Logo Nuoto.Com
PT Paolo Tondina |   / Rubriche  / Amarcord

Olympic way, una scelta individuale.

Nuoto-com placeholder

[caption id="attachment_79138" align="aligncenter" width="548"] John Wayne con Keo Nakama, Coach Sakamoto e altri membri della squadra Hawaiana degli anni 40/50:  Bill Woolsey, Ford Konno, Dick Cleveland and Bill Smith. Un esempio. [/caption]

La questione è semplice. Bisogna formare un uomo perché sia capace di fare una prestazione? Oppure bisogna cercare una prestazione per formare un uomo? Non è una questione di parole. E' il fondamento di una morale sportiva.

Olympic way

L'aspirazione olimpica, il meglio che l'uomo sportivo abbia saputo produrre, dice la seconda. E' l'uomo il centro. Lo sport, anche agonistico, anzi soprattutto agonistico, è il miglior modo per tirarne fuori il meglio. La realtà dei fatti, invece, dice il contrario. L'uomo non conta. Il successo determina il potere e quindi l'importanza da dare allo sport. L'aspetto umano è secondario. Non c'è neanche bisogno di mettere sul piatto esempi estremi come la corruzione  nel movimento olimpico o il doping. Basta osservare la prassi o analizzare il pensiero di massa.

differenza

La differenza, però, fa la differenza. Se è vera la prima opzione, l'uomo è sostanzialmente un mezzo, non un fine. E' lo strumento per ottenere la prestazione. Se è vera la seconda, il mezzo è invece lo sport, la modalità esistenziale perché l'uomo si esprima. In questo caso il fine è l'uomo. Kant è a posto.

fallimento

Se la prestazione è il fine ultimo, però, il fallimento dell'individuo è assicurato. Perché ad un certo punto la prestazione individuale viene meno. Non è così per l'istituzione, che può cercarla in un altro soggetto, ma lo è per l'atleta e il tecnico, che quando non sono più in grado di ottenerla, improvvisamente non servono più.

successo

Se il fine è  invece l'uomo, il successo individuale è assicurato, perché ci sarà comunque un risultato. Ci sarà per forza qualcosa che risulta dall'esperienza, un plus valore, un prodotto finale uscito dal lavoro di trasformazione che è stato fare l'allenamento e fare la gara per tutto quel tempo.

riconoscimento

Un problema potrebbe essere quello del bisogno di un riconoscimento pubblico. Probabilmente per stare  nella posizione giusta occorre rinunciarci. Ma forse non è necessario. Forse è sufficiente metterlo in secondo piano. Il riconoscimento privato invece, anche nella sua incertezza, è indispensabile, perché è la ricompensa che consente di agire moralmente.

una scelta individuale

La soluzione è comunque una questione individuale. Non centra l'associazione, né l'organizzazione. Non centrano regole o dichiarazioni d'intenti. La scelta è sempre individuale e si realizza in ogni singolo atto di ogni singola relazione, tra tecnico e atleta, società e tecnico, istituzione e società. Drammaticamente, come in ogni affermazione del libero arbitrio.

dedicato al mio amico Gianni alla fine di un colloquio significativo.

sakamoto-john-wayne1

ENTRA NEL NOSTRO CANALE TELEGRAM PER AVERE COSTANTI AGGIORNAMENTI

UNISCITI

NON PERDERTI NESSUNA NOTIZIA SUL NUOTO ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Condividi

Amarcord

1893: titubanze tra gli Amateurs

Amarcord

Quando il crawl australiano batté il trudgen

Amarcord

1892: in Scozia il primo campionato nazionale femminile

Amarcord

Crawl australiano a due colpi di piede?

Amarcord

1891 Londra. Life Saving Society, una società per custodire la vita.

Amarcord

Crawl: cronologia dell’inizio

Amarcord

1891: Rari Nantes a Roma

Nuoto-com placeholder

Amarcord

Dick, il pupillo dei Cavill

Amarcord

1890 nuotare a "granchio"

Nuoto-com placeholder

Amarcord

I Cavill, la famiglia del crawl: Syd

Nuoto-com placeholder

Amarcord

Vienna 1889: un campionato di nuoto per l'Europa

Nuoto-com placeholder

Amarcord

I Cavill, la famiglia del crawl: Arthur, detto "Tums".

Amarcord

1888: una federazione per l'Olanda

Nuoto-com placeholder

Amarcord

I Cavill, la famiglia del crawl: Percy

Nuoto-com placeholder