino all’Università, e quando si è trattato di studiare qualcosa che mi piaceva l’ho sentito come il momento della resa dei conti. Quello di laurearmi era un obiettivo. Volevo laurearmi con il massimo dei voti: sono uscito con 6 dalle medie, e 64 dalle superiori. Per tutto il percorso universitario ho voluto mantenere una buona media per poter realizzare questo obiettivo e alla fine ce l’ho fatta. Alle scuole medie ho fatto una sorta di percorso sperimentale, nel quale per un anno siamo stati affiancati da degli psicologi e facevamo degli incontri di gruppo anche con gli insegnanti. Sulla base di quanto avevano visto gli psicologi e considerando quanto dicevano gli insegnanti, il suggerimento che mi è stato dato era di fare un istituto professionale di tre anni per poi poter approdare rapidamente nel mondo lavorativo. Conservo ancora la comunicazione scritta in cui mi dicono tutto questo. Per la prima volta mi sono sentito messo in discussione sul fatto di essere intelligente e capace. Ero convinto di essere un ragazzino nella media, ma dopo quell’episodio ho avuto qualche dubbio. Avrei voluto frequentare il liceo classico, ma proprio in virtù di quanto mi era stato detto non mi sono sentito adeguato e ho voluto iscrivermi al liceo scientifico. È stato un bene perché lì ho scoperto l’amore per le materie scientifiche e la medicina. Alla fine, la vita ci porta dove dobbiamo andare. Però è triste pensare che un ragazzino ha rinunciato a qualcosa che gli piaceva solamente perché si è trovato davanti delle persone che probabilmente erano stanche di quello che stavano facendo e non avevano voglia di capire chi avessero davanti. Ci tengo a precisare che non ho avversioni nei confronti degli insegnanti, credo che il problema stia nel sistema.

Parlaci della tua tesi.

Mi sono laureato facendo una tesi sulle malattie croniche e infiammatorie intestinali. Si tratta di un argomento di chirurgia generale molto interessante: verte su come preparare le persone che devono affrontare degli interventi attraverso la dieta e l’esercizio fisico. Non era strettamente chirurgico, anche perché è un ambito che non mi interessa più di tanto. Mi sono affidato a un professore molto bravo che mi ha aiutato e guidato.

E ora? Un traguardo così è anche un nuovo punto di partenza.

Attualmente, nella mia routine non cambierà granché: avevo comunque dato l’ultimo esame a settembre e poi mi sono concentrato sulla tesi. Ho già pensato di iscrivermi a un master. Facendo parte del gruppo sportivo dei Carabinieri non credo di poter esercitare come medico, ma mi piacerebbe molto lavorare in ambito formativo. Quest’estate poi ci sarà il test di ammissione per la specializzazione, che io vorrei sostenere anche se senza particolari ambizioni. Avevo deciso di concentrarmi sull’Università fino a dicembre e poi vorrei pensare agli Europei di Roma 2022. Hanno un significato particolare: una manifestazione così importante in casa non ti capita tutti i giorni. Faccio parte di quella generazione che guardava sognante i Mondiali di Roma 2009; l’idea di poter rappresentare l’Italia in casa è qualcosa di speciale.

Quanto ti sono stati vicini i tuoi compagni di allenamento in questo momento?

I ragazzi erano già ad Abu Dhabi e quindi mi hanno seguito in video conferenza e quando torneranno festeggeremo. C’erano anche loro nei miei ringraziamenti per la tesi, perché comunque il clima che respiriamo qui in piscina a Firenze è qualcosa di speciale ed è stato determinante per arrivare a questi risultati. Sia sportivi che accademici. Ne parlavo anche con i miei genitori: non è così scontato allenarsi insieme ed essere anche amici. Siamo uniti, non abbiamo invidie tra di noi e riusciamo a fare davvero un sacco di cose insieme. Siamo anche cresciuti insieme sportivamente e questo ha creato la magia, ha contribuito a richiamare anche atleti da fuori. Credo di poter dire che non siamo dei ragazzi che si sono montati la testa: Filippo Megli è praticamente l’umiltà fatta persona, Lorenzo Zazzeri ha un percorso simile al mio, fatto di tanto lavoro e poi, nel giro di poco, la svolta. Non ci siamo mai dimenticati da dove siamo venuti.

[caption id="attachment_63719" align="aligncenter" width="913"] Filippo Megli, Matteo Restivo and Lorenzo Zazzeri pose for photographers during the event Meravigliosi, organized by italian swimming federation to celebrate Olympic and Paralympic athletes of Tokyo 2020 olympic games at Foro Italico in Rome, September 22th, 2021. Photo Andrea Staccioli / Insidefoto / Deepbluemedia[/caption]

Quanto hanno influito nel tuo percorso di studi?

Loro hanno contribuito con l’amicizia sincera di cui parlavo pocanzi. Tanto dello stress che abbiamo viene annebbiato quando hai qualcos’altro da fare: se nuoto e basta e le gare vanno male, sostanzialmente va male tutto ciò che faccio. E quindi tutto ciò che sono. Facendo altre cose ci si crea un piano B. Per me è stata l’Università, per Lorenzo l’arte e per Filippo l’imprenditoria: ci siamo quindi trovati a supportarci non solo nello sport, ma anche nella vita.

E i tuoi genitori?

Mio padre mi ha fatto davvero ridere quando ha detto “Ma cosa abbiamo fatto per meritare un figlio in gamba così?”. Sono stati sempre dei genitori esemplari, sia nella scuola che nello sport. Hanno sempre creduto in me. Per loro era prioritario che studiassi: ho il record italiano nei 200 dorso ma loro non hanno idea quale sia. Sono i genitori ideali per un atleta, nessuna pressione, nessun carico di aspettative o che altro. Dovevo studiare. Anche mio fratello ha avuto un ruolo importante. Lui a scuola ha fatto un po' dannare i miei genitori e poi quando si è iscritto all’Università a giurisprudenza è decollato: mi ha dato la fiducia di cui avevo bisogno, mi ha fatto capire che potevo farcela.

ph. Matteo Restivo

Sei un esempio per molti giovani che si dividono tra sport e scuola.

Da sempre sostengo che la scuola e lo sport non sono antagonisti. Che chi pratica sport non studia e se si studia non c’è tempo per lo sport è una leggenda. Una leggenda che è alimentata da due tipi di persone: gli allenatori che non hanno studiato e i professori che non hanno mai praticato sport. Certo, è faticoso! Nessuno ha mai detto il contrario. Ma se hai voglia di fare, puoi farcela. È sciocco mettere limiti alla volontà dei ragazzi, e soprattutto inutile.

[caption id="attachment_63722" align="aligncenter" width="564"] Restivo Matteo Centro Sp.vo Carabinieri
200m Dorso Uomini - Backstroke Men
Riccione 01/12/2021 Stadio del Nuoto
Campionati Italiani Assoluti di Nuoto in Vasca Corta
Photo Andrea Staccioli / Deepbluemedia / Insidefoto[/caption]

FIN 57 Trofeo Sette Colli 2020 Internazionali d'Italia
Meravigliosi 2021
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IMG_0208
Campionati Italiani Assoluti di Nuoto in Vasca Corta

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